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Un bel paese dove si sopravvive

Malgrado guerre, saccheggi, malattie e incidenti mi trovo ancora in Congo

Il 3 giugno 1991 per la seconda volta arrivavo a Kinshasa, capitale di questo immenso paese.

Sono contento di essere qui, oramai mi sento un congolese. Ho vissuto la mia vita missionaria nella periferia della capitale del Congo (più di 17 milioni di abitanti), poi vicino alla frontiera con il Sudan, poi a Isiro dove mi trovo ancora attualmente.

Il Congo (80 volte il Belgio paese coloniale e quasi 7 volte l’Italia) è un paese meraviglioso come un paradiso terrestre dove trovi di tutto. La gente è accogliente e buona.

Dal 1991 ho visto un degradamento continuo del paese

È vero, i diversi governi hanno costruito qualche scuola, strade, ospedali grazie soprattutto alla presenza massiva e interessata di imprese cinesi e agli aiuti internazionali ma il livello della vita è sempre segno di una miseria continua.

Più della metà dei 100 milioni di abitanti vive in uno stato di assoluta povertà con un PIL pro capite di circa 450 dollari (uno trai i più bassi del mondo) e con un reddito medio di 1 dollari al giorno o poco più.

Qui si muore di fame, le malattie come malaria, AIDS, tubercolosi, morbillo, anemie, colera, lebbra, febbre tifoide, febbre gialla… sono di casa.

Il sistema sanitario congolese è molto fragile, non c’è un servizio di sanità pubblica gratuita organizzata dallo Stato, ogni famiglia paga cure mediche e ospedalizzazione. Diversi politici e amministratori intascano i soldi provenienti dall’OMS o da altri organismi solidari invece di utilizzare i fondi a beneficio delle strutture sanitarie a cui erano destinati.

C’è sempre da ringraziare la Chiesa Cattolica e Protestante, presenti con diverse strutture sanitarie come ospedali, centri di salute, centri nutrizionali, ambulatori. Sparse in tutto il territorio del paese, accolgono i malati con cure mediche appropriate e a prezzi accessibili a tutti. Quando il malato è povero o abbandonato dalla famiglia si cura gratuitamente.

Viviamo in un paese immenso, colmo di ricchezze naturali e minerarie

coltan congo

Le risorse sono molte: oro, cobalto, nichel, rame, diamanti, coltan, petrolio, legname prezioso e terre fertili per l’agricoltura. A causa delle sue ricchezze il Congo è straziato da una guerra civile iniziata nel 1996 con più di 6 milioni di morti. Anche in questi mesi centinaia di bande criminali verso le frontiere con il Ruanda, Uganda, Sudan, sono pronte a tutto pur di difendere i loro interessi economici. Bande spesso manovrate da multinazionali che hanno estremo bisogno di manovalanza per tutelare il proprio business.

Nelle terre dell’Est, in particolare nelle province del Kivu e dell’Ituri, si combatte quotidianamente, senza alcun vero controllo da parte delle autorità nazionali. Bande rivali, spesso improvvisate, impongono con la violenza le loro regole alla popolazione locale, ridotta allo stremo. Ed è qui che si concentra il maggior numero di atrocità commesse: delitti, incendi di capanne, camion, autobus, rapimenti, stupri di massa… da due anni il Presidente Tshisekedi ha dichiarato le regioni dell’Ituri e del Kivu zone in stato d’assedio governate dai militari.

Nel mese di maggio mi trovavo a Beni Butembo, dove la gente scappa

In queste terre martoriate le persone abbandonano i villaggi, i raccolti, il bestiame e si rifugia nei centri più grandi dove c’è più sicurezza.

