Vangelo di Mercoledì 1 novembre: Matteo 5, 1-12
Festa di Tutti i Santi
1Vedendo le folle, Gesù salì sul monte: si pose a sedere e si avvicinarono a lui i suoi discepoli. 2Si mise a parlare e insegnava loro dicendo: 3”Beati i poveri in spirito, perché di essi è il regno dei cieli. 4Beati quelli che sono nel pianto, perché saranno consolati. 5Beati i miti, perché avranno in eredità la terra. 6Beati quelli che hanno fame e sete della giustizia, perché saranno saziati. 7Beati i misericordiosi, perché troveranno misericordia. 8Beati i puri di cuore, perché vedranno Dio. 9Beati gli operatori di pace, perché saranno chiamati figli di Dio. 10Beati i perseguitati per la giustizia, perché di essi è il regno dei cieli. 11Beati voi quando vi insulteranno, vi perseguiteranno e, mentendo, diranno ogni sorta di male contro di voi per causa mia. 12Rallegratevi ed esultate, perché grande è la vostra ricompensa nei cieli. Così infatti perseguitarono i profeti che furono prima di voi”.
Mt 5, 1-12
Cari Consorelle e Confratelli delle Misericordie, sono Carlo Miglietta, medico, biblista, laico, marito, papà e nonno (www.buonabibbiaatutti.it). Anche oggi condivido con voi un breve pensiero di meditazione sul Vangelo, con particolare riferimento al tema della misericordia.
È la seconda volta in quest’anno che meditiamo su questo brano evangelico. Vi rimandiamo all’esegesi più completa che abbiamo fatto per la IV domenica dell’Anno A, e cerchiamo invece di concentrarci oggi, festa di Tutti i Santi, su che cosa sia la santità.
LA SANTITÀ DELLA CHIESA
Santificati da Dio
I cristiani sono spesso chiamati semplicemente “i santi” (1 Cor 6,1.2); essi sono “santi per vocazione” (Rm 1,7): “santi”, cioè, “separati”: il termine preannuncia già un’assoluta alterità dalla mondanità. È bene sottolineare il significato di: “santi per vocazione” o “chiamati santi”: questa espressione non indica una chiamata individuale alla santità, ma quella chiamata ontologica di tutta la Chiesa che la rende santa. “«Santi»> sono sempre e soltanto i «santificati», e il passivo indica l’azione divina… Santificare è «affare di Dio e non degli uomini» (Blumhardt il Vecchio)” (H.-D. Wendland). É il sangue prezioso di Cristo che ci santifica (Eb 13,12), non le nostre povere opere: siamo “santi in Gesù Cristo” (Fil 1,1; 4,21); siamo stati “santificati in Cristo Gesù, chiamati ad essere santi insieme a tutti quelli che in ogni luogo invocano il nome del Signore nostro Gesù Cristo, Signore nostro e loro” (1 Cor 1,2); “in lui Dio ci ha scelti prima della creazione del mondo, per essere santi e immacolati al suo cospetto nella carità” (Ef 1,4); “siete stati lavati, siete stati santificati, siete stati giustificati nel nome del Signore Gesù Cristo e nello Spirito del nostro” (1 Cor 6,11); Dio “Cristo Gesù… per opera di Dio è diventato per noi sapienza, giustizia, santificazione e redenzione” (1 Cor 1,30).
“Cristo prega: «Santificali in questa gloria». La fatica di Dio è comunicarci la sua gloria: «Perché io sia santificato il loro, santificali nella verità (Gv 17,1-17)»” (D. M. Turoldo).
