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Siria, Jacques Mourad nuovo arcivescovo di Homs

Una bellissima notizia ci giunge: padre Jacques Mourad è il nuovo arcivescovo di Homs dei Siri

Il Papa ha dato l’assenso all’elezione di questo monaco siro-cattolico da parte del Sinodo dei Vescovi della Chiesa Patriarcale di Antiochia dei Siri.

Chi è padre Mourad? Qual è il messaggio che ci giunge con la sua nomina?

Nato ad Aleppo il 28 giugno 1968, si è formato nel Seminario di Charfet, in Libano.

Successivamente è stato decisivo l’incontro con il padre Paolo Dall’Oglio, insieme al quale ha fondato la comunità monastica al-Khalil (l’amico di Dio, tale era l’appellativo di Abramo) nel monastero di Mar Musa al-Habashi (san Mosè l’Abissino), insediandosi laddove era nata una delle più antiche esperienze monastiche, protrattasi sino a due secoli fa.

Le rovine presenti in questo luogo dello Spirito, arroccato sopra un suggestivo dirupo nel deserto ed abbandonato per un così lungo periodo, furono pazientemente restaurate ridando vita al monastero divenuto sede della comunità dagli anni novanta del secolo scorso.

Il 28 agosto 1993 padre Jacques fu ordinato sacerdote e da allora, insieme a padre Paolo e agli altri membri della nascente comunità, ha vissuto a Mar Musa, divenuto da subito un luogo di preghiera, di pace e di incontro tra cristiani e musulmani, raggiungendo anche le trecento visite settimanali da parte dei pellegrini.

Un avvenimento significativo per la Chiesa in Siria, ancor più se si pensa che vi erano anche persone provenienti da altre nazioni e continenti.

Nel 2000 padre Jacques fu nominato priore nel monastero di Mar Elian e parroco della vicina Qaryatayn, città nel deserto a circa sessanta chilometri da Mar Musa.

In Mar Elian (san Giuliano di Edessa) erano conservate le reliquie del santo, venerato da sempre sia da cristiani che da musulmani.

Padre Jacques aveva sviluppato le strutture del convento e iniziato la coltivazione di olivi, viti e piante da frutto per dare un segno di speranza ed anche una possibilità di lavoro a molte famiglie che, infatti, da allora rallentarono l’emigrazione.

La sua presenza era benvoluta da tutti e fu di grande riferimento spirituale per l’intera città; per esempio, ogni sabato centinaia di bambini venivano al catechismo percorrendo in processione il chilometro di strada che va dalla chiesa parrocchiale di Qaryatayn al monastero.

Da notare che tutto ciò avveniva nel contesto di una città ove la stragrande maggioranza della popolazione era musulmana.

Oltre che a Mar Musa e a Mar Elian, la comunità si è insediata anche in Italia a Cori, in provincia di Latina e vi è una presenza stabile di un monaco nel campo profughi di Suleymanya (Iraq).

Poi la guerra: padre Paolo Dall’Oglio è stato rapito il 29 luglio 2013 e di lui, ad oggi, non abbiamo avuto più alcuna notizia; il 20 maggio 2015 è stato rapito padre Jacques insieme ad un suo diacono ed iniziata la distruzione del monastero di Mar Elian con anche la dispersione delle reliquie di san Giuliano.

Padre Jacques Mourad fu tenuto prigioniero per cinque mesi in un bagno maleodorante con le pareti insanguinate

Fu oggetto di maltrattamenti verbali, frustato, gli fu chiesta l’abiura al cristianesimo mentre la lama di un coltello gli premeva sulla gola.

Fu costretto ad indossare la famigerata tuta arancione e condannato a morte.

Padre Jacques pregava il rosario ogni momento, non abiurò ed anzi, fissando sempre negli occhi i suoi aguzzini, mantenne con fede e coraggio uno sguardo mite e misericordioso verso di loro (“nella storia di ogni uomo c’è un prima … e bisogna tenerne conto” – ripete anche oggi e conseguentemente ha sempre perdonato tutti).

Dal suo comportamento coraggiosamente amoroso anche i jiadisti furono toccati e cambiarono atteggiamento verso di lui.

Il carceriere, che in un primo tempo lo offendeva brutalmente, iniziò ad avere cura ed attenzione per padre Jacques fino a quando, dopo cinque mesi, venne liberato dalla stretta prigionia sebbene rimanesse costretto a vivere nello stato islamico.

Nella nuova situazione poté rivedere una sessantina di suoi parrocchiani che lo credevano ormai morto e, nell’incontrarlo, gli fecero festa, una festa che commosse anche uno dei jiadisti (padre Mourad ricorda che questi aveva le lacrime agli occhi). Poi, la fuga di tutti dallo stato islamico per non subire le residue vessazioni a cui, comunque, continuavano ad essere soggetti.

Fuga di notte, favorita dai beduini musulmani del luogo, che li condussero per sentieri solo a loro familiari. Alcuni, per aver prestato questo aiuto, furono uccisi dai jihadisti.

Una storia, quella di padre Jacques, segnata dall’amore a Gesù Cristo e a tutti gli uomini senza distinzione di credo religioso o di razza, in quanto tutti figli di Dio e nostri fratelli.

Nel presente, padre Jacques e la sua comunità stanno ricostruendo il monastero di Mar Elian, piantano di nuovo tutti gli alberi che erano stati divelti dalla furia jihadista e si sono prefissi il bello quanto arduo compito di riportare il numero più alto possibile di cristiani a Qaryatayn, oggi solo ventisette da duemila che erano prima della guerra.

Tutto questo, insieme alla ricostruzione delle case ed alla creazione di posti di lavoro.

In quest’opera il padre non è solo. Altri soggetti lo sostengono con passione e fedeltà: tra questi l’associazione Spazio-Spadoni di Lucca che provvede annualmente al finanziamento di una parte delle opere di ristrutturazione ed alla creazione di opportunità lavorative nel settore agricolo ed artigiano, ridando a Mar Musa lo splendore precedente alla guerra ed alla comunità cristiana la speranza di poter crescere con il ritorno di chi era fuggito a causa della guerra.

La scelta del Sinodo dei Vescovi della Chiesa Patriarcale di Antiochia, approvata da Papa Francesco, ha sicuramente il chiaro significato di riconoscere l’opera svolta da Paolo Dall’Oglio e Jacques Mourad come testimoni dell’amore di Cristo verso ogni uomo indipendentemente dal credo religioso, e il senso profetico di indicare la strada che la Chiesa tutta deve percorrere per vivere un rapporto di dialogo e di fraterna amicizia con l’Islam.

Articolo scritto da Paolo Boncristiano

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