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Giornata Mondiale di Preghiera per la Cura del Creato, l’appello di Papa Francesco per la Terra

Oggi, 1 settembre, ricorre la Giornata Mondiale di Preghiera per la Cura del Creato. Papa Francesco ha dedicato a questo tema una riflessione densa e significativa

Papa Francesco: preghiamo perché i vertici ONU Cop27 e Cop15 affrontino la doppia crisi del clima e della riduzione della biodiversità

Il Santo Padre ha affrontato il tema dell’ambiente e della cura del creato nell’Udienza generale.

“Possa il tema di quest’anno: ‘Ascoltare la voce del creato’ promuovere in tutti un impegno concreto a prendersi cura della nostra casa comune”, ha detto Papa Francesco in udienza generale, ricordando che domani ricorre la Giornata Mondiale di Preghiera per la Cura del La creazione e l’inizio del “Tempo della Creazione”, l’iniziativa ecumenica che impegnerà l’intera Chiesa sul tema dell’ecologia integrale fino al 4 ottobre.

“In balia dei nostri eccessi consumistici”, ha proseguito Francesco, “suor Madre Terra geme e ci prega di fermare i nostri abusi e la sua distruzione.

In questo periodo di creazione, preghiamo affinché i vertici delle Nazioni Unite Cop27 e Cop15 possano unire la famiglia umana nell’affrontare con decisione la doppia crisi del clima e la riduzione della biodiversità’.

Un’analisi che ha messo in evidenza lo stretto legame tra i cambiamenti climatici (siccità, inondazioni improvvise), l’avidità dei ricchi e gli effetti sulle popolazioni più povere.

Tuttavia, il Pontefice ha rivolto il suo sguardo e la sua preghiera non solo ai vertici delle Nazioni Unite, ma anche a ciascuno di noi, ea tutti noi ha chiesto un cambiamento degli stili di vita che comporti un ribaltamento collettivo e condiviso di corso.

Nel messaggio, che potete leggere integralmente, ha riproposto un passo della Laudato si’: «Vivere la vocazione di essere custodi dell’opera di Dio è parte essenziale di un’esistenza virtuosa, non è un optional e neppure un aspetto secondario dell’esperienza cristiana”.

MESSAGGIO DEL SANTO PADRE FRANCESCO PER LA GIORNATA MONDIALE DI PREGHIERA PER LA CURA DEL CREATO

1° settembre 2022

Cari fratelli e sorelle!

“Ascolta la voce della creazione” è il tema e l’invito del Tempo del Creato di quest’anno.

La fase ecumenica inizia il 1° settembre con la Giornata Mondiale di Preghiera per la Cura del Creato e si conclude il 4 ottobre con la festa di San Francesco. È un momento speciale per tutti i cristiani per pregare e lavorare insieme per prendersi cura della nostra casa comune.

Ispirato originariamente dal Patriarcato Ecumenico di Costantinopoli, questo Tempo è l’occasione per coltivare la nostra “conversione ecologica”, una conversione incoraggiata da San Giovanni Paolo II come risposta alla “catastrofe ecologica” predetta da San Paolo VI nel 1970.

Se impariamo ad ascoltare, possiamo sentire nella voce della creazione una specie di dissonanza.

Da un lato, possiamo ascoltare un dolce canto in lode del nostro amato Creatore; dall’altro un angosciato appello, lamentando il maltrattamento di questa nostra casa comune.

Prendersi cura dell’ambiente, papa Francesco cita ‘Laudato si’

Il dolce canto della creazione invita a praticare una “spiritualità ecologica” (Laudato si’, 216), attenta alla presenza di Dio nel mondo naturale. È un invito a fondare la nostra spiritualità sulla «coscienza amorosa di non essere scollegati dal resto delle creature, ma uniti in una splendida comunione universale» (ibid., 220).

Per i seguaci di Cristo, in particolare, questa esperienza luminosa rafforza la nostra consapevolezza che «ogni cosa è nata per mezzo di lui e senza di lui nulla è sorto» (Gv 1).

