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Suor Alessandra Smerilli su “Fare spazio al coraggio”: Analisi del modello economico esistente e speranza nei giovani

Suor Alessandra Smerilli è una religiosa dell’ordine delle Figlie di Maria Ausiliatrice. Insegna Economia politica presso la Pontificia Facoltà di Scienze dell’Educazione “Auxilium” di Roma

Nel 2021 Papa Francesco l’ha nominata segretaria del Dicastero per lo Sviluppo umano integrale.

È la prima relatrice di “Fare Spazio al Coraggio”, il convegno di Spazio Spadoni che prende il via oggi e proseguirà per tutta la settimana.

Una relatrice, suor Alessandra, che va dritta al punto e affronta di petto il nodo centrale di quanto sta accadendo: il sistema attuale distorce i sistemi viventi ed è iniquo

È indispensabile ripensarlo e formulare una nuova teoria economica che rimetta al centro l’essere umano, la cura della famiglia e della comunità in cui vive.

Donna coraggio economia sono tre parole difficili da mettere insieme, ma sono importanti”, ha esordito, parlando a una platea in cui erano presenti molti “veli”, come li ha definiti salutando le sorelle nella Fede.

Suor Alessandra Smerilli, invece, ricorda a tutti l’origine stessa della parola Economia, “che deriva da οἶκος (oikos), “casa” intesa anche come “beni familiari”, e νόμος (nomos) “norma” o “legge”, e che quindi significa “gestione della casa”, “cura della casa”.

Ma non Va intesa solo come cura della casa: come ci ha insegnato l’enciclica Laudato Si’, va intesa come cura della terra che abitiamo”.

Un termine “cura” che va quindi “respirato” nel senso più ampio del suo significato, e che quindi si traduce anche nel concetto di sostenibilità.

“Quando parliamo di sostenibilità”, dice a questo proposito, “parliamo di un’economia che sappia trasformare la casa comune rendendola curata”.

“L’economia di oggi”, aggiunge, “si basa su alcuni presupposti fondamentali che non hanno nulla a che fare con la cura della casa comune.

Uno di questi è insito nell’egoismo dell’economia, “in espressioni come business is business”.

Gli attuali modelli economici sono anche iniqui “per genere”: “la cura”, ci ricorda, “è femminile nella definizione e maschile nella pratica: i modelli di organizzazione economica sono essenzialmente maschili; solo recentemente le donne sono entrate nell’economia pratica”.

Ma è ancora una generalizzazione, sottolinea: le donne esistono, nello sviluppo dell’economia.

E, fra tutti, cita la filosofa politica canadese Jennifer Nedelsky

La docente della Osgoode Hall Law School di Toronto non è nuova a certe analisi profetiche.

La sua idea è che le crisi debbano essere interpretate come una spinta a ripensare i modelli economici.

E, ad esempio, che la riduzione dei posti di lavoro causata dall’automazione e dai robot dovrebbe essere usata come incentivo per le attività di cura.

“Secondo Jennifer Nedelsky”, sottolinea suor Alessandra, “nessuno dovrebbe dedicare più di 30 ore alla settimana.

Nessuno dovrebbe dedicare meno di 12 ore al giorno alle attività di cura all’interno della propria famiglia, se è necessario in quella fase, o nella comunità, nel senso più ampio del termine”.

L’importanza sociale di un’assistenza organizzata per le famiglie è facilmente intuibile: il ritorno a un senso di condivisione, di responsabilità di ciascuno nei confronti di ciò che lo circonda, genererebbe una rete di maggiore benessere.

Invece, cosa sperimentiamo oggi? Una quotidianità in cui è possibile sentirsi dire “ho talmente tanto lavoro che non ho nemmeno il tempo di stirare le camicie”.

“Il che è disumano”, sottolinea la suora e docente universitaria, “se uno dice questo, c’è qualcosa che non va”.

E aggiunge: “Sviluppo umano integrale come sviluppo collettivo. L’economia senza etica e cura è incompleta: il mercato richiede nuovi modelli economici.

Sappiamo che tutto questo è molto lontano dall’essere realizzato: anche in Italia le donne dedicano molte energie al tempo di cura non pagato rispetto al lavoro economicamente retribuito”.

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Suor Alessandra Smerilli guarda ai giovani con fiducia e speranza:

“Rispetto alla generazione dei loro genitori, i giovani ci offrono una grande speranza: sanno cosa significa una crisi (economica, sanitaria…).

Sanno parlare di diversità come ricchezza.

I giovani sanno che non possono avere la ricchezza dei loro genitori, ma sanno anche che non ne hanno bisogno.

Sanno che non ha senso massimizzare i profitti se questo non serve a migliorare la casa comune.

Ora è necessario che questa loro visione diventi un respiro creativo, una carezza creativa.

Per farlo, è necessario essere competenti, avere la capacità di leggere i numeri per cambiare l’economia.

Sarebbe bello se ce ne andassimo da qui con la domanda nel cuore “cosa posso fare per rendere tutto questo possibile?”.

L’incontro è denso e offre molti spunti di riflessione alla sala e al pubblico online, che risponde alle sollecitazioni con interventi e domande, a cui suor Alessandra risponde con dolcezza e competenza.

Un buon esordio di “Fare spazio al coraggio”, non c’è che dire.

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Source

Spazio Spadoni

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