Vangelo di Domenica 31 dicembre: Luca 2, 22-40
Festa della Sacra Famiglia B
“22Quando furono compiuti i giorni della loro purificazione rituale, secondo la legge di Mosè, portarono il bambino a Gerusalemme per presentarlo al Signore 23come è scritto nella legge del Signore: Ogni maschio primogenito sarà sacro al Signore – 24e per offrire in sacrificio una coppia di tortore o due giovani colombi, come prescrive la legge del Signore.25Ora a Gerusalemme c’era un uomo di nome Simeone, uomo giusto e pio, che aspettava la consolazione d’Israele, e lo Spirito Santo era su di lui. 26Lo Spirito Santo gli aveva preannunciato che non avrebbe visto la morte senza prima aver veduto il Cristo del Signore. 27Mosso dallo Spirito, si recò al tempio e, mentre i genitori vi portavano il bambino Gesù per fare ciò che la Legge prescriveva a suo riguardo, 28anch’egli lo accolse tra le braccia e benedisse Dio, dicendo:29”Ora puoi lasciare, o Signore, che il tuo servo vada in pace, secondo la tua parola,30perché i miei occhi hanno visto la tua salvezza, 31preparata da te davanti a tutti i popoli: 32luce per rivelarti alle gentie gloria del tuo popolo, Israele”. 33Il padre e la madre di Gesù si stupivano delle cose che si dicevano di lui. 34Simeone li benedisse e a Maria, sua madre, disse: “Ecco, egli è qui per la caduta e la risurrezione di molti in Israele e come segno di contraddizione 35– e anche a te una spada trafiggerà l’anima -, affinché siano svelati i pensieri di molti cuori”. 36C’era anche una profetessa, Anna, figlia di Fanuele, della tribù di Aser. Era molto avanzata in età, aveva vissuto con il marito sette anni dopo il suo matrimonio, 37era poi rimasta vedova e ora aveva ottantaquattro anni. Non si allontanava mai dal tempio, servendo Dio notte e giorno con digiuni e preghiere. 38Sopraggiunta in quel momento, si mise anche lei a lodare Dio e parlava del bambino a quanti aspettavano la redenzione di Gerusalemme. 39Quando ebbero adempiuto ogni cosa secondo la legge del Signore, fecero ritorno in Galilea, alla loro città di Nàzaret. 40Il bambino cresceva e si fortificava, pieno di sapienza, e la grazia di Dio era su di lui”.
Lc 2, 22-40
Cari Consorelle e Confratelli delle Misericordie, sono Carlo Miglietta, medico, biblista, laico, marito, papà e nonno (www.buonabibbiaatutti.it). Anche oggi condivido con voi un breve pensiero di meditazione sul Vangelo, con particolare riferimento al tema della misericordia.
Abbiamo già meditato più volte sul brano della Presentazione di Gesù al Tempio (cfr www.spaziospadoni.org). Vogliamo oggi riflettere sul significato della Festa odierna, dedicata alla Santa Famiglia di Nazaret.
Da: C. MIGLIETTA, LA FAMIGLIA SECONDO LA BIBBIA. I fondamenti biblici della vita familiare, Gribaudi, Milano, 2000, con presentazione del Cardinale Severino Poletto
GESU’ IN FAMIGLIA
“Stava loro sottomesso…, e cresceva” (Lc 2,51-52)
Non può non emozionare e non essere fecondo di insegnamenti per noi il fatto che il più grande evento mai accaduto, l’Incarnazione stessa di Dio, sia avvenuto nel contesto di semplicità e di ferialità di una vita familiare. Gesù, Dio stesso fatto uomo, vive la maggior parte della sua vita in famiglia, addirittura obbedendo ai genitori: “Stava loro sottomesso…, e cresceva in sapienza, età e grazia davanti a Dio e agli uomini” (Lc 2,51-52). È un figlio che non si distingue dagli altri, che fa lo stesso umile mestiere del padre, e ciò sarà di scandalo per i concittadini quando si presenterà loro come il Messia promesso: “Non è costui il carpentiere, il figlio di Maria, il fratello di Giacomo, di Joses, di Giuda e di Simone? E le sue sorelle non stanno qui da noi?” (Mc 6,3). E noi sappiamo che tutta la sua vita fu redentiva, non solo la sua passione e morte: Gesù consacra quindi con la sua stessa vita l’istituto familiare, e ci mostra al contempo come la famiglia possa e debba diventare luogo di santificazione per ciascuno di noi.
L’assoluto primato di Dio
Della vita di Gesù in famiglia, ci colpiscono alcuni aspetti: innanzitutto l’assoluto primato di Dio su ogni altro valore e affetto. A dodici anni, Gesù “scappa di casa” per fermarsi nel tempio tra i dottori: avrebbe almeno potuto avvertite i genitori, evitando loro tanta ansia e tanta pena… Certamente in ciò Gesù non fa la parte del figlio modello! Ma probabilmente qui si vuole simbolicamente affermare che per ogni figlio, e tanto più per il Figlio di Dio, ciò che conta è Dio solo, e la sua chiamata: “Non sapevate che io devo occuparmi delle cose del Padre mio?” (Lc 2,41-50). Ogni figlio altro riferimento non deve avere che la Paternità unica di Dio (Mt 23,9).