In questo Tempo del Creato, preghiamo ancora una volta nella grande cattedrale della creazione e ci godiamo nel “grandioso coro cosmico” [2] composto da innumerevoli creature, tutte cantando le lodi di Dio. Uniamoci a san Francesco d’Assisi nel cantare: «Lode a te, mio ​​Signore, per tutte le tue creature» (cfr Cantico di Frate Sole).

Uniamoci al salmista nel cantare: «Tutto ciò che respira lodi il Signore!». (Sal 150:6).

Tragicamente, quel dolce canto è accompagnato da un grido di angoscia.

O meglio ancora: un coro di grida di angoscia. In primo luogo, è nostra sorella, madre terra, che grida. Preda dei nostri eccessi consumistici, piange e ci implora di porre fine ai nostri abusi e alla sua distruzione.

Poi ci sono anche tutte quelle diverse creature che gridano.

Alla mercé di un “antropocentrismo tirannico” (Laudato si’, 68), del tutto in contrasto con la centralità di Cristo nell’opera della creazione, innumerevoli specie si stanno estinguendo ei loro inni di lode si sono zittiti.

Ci sono anche i più poveri tra noi che gridano.

Esposti alla crisi climatica, i poveri avvertono ancora più gravemente l’impatto della siccità, delle inondazioni, degli uragani e delle ondate di caldo sempre più intense e frequenti

Allo stesso modo, i nostri fratelli e sorelle dei popoli indigeni gridano.

A causa di interessi economici predatori, le loro terre ancestrali vengono invase e devastate da ogni parte, “provocando un grido che sale al cielo” (Querida Amazonia, 9).

Infine, c’è l’appello dei nostri figli.

Sentendosi minacciati da azioni miopi ed egoistiche, i giovani di oggi gridano, chiedendo con ansia a noi adulti di fare tutto il possibile per prevenire, o almeno limitare, il collasso degli ecosistemi del nostro pianeta.

Ascoltando queste grida angosciate, dobbiamo pentirci e modificare i nostri stili di vita e sistemi distruttivi.

Fin dalle sue prime pagine, il Vangelo ci chiama a «pentirci, perché il regno dei cieli si è avvicinato» (Mt 3); ci chiama a un nuovo rapporto con Dio, e comporta anche un rapporto diverso con gli altri e con il creato.

L’attuale stato di degrado della nostra casa comune merita la stessa attenzione di altre sfide globali come gravi crisi sanitarie e guerre.

“Vivere la nostra vocazione ad essere protettori dell’opera di Dio è essenziale per una vita virtuosa; non è un aspetto facoltativo o secondario della nostra esperienza cristiana» (Laudato si’, 217).

Come persone di fede, ci sentiamo ancora più responsabili di agire ogni giorno secondo la chiamata alla conversione.

Né questa vocazione è semplicemente individuale: «la conversione ecologica necessaria per realizzare un cambiamento duraturo è anche una conversione comunitaria» (ibid., 219).

A questo proposito, impegno e azione, in uno spirito di massima collaborazione, sono altresì richiesti alla comunità delle nazioni, soprattutto negli incontri delle Nazioni Unite dedicati alla questione ambientale.

La conferenza COP27 sui cambiamenti climatici, che si terrà in Egitto nel novembre 2022, rappresenta la prossima opportunità per tutti di unirsi nella promozione dell’effettiva attuazione dell’Accordo di Parigi

Anche per questo ho recentemente autorizzato la Santa Sede, in nome e per conto dello Stato della Città del Vaticano, ad aderire alla Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici e all’Accordo di Parigi, nella speranza che l’umanità del XXI secolo «sarà ricordato per aver generosamente assunto le sue gravi responsabilità» (ibid., 21).

Lo sforzo per raggiungere l’obiettivo di Parigi di limitare l’aumento della temperatura a 1.5°C è piuttosto impegnativo; chiede una cooperazione responsabile tra tutte le nazioni nella presentazione di piani climatici o contributi più ambiziosi determinati a livello nazionale al fine di ridurre a zero, il più rapidamente possibile, le emissioni nette di gas serra.

