Vangelo di Domenica 25 Giugno: Matteo 10, 26-33
XII Domenica A
“26 Non abbiate dunque paura di loro, poiché nulla vi è di nascosto che non sarà svelato né di segreto che non sarà conosciuto. 27 Quello che io vi dico nelle tenebre voi ditelo nella luce, e quello che ascoltate all’orecchio voi annunciatelo dalle terrazze. 28 E non abbiate paura di quelli che uccidono il corpo, ma non hanno potere di uccidere l’anima; abbiate paura piuttosto di colui che ha il potere di far perire nella Geènna e l’anima e il corpo. 29 Due passeri non si vendono forse per un soldo? Eppure nemmeno uno di essi cadrà a terra senza il volere del Padre vostro. 30 Perfino i capelli del vostro capo sono tutti contati. 31 Non abbiate dunque paura: voi valete più di molti passeri! 32 Perciò chiunque mi riconoscerà davanti agli uomini, anch’io lo riconoscerò davanti al Padre mio che è nei cieli; 33 chi invece mi rinnegherà davanti agli uomini, anch’io lo rinnegherò davanti al Padre mio che è nei cieli.
Mt 10, 26-33
Cari Consorelle e Confratelli delle Misericordie, sono Carlo Miglietta, medico, biblista, laico, marito, papà e nonno (www.buonabibbiaatutti.it).
Anche oggi condivido con voi un breve pensiero di meditazione sul Vangelo, con particolare riferimento al tema della misericordia.
Preziosi per Dio
Dice il Signore: “Due passeri non si vendono forse per un soldo? Eppure neanche uno di essi cadrà a terra «àneu toù patròs umòn». Quanto a voi, perfino i capelli del vostro capo sono contati; non abbiate dunque timore: voi valete più di molti passeri!” (Mt 10,29-31). Spesso traduciamo «àneu toù patròs umòn»” con “senza che il Padre vostro lo voglia”: ma tale traduzione sembra imputare a Dio la sofferenza; invece la traduzione letterale è molto più bella: “senza il Padre vostro”. Non solo Dio non ci manda le nostre “cadute”, le nostre angosce, ma nessuno di noi, anzi nessuna creatura, nemmeno il passero, è nel dolore “senza il Padre nostro”, senza che Dio sia anche lui lì a soffrire e a morire.
Per Dio siamo ben più preziosi dei passeri. Egli è Provvidenza amorosa che ci segue in ogni momento, e che si prende cura persino dei nostri singoli capelli (Mt 10,10).
Non temete
Ecco perché nella Bibbia risuona spesso il: “Non temete”, comando che si ripete ben tre volte nel brano di oggi (vv. 26.28.31). Qualcuno ha anche contato il ricorrere di questa frase, e ha scoperto con stupore che essa ritorna 365 volte nella Bibbia, tante volte quanti sono i giorni dell’anno. È come se Dio volesse ricordarci che egli è al nostro fianco ogni giorno, e che anche se quotidianamente incontriamo ostacoli, difficoltà, prove, sofferenze, non siamo soli, ma Dio è con noi con la sua forza che supplisce alle nostre debolezze, con la sua pace che vince le nostre ansie, con la sua gioia che annienta il nostro dolore.
Scriveva Mons. Tonino Bello: “Viene Gesù e rincuora dicendo: «Ma che dici, ma che stai facendo, coraggio non temere, guarda, solleva il tuo sguardo, l’inverno è passato, la pioggia se n’è andata; i fichi mettono già i primi frutti e le gemme degli alberi spuntano sulla corteccia. Esci dai tuoi nascondigli, colomba mia», dice il Signore. Appunto: «Non temete»; è il grido pasquale senza del quale noi saremmo congelati da tonnellate di ghiaccio; da una sfera di ghiaccio incredibile. «Non temere, che temi, che temi, che sei malato di tumore, che sei anchilosato, che non ce la fai più, che non hai la memoria di prima, l’intelligenza di prima, la sveltezza di prima. Ma ci sono altre cose che prima non avevi, che adesso il Signore ti dà; una grande speranza, una grande forza di speranza negli altri che è ancora, oserei dire, più voluttuosa… «Alzatevi non temete» questa è la vita!”.
