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Santo del giorno 25 dicembre: Sant’Anastasia martire di Sirmio

Anastasia, vissuta al tempo di Diocleziano, aiuta i cristiani di Roma perseguitati dall’imperatore.

Arrestata a Sirmio, in Illiria, rifiutando di rinnegare la sua fede, viene imbarcata su una nave trafitta, ma si salva.

Catturata di nuovo, rifiutandosi ancora di abbandonare la sua fede, viene bruciata viva.

La vita di Sant’Anastasia

Anastasia nacque a Roma da una famiglia patrizia, probabilmente la gens Anicia.

Suo padre era senatore, sua madre cristiana.

Secondo una tarda leggenda, Anastasia ebbe come precettore Crisogono di Aquileia.

Si sposò, ma suo marito Publio si oppose alle sue attività caritative e la segregò in casa.

Dopo la morte di Publio giunse a Sirmio (oggi Sremska Mitrovica) in Illiria, dove si dedicò all’assistenza dei cristiani perseguitati, curando in particolare i carcerati.

Scoperta la sua fede, fu processata e, avendo rifiutato di rinnegare il cristianesimo, fu bruciata viva, secondo la tradizione, il 25 dicembre 304, durante l’ultima persecuzione dei cristiani da parte dell’imperatore Diocleziano.

Il culto di Anastasia

Quando, sotto l’imperatore Teodosio I, il cristianesimo divenne religione di stato, a Sirmio le fu dedicata una chiesa.

La sua devozione si diffuse soprattutto nelle province romane orientali e le sue spoglie furono portate a Costantinopoli e deposte nella Basilica della Resurrezione (Anastasis).

In Italia il culto di Anastasia si sviluppò alla fine del V secolo, diffuso dai Goti e dai Longobardi, e nei secoli successivi in ​​tutta Europa dai Benedettini, il che spiega la tradizione secondo la quale alcune reliquie della santa furono portate in Abbazia benedettina, di fondazione longobarda, di Santa Maria in Silvis a Sesto al Reghena (PN).

Al santo furono dedicate una chiesa a Verona e una basilica a Roma, alle quali è annesso un titolo cardinalizio.

Era indicata, in greco, come Pharmacolìtria (“Guaritrice dai veleni”), e in russo, come Uzoreshìtel’nitza (“Colei che libera dai legami”), quindi, sia come protettrice dalle malattie che dagli inganni del diavolo.

Fu anche elevata al rango di ‘Grande Martire’ e inserita nel secondo elenco dei martiri nominati nel Canone Romano e nel Canone Ambrosiano durante la celebrazione dell’Eucaristia.

Anastasia: una santa nello spazio

Dopo lo Scisma d’Oriente, la figura di Anastasia perse importanza come simbolo del legame tra il mondo cattolico e quello ortodosso.

Poiché, tuttavia, è ancora tra i santi venerati da entrambe le Chiese, nel 1995 due icone che la raffigurano (una dipinta secondo la tradizione occidentale e l’altra secondo quella orientale) sono state inviate nello spazio sulla stazione MIR nell’ambito del missione “Sant’Anastasia – una speranza di pace” per contribuire alla riconciliazione dei popoli dell’ex Jugoslavia (i croati e gli sloveni sono prevalentemente cattolici, i serbi prevalentemente ortodossi).

L’iniziativa è stata patrocinata dall’UNESCO e le icone sono state benedette da Papa Giovanni Paolo II, dal Patriarca Alessio II di Mosca e dal Patriarca Pavle di Serbia.

Al loro ritorno sulla Terra, le icone sono giunte in Serbia, a Sremska Mitrovica, terra del martirio della santa, per contribuire, secondo le intenzioni delle Chiese cattolica e ortodossa, alla pacifica convivenza dei popoli balcanici.

Successivamente le icone sono state esposte in una mostra itinerante, organizzata dal pittore russo Pierre Tchakhotine, che ha coinvolto quasi duecento artisti provenienti da tutta Europa.

La prima mostra ha avuto luogo nel 2005 a Sremska Mitrovica, poi nel 2006 a Jaroslav, in Russia, poi a Zara, in Croazia, e infine a Mondovì, in Italia.

In quest’ultima occasione il progetto dell’allestimento è stato affidato ad ArtStudioLetizia, che ha realizzato nel Palazzo di Città un percorso scenografico e una videoinstallazione dedicata alla vita del santo sirmiese.

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Notizie dal Vaticano

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