Ciò significa “convertire” i modelli di consumo e di produzione, nonché gli stili di vita, in modo più rispettoso del creato e dello sviluppo umano integrale di tutti i popoli, presenti e futuri, 2 uno sviluppo fondato sulla responsabilità, prudenza/precauzione, solidarietà, sollecitudine per i poveri e per le generazioni future.

Alla base di tutto questo, c’è bisogno di un’alleanza tra l’uomo e l’ambiente, che, per noi credenti, è uno specchio che riflette «l’amore creatore di Dio, dal quale veniamo e verso il quale camminiamo». [3]

La transizione determinata da questa conversione non può trascurare le richieste di giustizia, soprattutto per quei lavoratori che sono più colpiti dall’impatto del cambiamento climatico. Da parte sua, il vertice COP15 sulla biodiversità, che si terrà in Canada a dicembre, offrirà alla buona volontà dei governi una significativa opportunità per adottare un nuovo accordo multilaterale per fermare la distruzione degli ecosistemi e l’estinzione delle specie.

Secondo l’antica saggezza del Giubileo, occorre “ricordare, ritornare, riposare e restaurare”. [4]

Per fermare l’ulteriore collasso della biodiversità, la nostra “rete della vita” donata da Dio, preghiamo ed esortiamo le nazioni a raggiungere un accordo su quattro principi chiave:

1. costruire una chiara base etica per i cambiamenti necessari per salvare la biodiversità;

2. combattere la perdita di biodiversità, sostenere la conservazione e la cooperazione e soddisfare i bisogni delle persone in modo sostenibile;

3. promuovere la solidarietà globale alla luce del fatto che la biodiversità è un bene comune globale che richiede un impegno condiviso; e

4. dare priorità alle persone in situazioni di vulnerabilità, comprese quelle più colpite dalla perdita di biodiversità, come le popolazioni indigene, gli anziani ei giovani.

Ripeto: “In nome di Dio, chiedo alle grandi industrie estrattive – mineraria, petrolifera, forestale, immobiliare, agroalimentare – di smetterla di distruggere foreste, zone umide e montagne, di smetterla di inquinare fiumi e mari, di smetterla di avvelenare gli alimenti e le persone”. [5]

Come non riconoscere l’esistenza di un “debito ecologico” (Laudato si’, 51) contratto dai paesi economicamente più ricchi, che hanno inquinato di più negli ultimi due secoli; questo richiede che facciano passi più ambiziosi alla COP27 e alla COP15.

Oltre a un’azione decisa all’interno dei loro confini, ciò significa mantenere le promesse di sostegno finanziario e tecnico per le nazioni economicamente più povere, che stanno già vivendo la maggior parte del peso della crisi climatica.

Sarebbe anche opportuno prendere in considerazione urgentemente un ulteriore sostegno finanziario per la conservazione della biodiversità.

Anche i paesi economicamente meno ricchi hanno responsabilità significative, seppur “diversificate” (cfr ibid., 52) al riguardo; il ritardo da parte di altri non può mai giustificare la nostra stessa incapacità di agire. È necessario che tutti noi agiamo con decisione. Perché stiamo raggiungendo «un punto di rottura» (cfr ibid., 61).

In questo Tempo del Creato, preghiamo perché la COP27 e la COP15 possano servire ad unire la famiglia umana (cfr ibid., 13) nell’affrontare efficacemente la doppia crisi del cambiamento climatico e della riduzione della biodiversità.

Memori dell’esortazione di san Paolo a gioire con chi gioisce ea piangere con chi piange (cfr Rm 12), piangiamo con la supplica angosciata della creazione. Ascoltiamo questa richiesta e rispondiamo ad essa con i fatti, così che noi e le generazioni future possiamo continuare a gioire del dolce canto di vita e di speranza della creazione. 15

, cfr Discorso alla FAO, 16 novembre 1970.

, San Giovanni Paolo II, Udienza Generale, 10 luglio 2002.

, Discorso all’Incontro “Fede e Scienza verso la COP26”4 ottobre 2021.

, Messaggio per la Giornata mondiale di preghiera per la cura del creato, 1 settembre 2020.

, Videomessaggio ai movimenti popolari, 16 ottobre 2021.

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