Assisi, papa Francesco illumina i giovani della new economy: “La terra oggi brucia, ed è oggi che dobbiamo agire”

Papa Francesco è arrivato ad Assisi, momento conclusivo e più alto della terza edizione di “Economia di Francesco”, accolto dai mille giovani economisti, ricercatori e changemakers che hanno affollato il teatro comunale

Papa Francesco: il capitalismo non si riforma

Una delle espressioni più odiose e impoverenti che ha sempre accompagnato i pontefici è quella di ‘etichettarli’ politicamente.

Il Santo Padre evita subito questo schematismo, ma la sua critica al capitalismo non è indiretta né velata: lo nomina, lo rifiuta come incompatibile con i valori evangelici.

“La terra brucia oggi, ed è oggi che dobbiamo agire”, dirà nel suo discorso.

Papa Francesco: impariamo dalla natura

L’economia esistente ha creato un’insostenibilità che non è solo ambientale, ma anche spirituale.

Come recuperare? Imparando dalla natura stessa. Osservandolo con rispetto.

“Le piante sanno collaborare con l’ambiente – osserva il Santo Padre – Ripartiamo dalla mansuetudine delle piante, dalla loro mitezza”.

Ma non basta osservare per applicare l’esistente, bisogna voltare pagina: «Se parliamo di transizione ecologica ma rimaniamo nel paradigma economico del ‘1900 – afferma il Papa – che ha spogliato la natura, noi non troverà una vera soluzione.

Il futuro del nostro pianeta e chi pagherà il conto

L’analisi dell’evoluzione storica degli ultimi cento anni è chiara e identifica anche ‘chi’ paga le conseguenze oggi e pagherà il conto in futuro.

“Siamo cresciuti a spese della terra, depredandola. E questo non è per il benessere di tutti, ma di un piccolo gruppo’, dice papa Francesco.

Il riflesso di ciò si può vedere nelle disuguaglianze che colpiscono i popoli indigeni ma anche ogni donna, a cui viene negata la libertà di rimanere incinta perché ‘appena le cresce la pancia è senza lavoro’. E accanto alle tante persone che subiscono il danno di questo sistema economico, c’è anche chi lo subirà in futuro.

“Saranno figli e nipoti a pagare il conto, e sarà troppo alto e troppo ingiusto”, dice papa Francesco, che aggiunge che c’è anche un’insostenibilità morale del nostro sistema economico.

“C’è un’insostenibilità spirituale del nostro capitalismo”, dirà.

Papa Francesco: bisogna avere stima per i poveri

“Essendo nella città di Francesco, non posso soffermarmi sulla povertà: fare economia significa ispirarsi e mettere al centro i poveri. Il nostro capitalismo non comprende il paradigma evangelico ‘Beati i poveri’, e non stima i poveri’.

Quindi è con dolcezza e ma molta franchezza che il Santo Padre indica la strada ai giovani in risposta all’appello lanciato da lui stesso tre anni fa: mettere al centro i poveri.

Ma non solo: per comprenderne le difficoltà ei problemi, e per farlo occorre identificazione, e ancor meglio ‘incarnazione’.

Questa è l’eredità spirituale che papa Francesco lascia ai 1,000 giovani che sono venuti ad Assisi.

“Vi lascio con tre indicazioni:

1) guardare il mondo con gli occhi dei più poveri: dal movimento francescano prime banche solidali

2) Siete soprattutto studiosi e ricercatori, ma non dimenticate il lavoro, i lavoratori che usano le mani

3) Incarnazione: tradurre i valori ideali in opere concrete, per incarnarli. Cambierai il mondo economico se userai le mani oltre al cuore e alla testa. La realtà è sempre superiore all’idea: attenzione a questo.

Un Papa Francesco che vede in questi ricercatori, economisti e changemakers la speranza di un cambiamento che è fattuale e non ideale, e per questo li ringrazia.

Papa Francesco conclude con una preghiera: ‘Padre, ti chiediamo perdono per non aver rispettato la terra…’, è la frase di apertura.

I giovani lo salutano, tutti in piedi esultanti, cantando il suo nome.

Un genuino entusiasmo rivolto a uno dei pochi riferimenti spirituali rimasti sul pianeta, anche per i non credenti.

“Grazie per queste parole, che sono una mappa per il futuro”, hanno detto dal palco.

Dopodiché, regali, abbracci, selfie, benedizioni. L’aria è densa d’amore, ed è molto bella.

Un po’ di pace nei nostri cuori, nei cuori di tutti noi, che per troppo tempo siamo stati inquinati dalla violenza della guerra.

Una pace che, si spera, si proietta anche nel futuro.

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Fonte:

Spazio Spadoni

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