Il coraggio di Francesco?: “È incontro al sultano per dirgli: non abbiamo bisogno di te”

“Il coraggio di Francesco” è il tema affrontato dai due relatori al secondo incontro nel programma di “Fare spazio al coraggio”: protagonisti a tavola LEI Monsignor Domenico Sorrentino e Valentina Rotondi

Il coraggio di Francesco, monsignor Domenico Sorrentino: l’importanza della grazia nel coraggio del Santo d’Assisi

Monsignor Sorrentino è Vescovo di Assisi dal 2005 (la diocesi, per completezza, è da qualche anno Assisi-Nocera Umbra-Gualdo Tadino), ed è quindi custode dei luoghi e dell’eredità spirituale del poverello di Assisi .

Interviene con un sorriso meraviglioso e bonario, che nasconde però il dolore di una cura che, racconta agli spettatori, lo accompagna ormai da un mese.

Ciò incide comprensibilmente sul suo intervento, che ha però un profondo significato storico e spirituale, relativo alla vita di san Francesco.

«San Francesco», racconta, «non era un pelagiano. Una definizione che uso come indica papa Francesco, indicando così tra i fedeli coloro che credono di salvarsi con le proprie forze. È la Grazia che salva”.

“Francis ha certamente avuto coraggio, ma il coraggio che in qualche modo gli è stato instillato. Il coraggio che gli ha dato Grace”

«E infatti, quando Francesco racconta l’incontro che avrebbe cambiato la sua vita, quella con i lebbrosi, lo anticipa specificando come li guardava con timore e ripugnanza, e affermando che è stato il Signore a condurlo in mezzo a loro .

E Francesco ha usato misericordia perché si è nutrito della potenza di Dio, precisa il parroco della curia assisana.

«Francesco è stato quindi un uomo coraggioso che ha aperto il mondo a nuove strade», ha aggiunto, «ma è stato un coraggio che gli è stato instillato».

Il vescovo Domenico Sorrentino ha poi incantato la sala legando i luoghi di Assisi a momenti concreti della vita di san Francesco.

Tra questi, l’opera pacificatrice compiuta nella contesa tra il vescovo Guido (il secondo, storicamente, incontrato da Francesco, non quello della spoliazione) e il Podestà della città.

Francesco, che godeva della stima di quest’ultimo, lo invitò a un incontro nel vescovato.

Il Vescovo e il Podestà, incontrandosi, hanno pronunciato parole di pace e riconciliazione e hanno concluso le loro divergenze.

Tutte le cose buone, comprese quelle di EoF, perdono il loro significato se non si basano su una prospettiva ampia.

Monsignor Sorrentino è anche il principale studioso della figura dell’economista cattolico Giuseppe Toniolo, al quale ha dedicato diversi libri, e ha quindi collegato le questioni sul tavolo dell’economia di Francesco con l’economia radicale dello scrittore trevigiano, autore di ‘ Il Salario’ tra gli altri.

Valentina Rotondi e il coraggio nell’Economia di Francesco

Altrettanto sorridente la professoressa Valentina Rotondi: ricercatrice a Lugano e all’Università di Oxford, è protagonista di un intervento che entra nel merito etico delle scelte che possiamo fare come comunità, ma anche come individui.

«L’Economia di Francesco – dice al pubblico – è un’economia che vuole avere un grande coraggio: non sempre ce l’ha ma vuole averlo.

Guarda e abbraccia tutto il creato, e in questo senso è un’economia integrale”.

«E come san Francesco – continua –Eof abbraccia il lebbroso: avere il coraggio di fare economia integrale significa avere il coraggio di farlo con l’altro, indipendentemente dal fatto che l’altro abbia o meno il mio sguardo, che abbia o meno la mia sensibilità’.

Ma è interessante anche un altro momento del discorso di Valentina Rotondi, quello sulla casualità delle disuguaglianze sociali. O al dono che Dio ci ha fatto, in una prospettiva di fede.

‘Fare un’economia integrale’, dice, ‘significa capire che le nostre capacità sono determinate dal caso (di nascere in certi luoghi e in determinati geni).

Dobbiamo capire che quindi non abbiamo alcun merito. Dal punto di vista della fede, riconoscendo la grazia.

Eof riconosce che la diversità è una ricchezza: anche in economia la diversità va riconosciuta.

Quindi non uno sguardo parallelo, ma uno sguardo comune.

Solo in questa biodiversità è comune la felicità.

E dobbiamo avere il coraggio di chiamare povertà e miseria con i loro nomi propri».

“Perché”, si chiede, “non immaginare un mondo in cui i beni privati ​​siano comuni? Questo è il punto di vista dei primi francescani.

Ti faccio un esempio pratico: c’è davvero bisogno di una lavatrice per ogni appartamento di un condominio? Non potrebbe bastarne uno per piano?

Perché tutti abbiamo un trapano, anche se lo usiamo una volta al mese quando ci fa comodo?

Nella sua visione del coraggio di porsi nella realtà esistente, Valentina Rotondi è anche molto chiara sulla necessità di un’interlocuzione con questa economia e finanza speculativa e iniqua.

“Bisogna avere il coraggio di abbracciare l’economia e la finanza”, dice.

“Come Francesco, bisogna avere il coraggio di incontrarsi e parlare con il sultano. Ma non per convincere il sultano, ma per dirgli ‘non abbiamo bisogno di te’.

Quindi finanza etica, consumo etico, volontà di scelta

“In un mondo sempre più globalizzato, non possiamo fingere che la globalizzazione non esista, ma possiamo avere il coraggio di unire il locale e il locale.

Economia coraggiosa è capire che l’economia può abbracciare l’economia che fa della rinascita il perno: pensa all’economia carceraria. Pensiamo a come le nostre scelte possono far fiorire questi progetti invece di qualcos’altro.

E individualmente possiamo anche essere protagonisti, ci ricorda.

Un esempio banale e anche molto attuale? L’utilizzo dei trasporti pubblici, ove possibile, ha un impatto incredibilmente positivo sia sull’ambiente che sull’economia.

Così il coraggio, sembra essere il messaggio da asporto, diventa ciò che ognuno di noi fa nella scelta di essere intimamente coerente e felice.

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Fonte

Spazio Spadoni

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