Un tema ricorrente nella prassi di Gesù è la “durezza”, soprattutto verso la madre, per ribadire la priorità del Regno sugli affetti familiari: “Una donna alzò la voce di mezzo alla folla e disse: «Beato il ventre che ti ha portato e il seno da cui hai preso il latte!». Ma egli disse: «Beati piuttosto coloro che ascoltano la parola di Dio e la osservano!» (Lc 11,27-28); “Qualcuno gli disse: «Ecco di fuori tua madre e i tuoi fratelli che vogliono parlarti». Ed egli, rispondendo a chi lo informava, disse: «Chi è mia madre e chi sono i miei fratelli?». Poi stendendo la mano verso i suoi discepoli disse: «Ecco mia madre ed ecco i miei fratelli; perché chiunque fa la volontà del Padre mio che è nei cieli, questi è per me fratello, sorella e madre»” (Mt 12,47-49). Per questo Gesù dirà: “Se uno viene a me e non odia suo padre, sua madre, la moglie, i figli, i fratelli, le sorelle e perfino la propria vita, non può essere mio discepolo” (Lc 14,26); e al discepolo che gli disse: “Signore, permettimi di andar prima a seppellire mio padre”, Gesù rispose: “Seguimi e lascia i morti seppellire i loro morti” (Mt 8,21-22).
“Non sono venuto a portare pace, ma una spada” (Mt 10,34)
Gesù sa che il suo messaggio può portare divisione nelle famiglie: “Non crediate che io sia venuto a portare pace sulla terra; non sono venuto a portare pace, ma una spada. Sono infatti venuto
a separare il figlio dal padre, la figlia dalla madre, la nuora dalla suocera; e i nemici dell’uomo saranno quelli della sua casa” (Mt 10,34-35). È il mistero di chi non si sente accolto nella sua casa a causa dell’Evangelo, o viene addirittura vilipeso e offeso: “Il fratello darà a morte il fratello e il padre il figlio, e i figli insorgeranno contro i genitori e li faranno morire. E sarete odiati da tutti a causa del mio nome” (Mt 10,21-22). Quante volte un figlio è osteggiato dal padre e dalla madre per le sue scelte per il Regno! Quante volte dei genitori sono “fatti morire” di dispiacere dai figli che non accettano il loro esempio e la loro testimonianza di vita cristiana, e li rifiutano, incamminandosi su strade di perdizione! E allora il dramma di figli che si chiedono come mai non riescono a conquistare i famigliari con la luce dei valori che essi propongono, o dei genitori che si sentono dei falliti, dal punto di vista educativo, perché i figli fanno scelte diverse e talora sbagliate. Ci consoli in quei momenti la Parola del Signore: a noi non è chiesta né l’armonia ad ogni costo nelle nostre famiglie, né che il metro di autenticità della nostra testimonianza sia l’accoglienza o meno da parte dei nostri famigliari: a noi è chiesto soltanto di “perseverare sino alla fine” (Mt 10,22)…
Gesù rifiutato dai famigliari
Gesù stesso sperimenta emarginazione e rifiuto da parte dei suoi stessi famigliari: essi si vergognano di questo congiunto che si crede profeta inviato da Dio, che compie gesti strani, che tiene discorsi, che raduna attorno a sé le folle al punto che non poteva “neppure prendere cibo” (Mc 3,20). I suoi vogliono andarselo a riprendere, riportarselo a casa; sono convinti che sia un esaltato, un fanatico, un pazzo: “Allora i suoi, sentito questo, uscirono per andarlo a prendere; poiché dicevano: «É fuori di sé»… Giunsero sua madre e i suoi fratelli e, stando fuori, lo mandarono a chiamare” (Mc 3,21.31). In queste poche parole c’è tutto il dramma di un pesante e doloroso conflitto familiare, che tante volte si ripeterà poi per ogni discepolo: i congiunti che se ne “stanno fuori”, e che diventano in qualche modo nemici del Regno… Gesù concluderà sconsolato: “Un profeta non è disprezzato che nella sua patria, tra i suoi parenti e in casa sua” (Mc 6,4).
La conversione dei famigliari di Gesù
Ma, se può rasserenarci, il nucleo familiare che tanto si oppose a Gesù durante la sua vita, dopo la sua Resurrezione si converte a lui. Infatti vediamo Giacomo, “fratello del Signore” (Mt 13,55; Gal 1,19), diventare con Pietro e Giovanni una delle “colonne” della Chiesa nascente (Gal 2,9.12; At 12,17), grande moderatore del Concilio di Gerusalemme e autore del suo “documento finale” (At 15,13-21); e a lui Paolo fa visita (At 21,18-26), seguendone i consigli; a Giacomo il Signore Risorto riserva un’apparizione speciale, secondo la testimonianza proprio di Paolo (1 Cor 15,7); e Giacomo diventerà autore di una delle “Lettere cattoliche”, che da lui prenderà nome; secondo Giuseppe Flavio ed Esegippo coronerà la sua sequela di Gesù con il martirio subito per mano dei Giudei intorno al 62 d. C.. Così pure Giuda, “fratello di Giacomo” (Gd 1,1), autore anche lui di una delle Lettere Cattoliche, è uno dei “fratelli” del Signore (Mt 13,55), che in vita tanto lo osteggiarono…
Buona Misericordia a tutti!
Chi volesse leggere un’esegesi più completa del testo, o qualche approfondimento, me li chieda a migliettacarlo@gmail.com.