Estasi di Santa Gemma: 66-70
Le Estasi di Santa Gemma, una potente testimonianza di fede
Estasi 66
Si delizia della presenza dell’amore e del sorriso di Gesù, che le si dimostra padre liberale ed eccelso. Venendo in lei, Gesù si fa più grande, perché trionfa la sua divina misericordia (Cf. P. GERM. n. VI).
Venerdì 13 dicembre 1901.
A chi confiderei io le mie miserie? Lascia che io ti chiami padre… Come mi consola la tua presenza, il tuo amore, il tuo sorriso!… Con tutti i tuoi amanti fai così, vero, Gesù?
Possibile?… Possibile che un Dio si sia rinchiuso dentro di me? Possibile? oh, che catena deve formarsi dalla terra al cielo per giungere a sì alto mistero!
I miei lamenti trovano sempre un eco al tuo cuore, ma più al tuo amore… Lascia, lascia, Gesù, che io ti chiami padre. Sì, perché sei con me troppo liberale ed eccelso. Lascia che ti chiami padre, perché nessuno perdona come te le mie debolezze, le mie sconsideratezze, come fai tu… Sei un abisso di amore, Gesù, e io un abisso di iniquità.
O Dio!… O Dio, o Dio… muoio!… O Mamma mia, muoio!… Ma il tuo amore, Gesù, sia così potente… Gesù, Gesù, mi si dilata il cuore, sostiemmi! E fino a quando contrasterà così col tuo amore?
Fammi pur patire, Gesù: non mi importa. Il centro della mia vita sei tu… Lasciamelo ridire: sei grande, ma nonostante la tua grandezza, l’anima mia riesce a farti più grande. O Gesù, è vero? Sì, Gesù, tu venendo nell’anima mia ti fai più grande, perché l’anima mia è tanto miserabile… e ci trionfa tanto la tua misericordia.
Tu rimani, Gesù; ma i miei pensieri son troppo freddi per tanta opera. Che felici momenti si passano con te! Tu sei un abisso di amore, Gesù.
Vado altera, Gesù, dei tuoi favori, ma conosco la mia debolezza.
Estasi 67
Sacrifica a Gesù tutto quello che la natura le vorrebbe rapire. Brucia di amore; non brama le dolcezze, di cui si riconosce immeritevole, ma il perdono e l’alimento celeste dell’Eucaristia (Cf. P. GERM. n. IV).
Mercoledì 18 dicembre 1901.
Tu vuoi, Gesù, che rinunzi agli umani ragionamenti? Giacché lo vuoi, Gesù, io ti sacrifico fin da questo momento tutto quello che la natura mi vorrebbe rapire.
O Gesù, tu mi dai tutta la buona volontà; ma io faccio presto a ricambiarla in trista.
Io brucio, Gesù. Che consolazione sarebbe per me, fossero fiamme del tuo puro amore!… O Gesù, io voglio il tuo perdono; ma le dolcezze no, non le voglio: non me le sono meritate. A me, Gesù, mi basterebbe che tu mi nutrissi coll’alimento tuo celeste. Lasciami sprofondare nell’abisso del tuo amore, Gesù.
E tu, Gesù, che sempre mi chiedi amore, che bisogno hai di essere amato da me? Tu che sei amato sì forte dagli Angeli!… Eh, ma lo so: non è per bisogno che tu mi chiedi amore.
Estasi 68
Ama Gesù e per assomigliarsi a lui ripone nella croce la sua consolazione, la sua dolcezza, la sua gloria. All’udire il nome di Gesù, l’anima sua si rialza. Sospira il paradiso, gode che il suo cuore sia stato vinto da Gesù.
Giovedì 19 dicembre 1901, circa le 10½ antim.
Mi sembrava che Gesù mi dimandasse come al solito se lo amassi. Gli risposi…: «Sì». Ed Esso soggiunse: «E se tu mi ami, devi pure amare tutto ciò che amo Io». «O tu, Gesù, che ami più di tutto?». E Gesù…: «E me lo domandi?… Io amo la croce…». «La croce dunque sarà la mia consolazione, la mia dolcezza, la gloria mia».
Allora gli feci la narrazione degli effetti che faceva in me la croce; dissi che più volte gemerà il mio senso, si rattristerà l’amor proprio, fremeranno le mie passioni, si risentirà la natura; ma il mio spirito fino da quel momento insieme alla mia volontà, confortata dalla grazia di Gesù, sarà forte.
