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Ubuntu: scuola di saggezza

Ubuntu: la filosofia africana dell’interdipendenza e della solidarietà

Negli ultimi tempi le giovani generazioni, di fronte a situazioni di ingiustizia, ipocrisia, frode, sfruttamento e corruzione che danneggiano i rapporti soprattutto tra i leader e il loro popolo, tra il nord e il sud, si pongono mille e una domanda. In attesa della risposta degli attori di un sistema che disumanizza sia chi lo applica sia chi lo subisce, i giovani propongono una via d’uscita: Chiedono ai decisori politici del Nord come a quelli del Sud di andare a scuola di saggezza. Così, proponiamo loro la Scuola di Ubuntu.

Qual è il significato più profondo dell’Ubuntu?

All’inizio c’era l’Ubuntu. La nostra specie è apparsa circa 100.000 anni fa e l’homo sapiens esiste da 45.000 anni, secondo la preistoria. La scienza afferma che l’evoluzione della specie umana è stata possibile perché, nel corso di questi millenni, i nostri antenati hanno sviluppato non solo il linguaggio e l’arte della cooperazione, ma anche l’arte di interpretare le intenzioni e lo spirito dell’altro. Siamo quindi il frutto di questa intuizione sviluppata dai nostri antenati.

L’essere umano ha infatti coltivato un comportamento di umanità che nasce da un profondo sentimento di identificazione o trasferimento di sé all’altro. Qual è, infatti, il valore comune a tutti gli esseri umani, da cui sentiamo oscuramente che dipendono tutti gli altri, se non l’umanità? Ognuno porta in sé qualcosa di unico, con la stessa sete di vita. Da questo sentimento è nata l’arte di vivere insieme attraverso la cooperazione basata sull’interdipendenza.

Gli esseri umani sentono quindi naturalmente il desiderio di aiutare la specie umana come se fossero membri di un’unica grande famiglia. È come se fin dall’inizio la famiglia umana avesse preso sul serio la proposta di Kant quando si rivolgeva nel mondo moderno a coloro che organizzano la vita sociale e politica: “Agisci in modo da trattare sempre l’umanità, sia nella tua persona che in quella degli altri, come un fine e mai come un mezzo“. È per questo che la specie umana ha potuto evolversi nel tempo e nello spazio nonostante i mille e uno rischi di estinzione legati alla ferocia della natura e alla forza del male che abita anche l’essere umano.

È questa fibra che si trasmette di progenitore in discendente dal primo Uomo – che a sua volta l’aveva ereditata dal suo Autore – e che vibra nella coscienza di ciascuno, ricordandogli che l’altro non è solo il suo simile, ma ancor più un altro se stesso per un’identificazione che chiamiamo: UBUNTU. Questo rende gli esseri umani, esseri umani: Questa è la vera natura dell’uomo. È anche questa natura che distingue l’essere vivente umano dagli esseri viventi non umani.

Un umano è quindi la persona consapevole di appartenere a un Tutto: la famiglia umana. All’interno di questa famiglia, ogni membro è fatto per cooperare con gli altri, come sottolinea Fall: “Metà della nostra persona appartiene a noi, e l’altra metà ai nostri cari“. Ogni membro della famiglia umana è quindi chiamato a vivere in solidarietà con gli altri in una pura interdipendenza non dominante. In questa famiglia, tutti sono guidati da una certezza: “Io sono perché noi siamo“. È così che la cultura Xhosa dell’Africa meridionale definisce l’Ubuntu.

È questa stessa certezza che spinge tutti a prendersi cura dell’altro, convinti che prendersi cura dell’altro sia prendersi cura di noi stessi, perché l’altro è una parte di noi.

Altre saggezze esprimeranno la natura umana della cooperazione e dell’interdipendenza attraverso proverbi, detti, proibizioni… Eccone alcuni:

  • L’uomo da solo non può mettere la barca in mare (proverbio tanzaniano)
  • L’unione fa la forza (motto belga)
  • Una mano non può battere da sola (proverbio inglese)
  • Nessuno è un iland (proverbio inglese)
  • Tubiri tuvurana ubupfu – Due persone si completano a vicenda (proverbio burundese)
  • Inyakamwe inyaga imwe – Un solitario saccheggia solo una mucca: Proverbio burundese)
  • Ukuboko kumwe kuriyaga ntikwimara uburyi – Una mano gratta ma non ferma il prurito (proverbio burundese)

In ogni uomo, tuttavia, esistono due forze antagoniste: quella che spinge l’uomo verso la solidarietà e la cooperazione e quella che lo spinge a ripiegarsi su se stesso, all’individualismo. La prima forza rende ogni uomo più umano, mentre la seconda lo rende meno umano.

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Spazio Spadoni

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