Gesù è l’Assoluto
Gesù riprende una dura previsione che i profeti avevano fatto circa il Messia (Mic 7,6; Ag 2,22; Ml 3,24). Mettersi alla sequela del Signore può diventare motivo di dolorosissima divisione; Matteo parla addirittura di una “spada”: “Non crediate che io sia venuto a portare pace sulla terra; non sono venuto a portare pace, ma una spada” (Mt 10,34).
“La spada che Gesù è venuto a portare non serve per uccidere, e il Cristo impedirà sempre ai suoi discepoli qualunque atto di violenza («Rimetti la tua spada al suo posto, perché tutti quelli che prendono la spada, di spada moriranno»: Mt 26,52). L’immagine della spada era adoperata nel mondo giudaico per indicare l’efficacia della Parola di Dio («Prendete la spada dello Spirito, cioè della parola di Dio»: Ef 6,17; Sap 18,15; Is 49,2; Ap 1,16; 2,12). La spada di Gesù è quella della parola di Dio, «che è viva, efficace e più tagliente di ogni spada a doppio taglio; essa penetra fino al punto di divisione della vita e dello spirito, fino alle giunture e alle midolla e sa discernere i sentimenti e i pensieri del cuore» (Eb 4,12). La buona notizia di Gesù dividerà quanti l’accolgono da quelli che la rifiutano, per questo Gesù prosegue affermando: «Sono venuto infatti a dividere l’uomo da suo padre e la figlia da sua madre e la nuora da sua suocera» (Mt 10,35; Mi 7,7). Che la spada di cui parla Gesù sia la parola che divide, è confermato dal vangelo di Luca, che nel passo parallelo omette il termine spada e parla di divisione: «Pensate che io sia venuto a portare pace sulla terra? No, io vi dico, ma divisione» (Lc 12,51)” (A. Maggi). A causa di Gesù “il fratello darà a morte il fratello e il padre il figlio, e i figli insorgeranno contro i genitori e li faranno morire” (Mt 10,21).
“Gesù parla partendo dalla propria esperienza personale. Non ha avuto alcun appoggio dalla sua famiglia, ma solo difficoltà: «I nemici dell’uomo: quelli della sua casa» (Mt 10,36). L’ostilità da parte dei suoi compaesani, che si «scandalizzavano di lui», farà pronunciare a Gesù l’amara considerazione che «Nessun profeta è disprezzato se non nella sua patria e nella sua casa» (Mt 13,57), e se Matteo censura sia l’accusa di pazzia riportata nel vangelo di Marco («i suoi vennero per catturarlo perché dicevano: “È fuori di testa”»: Mc 3,21), sia l’amara constatazione di Giovanni che «nemmeno i suoi fratelli credevano in lui» (Gv 7,5), non nasconde la difficoltà del rapporto tra Gesù e la sua famiglia: «Chi è mia madre e chi sono i miei fratelli?» (Mt 12,49)” (A. Maggi).
Ma seguire Gesù è tutto. Il suo amore è un amore geloso, totalizzante. Gesù è l’Assoluto che piomba nelle vite umane: di fronte a lui tutto sfuma, è relativizzato, perde importanza. Gesù, afferma papa Francesco, “divide anche i legami più stretti perché pone il criterio: vivere per se stessi, o vivere per Dio e per gli altri; farsi servire, o servire; obbedire al proprio io o obbedire a Dio”.
Davvero allora “chi vorrà salvare la propria vita, la perderà; ma chi perderà la propria vita per causa mia, la troverà” (Mt 16,25): è questo il più citato dei detti del Signore, che si trova nei Vangeli ben sei volte (Mt 10,39; 16,25; Mc 8,35; Lc 9,24; 17,33; Gv 12,25). Solo nel dono totale della vita al Signore troveremo la felicità, la realizzazione, la pienezza. Chi segue Gesù in maniera radicale gusterà quella “pace di Dio, che sorpassa ogni intelligenza, che custodirà i vostri cuori e i vostri pensieri in Cristo Gesù” (Fil 4,7).
Buona Misericordia a tutti!
Chi volesse leggere un’esegesi più completa del testo, o qualche approfondimento, me li chieda a migliettacarlo@gmail.com.
Per approfondire
Vangelo di Domenica 18 Giugno: Matteo 9, 36 – 10, 8
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