Santo del giorno 20 aprile: Marcellino d’Embrun

Un’altra figura di santità del 4° secolo, florido di retti esempi verso la conversione: Marcellino che dall’Africa varcò tutte le Alpi

Un africano che non mancava di nulla, di agi nei tempi remotissimi del 4° secolo.

Spesso si dice che il Cristianesimo del continente africano è relativamente giovane ma in realtà, forse, bisogna ben discernere perché  Gesù Cristo sin dalle origini si è spostato, insediato nei paesi limitrofi, arabi.

Gesù è già il Verbo incarnato che ha varcato le frontiere.

E lo era anche per l’educazione di Marcellino che sin da bambino fu istruito ai fondamenti della fede cattolica.

La sua chiamata fu invero fortissima, irrefrenabile.

La fortezza cristiana traboccava nel calice di Marcellino

Leggiamo nella liturgia odierna (At 5, 29) le parole pronunciate da San Pietro: “Bisogna obbedire a Dio anziché agli uomini”.

Ciò richiede una  fortezza d’animo indubbia e tanta ne testimoniava Marcellino, così da divenire contagioso.

Il suo profumo dilatò le narici di due suoi amici, Donnino e Vincenzo, che si unirono a lui nel proposito di consacrare la loro ordinaria esistenza al signore.

Presto i tre, ancora giovanissimi, si ritirarono a vita comune ma la loro non fu solo ascesi e contemplazione.

Vagarono per il mondo, in modo particolare nei paesi alpini, alla ricerca delle pecorelle smarrite.

L’oratorio di Marcellino attirava frotte di catecumeni e cristiani convertiti

Una tempra che sapeva fare abboccare il pesce all’amo quella di Marcellino.

E così, visto l’afflusso di fedeli nel suo oratorio, inaugurato a Embrun, in una periferia della Francia, si vide lanciato da una mano potente a supplicare un altro santo.

Quell’oratorio sarebbe presto diventata una nuova fiorente chiesa e richiedeva una speciale consacrazione che fu accordata dall’allora vescovo Eusebio di Vercelli, primo vescovo del Piemonte.

È a questo vescovo alacre e di grandi relazioni che si deve oggi il culto piemontese della Madonna Nera.

Non mancó molto che anche Marcellino divenne vescovo perché ampissimo era il territorio e non vi era ancora una sede vescovile attenta alle esigenze locali.

Così, dotato di maggiore autonomia decisionale, non indugiò a delegare con grande fiducia i suoi compagni fedeli Vincenzo e Donnino per le missioni itineranti.

Oggi, nella città francese termale molto rinomata di Digne Les Bains possiamo venerare le spoglie dei tre compagni che così continuano il conviviale cenobio alla fine dei loro giorni, nella dimora dell’altissimo.

L’anno della sua chiamata al premio eterno è il 374 d.c.

Vogliamo pensare a Marcellino anche allora come simbolo e baluardo, forte come quelle Alpi che lui amava, dell’amicizia che non tramonta.

Le altezze più impervie saranno raggiunte per salvare un amico in difficoltà.

Grazie Marcellino, amico di Gesù.

Suor Ines Carlone Figlie di Maria Missionarie 

Per approfondire

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Fonti dell’articolo

Sito ufficiale della Santa Sede

 

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