La Chiesa “casta meretrix”
Persino nel gruppo degli intimi scelti da Gesù si infiltrava il peccato: “Non ho scelto forse io voi, i Dodici? Eppure uno di voi è un diavolo!” (Gv 6,70). Tra gli Apostoli c’è Pietro il Papa che lo rinnegherà, c’è Giuda che lo venderà per trenta denari, c’è Tommaso l’incredulo, ci sono Giacomo e Giovanni che richiedono posti di potere nel Regno…
“La Chiesa è «complexio oppositorum»; ma, a prima vista, non mi è forse necessario riconoscere che l’urto degli «opposita» mi nasconde l’unità della «complexio»…? Mi si dice che è santa, e la vedo piena di peccatori. Mi si dice che essa ha come missione quella di strappare l’uomo alle preoccupazioni terrestri, di ricordargli la sua vocazione all’eternità, e la vedo incessantemente occupata delle cose della terra… Mi assicurano che è universale, aperta come è aperta l’intelligenza e la carità divina, e io constato molto spesso che i suoi membri, per una specie di fatalità, si ripiegano timidamente in gruppi chiusi… Fin dalle prime generazioni, quando essa oltrepassava appena i limiti della vecchia Gerusalemme, la Chiesa rifletteva già in se stessa i tratti – le miserie – della comune umanità” (H. De Lubac).
Scrive Ravasi: “Noi immaginiamo la Chiesa delle origini sostanzialmente in una forma utopica, quasi alonata di luce; ma i documenti del Nuovo Testamento ci dicono ben altro. Ci dicono che le Chiese delle origini erano divise tra loro, avevano tensioni interne… L’idealizzazione della cristianità non fa parte della storia. La Chiesa ha avuto nel suo interno anche il peso del peccato degli uomini, pur essendo in sé, come corpo di Cristo, santa… È stata usata tante volte per esprimere questo concetto un’espressione ma non nel suo senso originario. Chi l’ha usata per primo è sant’Ambrogio nel suo commento al Vangelo di Luca. Egli ha parlato della Chiesa come «casta meretrix», cioè come una «prostituta casta»… e questo contrasto così violento è diventato all’interno dell’interpretazione tradizionale un modo per ricordare il tema cui facevo riferimento.
Sarebbe meglio dire: «La cristianità è peccatrice, la Chiesa è santa»… Comunque, Ambrogio, con quell’espressione, intendeva un’altra cosa, perché faceva riferimento alla figura di Raab, la famosa prostituta di Gerico che accoglie gli esploratori ebrei e li salva (Gs 29. Il concetto di Ambrogio è molto più curioso: la Chiesa deve essere generosa come una prostituta, che accoglie tutti i popoli della terra, anche i nemici, come aveva fatto Raab, che aveva accolto gli ebrei, per fa sì che tutti vengano purificati e trasformati dal sangue dell’Agnello, diventando casti, santi. Tuttavia questa espressione, «casta meretrix» è stata usata per indicare… che la Chiesa è attraversata dal limite proprio delle persone che la compongono, anche se la suo interno c’è la possibilità continua della purificazione che la rende santa”.
“Ancor oggi essere tesi alla ricerca dei difetti di chi annuncia il cristianesimo, o essere pronti a scandalizzarsene, non è altro che un alibi per non aderire mai, per non dover mai cambiare se stessi” (L. Giussani).
Riformarci
La Chiesa è quindi “tutta gloriosa, senza macchia né ruga o alcunché di simile, ma santa e immacolata” (Ef 5,26-27), anche se in essa ci sono peccatori, anche se ci deve essere uno sforzo costante per essere fedeli all’Evangelo: “Vi ho scritto nella lettera precedente di non mescolarvi con gli impudichi. Non mi riferivo però agli impudichi di questo mondo o agli avari, ai ladri o agli idolàtri: altrimenti dovreste uscire dal mondo! Vi ho scritto di non mescolarvi con chi si dice fratello, ed è impudico o avaro o idolàtra o maldicente o ubriacone o ladro; con questi tali non dovete neanche mangiare insieme. Spetta forse a me giudicare quelli di fuori? Non sono quelli di dentro che voi giudicate? Quelli di fuori li giudicherà Dio. Togliete il malvagio di mezzo a voi!” (1 Cor 5,9-13).
Un giornalista interrogò Madre Teresa di Calcutta: “Secondo lei, sorella, che cosa dovrebbe cambiare nella Chiesa?”. E la santa suora rispose: “Io e lei, caro signore!”.
Buona Misericordia a tutti!
Chi volesse leggere un’esegesi più completa del testo, o qualche approfondimento, me li chieda a migliettacarlo@gmail.com.