Di questo poi Gesù si tacque…
«Gesù, quando sento ricordare il tuo nome, l’anima mia si rialza: il tuo nome solo, il tuo nome, Gesù, rasserena la mia vita. Gesù, il mio cuore l’ho staccato dalla terra e l’ho riposto in te. Ma l’anima mia, Gesù, respira e si solleva vedendosi sopraffatta da tanti continui favori, e non potendo debitamente pagarli con opere eroiche, si solleva con pensieri ed effusioni di amore».
E Gesù più che mai alle mie parole si faceva sentire, e a me quelle parole facevano l’effetto che sarei volentieri morta, morta per andare in Cielo, ed esclamai: «O Gesù, questa povera anima, essendo legata a questo povero vilissimo corpo, e non potendo a te volare, batte le sue ali e si solleva come può per venire a te più vicina; si solleva con lo spirito, poiché questo non è legato come il corpo…».
Poi, fuor di me dalla consolazione e piena di timore, mi rivolsi agli Angeli: «Angeli miei del Paradiso, testimoni di tutte le meraviglie che Iddio opera, dite: non sono questi tratti d’infinita potenza maneggiati da un amore infinito?». E rivolgendomi a Gesù gli chiesi che cosa aveva mai fatto al mio cuore, ché io non gli posso più comandare: sempre sempre vuole andare a Gesù, e io non posso impedirglielo; già da se stesso non ha voluto più essere mio, si è dato tutto a Gesù. E Gesù con la sua voce amabile e insieme penetrante mi rispose: «L’ho vinto».
«O sì, sono felice di essere stata vinta da tanta bontà, da tanto amore! Viva Gesù!» .
Estasi 69
Loda l’amore sviscerato di Gesù verso di lei miserabile; il Cuore di Gesù e il suo sono sempre insieme; Gesù è il suo paradiso in terra, ma ella sempre teme di perderlo. Sua somma gloria è piacere a lui; che le spine di Gesù penetrino nell’anima sua (Cf. P. GERM. nn. XXV e VI).
Sabato 21 dicembre 1901.
Lode all’amore sviscerato di Gesù, che mosso a pietà della mia miseria, mi offre tutti i mezzi per arrivare al suo amore! Tu, Gesù, sei un tesoro da me non conosciuto… ma ora ti ho conosciuto tutto mio, specialmente il tuo cuore. Sì, è mio, perché più volte l’hai donato a me tutto intiero. Chi l’avrebbe mai detto che il tuo cuore e il mio dovessero stare sempre insieme? Ma il tuo, ripieno di luce, e il mio ripieno di tenebre… Sei troppo liberale, Gesù… Gli Angeli soli, Signore, son testimoni dei tratti del tuo amore nell’anima. Gesù, Paradiso mio qui in terra, quando, quando, Gesù… passerò da queste folte tenebre alla luce sì chiara del mio Gesù? Quando passerà la paura di perderti?… Sì, temo, temo, Gesù, più di me me stessa che di tutti i tormenti.
Non lo vedi, Gesù che quando tu mi mandi un po’ di croce, io piango? Ma non ti curare del pianto mio; crocifiggimi pure. La mia somma gloria è piacere a te. Son contenta che le tue spine penetrino nell’anima mia.
O che, Gesù, non ti vedo? Non vedo in te un compagno, che mi incoraggia e mi da forza?…
Estasi 70
Ebbra di divino amore, si rivolge al P. Germano esortandolo a credere alla parola di Gesù e a contentarlo.
Mercoledì 25 dicembre 1901,
dal tocco e mezzo alle 2 e un quarto.
Gesù il momento è prezioso; Gesù, fai presto, fai presto. Babbo mio… che cerco, che bramo, che voglio di più? Gesù, il momento è prezioso, fai tu, fai tu…
Babbo babbo, senti Gesù? Di me puoi temere, ma di Gesù no… Non senti, babbo mio? Contentalo Gesù, babbo mio. Vedi, babbo mio, oggi ascolti soltanto la voce di Gesù… Non è mica Gemma che ti dice le cose, è Gesù… A Gesù puoi credere… . Tu non reggi più, babbo mio… e io reggo ancora.