Vangelo di Martedì 29 Giugno: Matteo 16, 13-19
FESTA DEI SANTI PIETRO E PAOLO
13Gesù, giunto nella regione di Cesarèa di Filippo, domandò ai suoi discepoli: “La gente, chi dice che sia il Figlio dell’uomo?”. 14Risposero: “Alcuni dicono Giovanni il Battista, altri Elia, altri Geremia o qualcuno dei profeti”. 15Disse loro: “Ma voi, chi dite che io sia?”. 16Rispose Simon Pietro: “Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente”. 17E Gesù gli disse: “Beato sei tu, Simone, figlio di Giona, perché né carne né sangue te lo hanno rivelato, ma il Padre mio che è nei cieli. 18E io a te dico: tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia Chiesa e le potenze degli inferi non prevarranno su di essa. 19A te darò le chiavi del regno dei cieli: tutto ciò che legherai sulla terra sarà legato nei cieli, e tutto ciò che scioglierai sulla terra sarà sciolto nei cieli”.
Mt 16, 13-19
Cari Consorelle e Confratelli delle Misericordie, sono Carlo Miglietta, medico, biblista, laico, marito, papà e nonno (www.buonabibbiaatutti.it). Anche oggi condivido con voi un breve pensiero di meditazione sul Vangelo, con particolare riferimento al tema della misericordia.
SANTI PIETRO E PAOLO
Celebrare le feste dei Santi è in realtà celebrare il nostro Dio: infatti egli, nella Bibbia, è sempre il Dio “di qualcuno”: “IHWH, il Dio dei nostri padri, il Dio di Abramo, il Dio di Isacco, il Dio di Giacobbe… Questo è il mio nome per sempre!” (Es 3,15). E oggi festeggiamo due giganti della fede nel Signore: Pietro e Paolo.
Pietro, pescatore di Betsaida (Gv 1,44), ma sposato a Cafarnao (Mc 1,21), discepolo del Battista (Gv 21,15), incontra Gesù tramite il fratello Andrea (Gv 1,40-42). Dopo una pesca miracolosa, Gesù lo chiama a diventare “pescatore di uomini” (Lc 5,1-11). L’umile pescatore sarà il capo della barca che è la Chiesa (Gv 21): perciò Gesù gli cambia nome da Simone a “Roccia” (Mt 16,17-19; Gv 21,15-17). E’ proclamato “beato” per aver confessato Gesù come “il Cristo, il Figlio del Dio vivente” (Mt 16,16): ma diventa “Roccia” attraverso un cammino di conversione.
Infatti i Vangeli ce lo presentano come un impulsivo, impetuoso, violento (Gv 18,18), incapace di comprendere lo scandalo di un Messia “che doveva soffrire molto…, ed essere ucciso”. Perciò lui, il primo Papa, è chiamato “satana”, perchè non pensa “secondo Dio, ma secondo gli uomini” (Mt 16, 21-23). E tradisce per tre volte il Maestro, nell’ora della Passione (Mt 26,69-75): ma “allora il Signore, voltatosi, lo guardò. E Pietro…, uscito fuori, pianse amaramente” (Lc 22,61-62). E’ ancora incredulo dinanzi al sepolcro vuoto (Gv 20, 5-10): solo dopo un’altra pesca miracolosa e la triplice addolorata confessione di un amore più forte di quello degli altri discepoli egli diventa il Pastore della Chiesa nascente (Gv 21), colonna della prima comunità (Gal 2,9; At 1,5; 17,7…), che testimonierà con la vita il suo amore per il Signore (Gv 21,18-19; At 5; 12), mettendosi anch’egli sulle orme dell’Agnello (1 Pt 2,21).
Un povero peccatore, ma capace di lacrime di pentimento e soprattutto di amore appassionato, che per grazia diventa il fondamento della Chiesa (Mt 16,18).
Paolo nasce a Tarso in Cilicia. Fiero di essere ebreo (Rm 11,1), discepolo del grande Rabbi Gamaliele (At 22,3), ma anche cittadino romano (At 22,25-28), fariseo zelotès (Gal 1,14), accanito persecutore degli eretici seguaci del Nazareno (At 8,1-3; 9,1-2), incontra personalmente il Signore sulla via di Damasco (At 9,3-5): si converte, ed è chiamato ad essere lo “strumento eletto per portare il mio nome dinanzi ai popoli, ai re e ai figli di Israele”, colui che “dovrà molto soffrire per il mio nome” (At 9,15-16). Umile “fabbricatore di tende” (At 18,3), è uomo di sofferenza, provato dalla debolezza e da una misteriosa malattia (Gal 4,14; 2 Cor 12,7-9), segnato dal peccato (Rm 7,18-25). Ma al di sopra di tutti i suoi limiti anch’egli sperimenta l’Amore di Cristo (Rm 8,31-37), di cui si fa appassionato cantore (Ef 3,17-19): diventa quindi il sublime teologo e il missionario delle genti, instancabile fondatore di Chiese (At 13-21). La conversione di Paolo infatti coincide con la sua vocazione all’apostolato. Non è possibile incontrare il Cristo vivo senza provare la passione struggente di urlare questa scoperta a tutti gli uomini: “Non è un vanto per me predicare il vangelo; è un dovere per me: guai a me se non predicassi il vangelo!” (1 Cor 9,16). L’attività apostolica di Paolo ha del portentoso: percorse a piedi 7.800 Km e altri 9.000 in mare. Il mondo intero allora conosciuto fu teatro della sua predicazione. Egli non fondava soltanto nuove comunità cristiane, ma le assisteva continuamente, le governava anche da lontano e le consolidava. E questo accresceva la sua già grande fatica (2 Cor 11,16-29). “Prigioniero del Signore” (Ef 4,1), sopporta per lui ogni sorta di persecuzioni e di violenze (2 Cor 11,23-28), fino a subire il martirio a Roma.
“Per noi cristiani Paolo è senza dubbio il più ammirabile esempio di quella fiamma alta e pura che Cristo Gesù sa accendere nelle anime che lo amano; per coloro poi che non condividono la sua fede, egli resta un genio, un eroe, il testimone delle cause che valgono più della vita, un uomo che fa onore all’uomo” (H. Daniel-Rops).
Pietro e Paolo: due uomini come noi, ma trasformati dall’incontro con il Signore, e conquistati dal suo Amore, di cui divengono instancabili annunciatori, con tutta la loro vita. “Sì, il mio Dio è il Dio di Abramo nostro padre nella fede, … di Pietro la Roccia della chiesa, … di Paolo libero prigioniero di Cristo… Da loro attraverso la Chiesa santa l’ho ricevuto e conosciuto, ho imparato ad amarlo ed è diventato il mio Dio” (E. Bianchi)!
Buona Misericordia a tutti!
Chi volesse leggere un’esegesi più completa del testo, o qualche approfondimento, me li chieda a migliettacarlo@gmail.com.