Vangelo di Domenica 26 Settembre: Marco 9, 38-43.45.47-48
XXVI Domenica B
38Giovanni gli disse: «Maestro, abbiamo visto uno che scacciava i demòni nel tuo nome e glielo abbiamo vietato, perché non era dei nostri». 39Ma Gesù disse: «Non glielo proibite, perché non c’è nessuno che faccia un miracolo nel mio nome e subito dopo possa parlare male di me. 40Chi non è contro di noi è per noi. 41Chiunque vi darà da bere un bicchiere d’acqua nel mio nome perché siete di Cristo, vi dico in verità che non perderà la sua ricompensa. 42Chi scandalizza uno di questi piccoli che credono, è meglio per lui che gli si metta una macina da asino al collo e venga gettato nel mare. 43Se la tua mano ti scandalizza, tagliala: è meglio per te entrare nella vita monco, che con due mani andare nella Geenna, nel fuoco inestinguibile. 45Se il tuo piede ti scandalizza, taglialo: è meglio per te entrare nella vita zoppo, che esser gettato con due piedi nella Geenna. 47Se il tuo occhio ti scandalizza, cavalo: è meglio per te entrare nel regno di Dio con un occhio solo, che essere gettato con due occhi nella Geenna, 48dove il loro verme non muore e il fuoco non si estingue».
Mc 9, 38-43.45.47-48
Cari Consorelle e Confratelli delle Misericordie, sono Carlo Miglietta, medico, biblista, laico, marito, papà e nonno (www.buonabibbiaatutti.it). Anche oggi condivido con voi un breve pensiero di meditazione sul Vangelo, con particolare riferimento al tema della misericordia.
Ci troviamo di fronte a una serie di “loghia Christi”, “detti del Signore”, insegnamenti del Signore, che venivano raggruppati attraverso parole chiave per favorirne la memorizzazione.
L’evangelista li mette qui per un preciso scopo teologico. Gesù sta dando alcuni insegnamenti e qui insegna sulla via sulla vita comunitaria.
Il tema dello scandalo è un tema molto importante, che ricorre molto spesso, nella Scrittura.
Scandalo significa ostacolo. Le parole di Gesù sono un monito per impedire di essere scandalo alla fede degli altri, di essere di ostacolo. Ci dice Paolo in Rm 14,13: “Non turbate la fede dei fratelli. Non fate nulla che possa essere occasione di caduta o di scandalo per un vostro fratello”. In 1 Cor 8,9: “Badate però a questa vostra libertà: non diventi un’occasione di turbamento per chi è debole nella fede”.
Gesù ci dice che è meglio essere inghiottiti nel mare con al collo una macina usata per macinare il grano (una grossa pietra fatta come un tronco di cilindro) piuttosto che dare scandalo ai fratelli. L’attenzione dei credenti è di evitare di essere inciampo per gli altri: ciascuno, nonostante si senta sicuro di certe verità, deve sempre far prevalere la carità rispetto alle sue sicurezze intellettuali. Quante volte Paolo dirà che alcune cose sono permesse, alcuni cibi sono leciti, alcune usanze che i pagani propongono sono giuste, ma se ciò è di inciampo ai fratelli che arrivano dall’ebraismo, egli preferisce soggiacere a tutte le loro richieste (Rm 14,1-22). Paolo ci ricorda il primato assoluto della carità, anche rispetto alle acquisizioni teologiche, anche rispetto alla cosiddetta libertà.
Ma c’è un altro tipo di scandalo: è lo scandalo che ciascuno pone in se stesso, l’ostacolo personale che ciascuno di noi può incontrare nella sequela del Signore, che ognuno di noi conosce molto bene; ognuno di noi ha uno scandalo, una pietra che gli impedisce di correre dietro al Signore: ecco allora che bisogna fare violenza proprio agli stessi.
Il linguaggio di Marco è molto duro: bisogna fare scelte radicali, decise: bisogna cavarsi un occhio, bisogna cavarsi un braccio, se questi sono di scandalo per i fratelli. La scelta del discepolato è una scelta che a volte mozza delle parti pesanti di noi stessi, è scelta che brucia, è una scelta che impone sacrifici personali: questa è la nostra chiamata. Ogni scelta per il Signore è spesso una scelta dolorosa: non c’è logica di “sequela Christi” che non sia anche logica di “sequela crucis”, che non sia la logica di prendere la croce e seguire il Signore. E prendere la croce fa sempre male: è pesante, si cade, si è sfiniti, ci si muore sopra. Il credente è colui che deve fare delle scelte radicali per togliere in lui ciò che gli è di ostacolo per essere alla sequela del Signore.
Si parla della Gheenna (9,45): la Gheenna è la “Valle di Innon”, in ebraico “Gheinnon”, a sud di Gerusalemme, tra il Monte degli ulivi e la spianata del Tempio. Era il luogo dove, al tempo del re Acaz, venivano sacrificati i fanciulli al dio Molok. Come si legge nel secondo libro dei Re (2 Re 23,10), il pio re Giosia fece di questa valle, che era luogo sacro per la divinità pagana, l’immondezzaio del tempio, la discarica pubblica. Come in tutte le discariche il fuoco ardeva continuamente per bruciare le grandi quantità di pattume che gli veniva buttato. Ora sempre nel secondo libro dei Re (23,10) e in Geremia (7-9) si dice che in questa valle i nemici del popolo di Dio saranno distrutti e divorati dal fuoco. In Marco la punizione viene completata con il richiamo al testo di Isaia 66,23-24 dove la pena dei nemici consiste nel disfacimento dei cadaveri insepolti.
Ecco quindi l’inferno: sarete spazzatura, se non seguirete il Signore, se perderete l’immenso valore che è la sequela del Signore.
Buona Misericordia a tutti!
Chi volesse leggere un’esegesi più completa del testo, o qualche approfondimento, me li chieda a migliettacarlo@gmail.com.