E proprio lì, a una ventina di chilometri da Goma, la capitale del Nord Kivu, è finita la vita del nostro ambasciatore italiano Luca Attanasio, del carabiniere che lo scortava, Vittorio Iacovacci, e del loro autista congolese, Mustapha Milambo, uccisi in un agguato il 22 febbraio 2021. Pochi giorni dopo in un altro agguato, su quella stessa strada, è stato ucciso il procuratore militare capo del territorio di Rutshuru, William Hassani, incaricato di indagare proprio sulla morte dei nostri connazionali e dell’autista che li guidava.

Da anni ci sono forti interferenze dei paesi confinanti (Rwanda, Uganda, Burundi), gruppi armati come M 23, Codeco, l’ADF… infiltrazioni sempre più intense di gruppi jihadisti, bande che sfruttano le fragilità economiche e sociali delle popolazioni per infiltrarsi nella regione.

Si parla di “balcanizzazione”

Il vero obiettivo di queste centinaia di bande è mettere le mani sul tesoro del Congo, sulle sue ricchezze e dividere il Congo.

Un tesoro che fa gola a tutto il mondo, in particolare il coltan che è già nelle case di tutti noi: nei nostri computer, nelle televisioni, nei nostri telefoni, nelle telecamere, nelle batterie.

Grazie ai circa 35 mila bambini ridotti in schiavitù (ma i numeri reali potrebbero essere più alti) riescono a infilarsi nei cunicoli più stretti e a portare alla luce il prezioso materiale.

Dieci-dodici ore di lavoro, in cambio di un salario giornaliero che può variare da uno a tre dollari, a seconda del committente.

Ciascun materiale prezioso ha il suo mercato di riferimento. Per il coltan e il cobalto è principalmente la Cina (con un’intermediazione del Rwanda). L’oro invece viene portato illegalmente in Uganda e in Rwanda dalle bande ribelli e da lì esportato in Sudafrica o a Dubai, dove viene raffinato e trasformato in lingotti da destinare ai mercati finali: Stati Uniti, Europa, Cina, India. Tutte le mattine piccoli aerei cargo sorvolano il territorio per trasportare queste ricchezze.

Ogni anno i nostri Vescovi offrono un messaggio ai cristiani e a tutta la società sulla situazione sociopolitica ed economica del paese e offrono linee di soluzione per una vita più degna per tutta la società, e da anni denunciano la politica dei paesi vicini che appoggiano le diverse bande armate cercando i loro interessi… ma chi li ascolta?

Anche Papa Francesco nel suo viaggio al nostro paese a febbraio, nei differenti incontri con autorità politiche, amministrative, giovani, catechisti, Vescovi, sacerdoti e persone consacrate ha lanciato ancora un messaggio di pace e di riconciliazione. Papa Francesco è venuto a consolare i cuori di chi per anni non ha smesso di piangere in mezzo a tante guerre, sofferenze, morti, saccheggi, incendi di villaggi, bambini soldati, mamme e bimbe violate e ha proclamato “siamo tutti riconciliati in Gesù Cristo”.

Francesco ha invitato i figli e figlie di questo paese a risollevarsi con coraggio e a coloro che continuano a sfruttare questo bel paese ha proclamato “giù le mani dal Congo”, perché la vera ricchezza del Congo, “i veri diamanti”, sono gli uomini e donne di questo immenso paese.

I primi missionari della Consolata arrivarono in Congo nel 1972 per sostituire i missionari uccisi dai Simba nel 1964

Subito imparando le lingue locali, entrando nelle diverse culture per capire e dialogare, si misero al lavoro visitando i villaggi, impegnandosi nell’educazione scolastica, aprendo scuole, formando insegnanti (molti erano stati uccisi dai Simba) rispondendo alla problematica sanitaria nella formazione di infermieri e medici, costruendo centri di salute, ospedali, centri nutrizionali e la costruzione di pozzi.

Un altro impegno è stata la formazione di leaders, animatori sociali e catechisti per i molti villaggi sparsi nella foresta, impegno per la giustizia e pace e l’accompagnamento di giovani che vogliono impegnarsi nella vita religiosa, sacerdotale e missionaria. Un altro lavoro con la nostra gente è stato, ed è tuttora, rinnovare ponti e strade nella foresta.

Purtroppo gli amministratori non si impegnano tanto e un modo di cambiare le cose è dare la possibilità ai giovani di frequentare le scuole, accompagnare i malati ai centri di salute o agli ospedali più vicini e favorire il piccolo commercio tra i diversi villaggi.

Diversi sono stati i progetti per un’agricoltura più organizzata con corsi, distribuzioni di strumenti di lavoro, sementi e animali domestici.

In ogni settore dello sviluppo si cerca sempre di animare, sensibilizzare la gente del villaggio o del quartiere, affinché si prenda in carico e diventi autonoma senza dipendere solo dagli aiuti esterni che diminuiscono sempre di più.

Una scelta importante continua ad essere il seguire l’educazione scolastica con costruzioni di scuole, aiuti con borse di studio dalla scuola elementare fino all’università compresa. Aiutare un bimbo, un giovane in età scolastica è aiutarlo a organizzarsi e vivere i suoi anni con più dignità pensando alle sue responsabilità del domani, soprattutto in questi diversi anni di guerra che abbiamo vissuto.

Ogni giorno bussano ancora alla porta della missione per un aiuto a pagare la scuola, le medicine, ospedale, ricostruire la casetta distrutta dalle piogge torrenziali… ma purtroppo gli aiuti provenienti dall’Italia sono molto diminuiti causa alla crisi economica, del Covid e della guerra Russia-Ucraina.

Malgrado tutto si continua ad annunciare l’amore del Signore

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Ripensando a questi 30 anni posso dire che solo l’amore donato e ricevuto da questo popolo, la fede nel Signore e nel sapere che Lui non ci abbandona mai, mi han dato la forza di continuare a restare in mezzo alla nostra gente, anche se dall’Italia spesso i messaggi erano e sono ancora “ritorna tra noi… lì avete la guerra… abbiamo bisogno di preti”.

In diversi anni non si poteva fare nulla ma solamente la PRESENZA nei diversi villaggi, la celebrazione della Santa Messa e degli altri Sacramenti han dato coraggio alla nostra gente a credere in un Congo nuovo, impegnandosi a costruire relazioni nuove di amicizia, di perdono e di riconciliazione.

Negli anni 1998-99 a Doruma, missione vicina al Sudan, i ribelli dello SPLA ci saccheggiarono tutta la missione e dopo un mese di foresta ritornai con fratel Domenico alla missione. Lui rimaneva alla missione ed io, ero più giovane, in bicicletta visitavo le 87 cappelle. Prima del saccheggio arrivavamo in Land Rover e avevamo sempre vestiti, medicine, sale, quaderni… ma adesso rubati da tutto avevo solo la Parola di Dio ed il pane e il vino per l’Eucaristia… la gente mi accoglieva come sacerdote, una esperienza indimenticabile che ha rafforzato la mia fede nel Signore che non ci ha mai abbandonato.

Una grande responsabilità per un cambio vero di questo paese sono le autorità locali, provinciali, regionali e nazionali. Si ha l’impressione che molti vogliano impegnarsi nella politica perché ci si arricchisce facilmente.

Così continuiamo giorno dopo giorno contenti di vedere la nostra gente che prende coscienza delle sue responsabilità, rifiutando la corruzione, il tribalismo, come ha ricordato Papa Francesco nel suo viaggio al nostro paese.

La Chiesa, impegnata da anni, continua ad accompagnare il nostro popolo anche se spesso è criticata da coloro che sono al potere per le sue parole di giustizia e di verità: sacerdoti, catechisti, Vescovi e laici cristiani in questi 30 anni sono stati uccisi o fatti scomparire senza sapere nulla di loro.

Impegniamoci per un mondo più giusto e fraterno

Grazie per avermi dato la possibilità di entrare nelle vostre case, nei vostri cuori.

Padre Rinaldo Do

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Fonte dell’articolo

Spazio Spadoni

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