Vangelo di domenica 24 novembre: Giovanni 18, 33b-37
Festa di Cristo Re anno B
33 Pilato allora rientrò nel pretorio, fece chiamare Gesù e gli disse: «Tu sei il re dei Giudei?». 34 Gesù rispose: «Dici questo da te oppure altri te l’hanno detto sul mio conto?». 35 Pilato rispose: «Sono io forse Giudeo? La tua gente e i sommi sacerdoti ti hanno consegnato a me; che cosa hai fatto?». 36 Rispose Gesù: «Il mio regno non è di questo mondo; se il mio regno fosse di questo mondo, i miei servitori avrebbero combattuto perché non fossi consegnato ai Giudei; ma il mio regno non è di quaggiù». 37 Allora Pilato gli disse: «Dunque tu sei re?». Rispose Gesù: «Tu lo dici; io sono re. Per questo io sono nato e per questo sono venuto nel mondo: per rendere testimonianza alla verità. Chiunque è dalla verità, ascolta la mia voce».
Gv 18, 33b-37
Cari Consorelle e Confratelli delle Misericordie, sono Carlo Miglietta, medico, biblista, laico, marito, papà e nonno (www.buonabibbiaatutti.it). Anche oggi condivido con voi un breve pensiero di meditazione sul Vangelo, con particolare riferimento al tema della misericordia.
TESTO
v. 33: il titolo di Re non era stato usato da Gesù stesso, ma glielo si era attribuito (Gv 6,15; 1,49): conformemente alle affermazioni dei sinottici, questo titolo riassume le accuse delle autorità giudaiche (Gv 18,30.35): Pilato lo interpreta politicamente, come sedizione contro Roma;
v. 34: Gesù chiede a Pilato se intenda la sua regalità in senso giudaico, cioè religioso, o romano, cioè politico;
v. 36: la regalità di Gesù non su fonda sui poteri di questo mondo (Lc 4,5-6; At 1,6), ma viene da Dio, e non mira a instaurare un potere temporale, ma la Signoria di Dio;
v. 37-38: la verità in Giovanni è la rivelazione di Dio in Gesù Cristo: e Gesù darà la massima rivelazione proprio sul trono regale della Croce; qui, Gesù invita ad ascoltare la sua voce; Pilato ascolterà la voce dei Giudei (Gv 19, 12) che lo invitano a condannare Gesù; Pilato non comprende, perché per lui la storia è costituita dal potere politico di Roma, e non soggiace a un divino piano di salvezza.
SIGNORE GESU’, TU SEI UN RE BEN STRANO!
Signore Gesù, tu sei un Re ben strano! La tua reggia lascia molto a desiderare: nasci in una stalla, la tua culla è una mangiatoia, perché non c’è posto per te nell’albergo (Lc 2,7) e, per tutta la vita, non hai “nemmeno dove posare il capo” (Mt 8,20). La tua corte è un disastro: ti circondi non della nobiltà e dei grandi del tuo tempo, ma sei l’“amico dei pubblicani e dei peccatori” (Mt 11,19; Lc 7,34), e non hai timore di scandalizzare i benpensanti sedendo alla mensa di questi emarginati (Lc 5,27-32; 7, 36-50; 15,1-2; 19,1-10). Non frequenti i sani, ma i malati (Mt 9,12). Passi la tua vita regale non tra piaceri e mollezze, ma tra i poveri, gli emarginati, gli oppressi, i malati più ripugnanti (Lc 7,18-22; At 10,38; Mt 4,24; 8, 2-4; 9,35; 14,35-36…). Sei uno strano Re che soffre la sete (Gv 4,7), la stanchezza (Gv 4,6), il sonno (Mt 8,24). I tuoi famigliari ti credono pazzo (Mc 3,21), i tuoi concittadini vogliono ucciderti (Lc 4,28-29), i tuoi fidi non ti capiscono, ti abbandonano (Gv 6,66; Mt 26,56), ti tradiscono (Mt 26,47-50); e persino il tuo primo ministro ti rinnega tre volte (Mt 26,69-75). La sola unzione che ricevi è un’unzione per la morte (Gv 12,7), la sola corona che porti è una corona di spine (Gv 19,2), il solo manto che indossi è un mantello da beffa (Gv 19,2); e quando, così consacrato e vestito di porpora, sei presentato come re ai tuoi sudditi, essi gridano: “Crocifiggilo, crocifiggilo!” (Gv 19,6). Signore Gesù, tu sei un Re ben strano!
E poi, Signore, che razza di sudditi ti scegli! Proclami che il tuo Regno è riservato ai poveracci, a quelli che soffrono, ai miti che non alzano mai la voce, a quelli che muoiono di fame e di sete, a quelli che hanno un cuore da miseri, ai semplici, a quelli che ripudiano ogni violenza, ai perseguitati di tutta la terra, e dici loro che saranno beati quando saranno insultati e calunniati, e li esorti a rallegrarsi ed esultare per questo (Mt 5,3-12; Lc 6,20-26). Nel tuo Regno addirittura hanno la precedenza i pubblicani e le prostitute (Mt 21,31). Signore Gesù, tu sei un Re ben strano!
Nel tuo Regno, poi, le cose vanno tutte al contrario: gli ultimi sono i primi e i primi gli ultimi (Mt 19,30), rovesci i potenti dai troni e innalzi gli umili, ricolmi di beni gli affamati e rimandi i ricchi a mani vuote (Lc 1,52-53), per salvare la propria vita bisogna perderla (Mc 8,35), chi vuole essere il più grande deve diventare come un bambino (Mt 18,4), chi vuole essere il primo deve farsi servo di tutti (Mc 10,43-44). Tu stesso non hai voluto essere servito ma servire (Mc 10,45), non sei venuto per esercitare il dominio sugli altri, ma per regalare la tua vita per tutti (Mc 10,45). E quando siedi a tavola, tu, il Maestro e Signore, compi il gesto dello schiavo, lavando i piedi ai tuoi sudditi (Gv 13,1-20). Signore Gesù, tu sei un Re ben strano!
Quando ti acclamano Figlio di Dio, imponi il silenzio (Mc 1,34.43-44), quando vogliono riconoscerti Re dopo la moltiplicazione dei pani, fuggi sulla montagna, tutto solo (Gv 6,15), quando ti proclamano Re all’ingresso di Gerusalemme, tu spiazzi tutti cavalcando un somaro (Mc 11,1-11); quando ti arrestano non vuoi che i tuoi si battano per te, rinunciando persino alla difesa di dodici legioni di angeli (Mt 26,51-53). Ti manifesti Re solo quando sei perduto, incatenato davanti a un pagano (Gv 18,33-37). Il tuo trono è una Croce, su cui campeggia finalmente la scritta che tu sei il Re (Gv 19,19-22): come aveva proclamato il Salmista: “Il Signore regna dal legno!” (Sl 96,10). La tua regalità si rivela come puro amore, che splende nelle piaghe del tuo corpo martoriato. Davvero, Signore Gesù, tu sei un Re ben strano!
Buona Misericordia a tutti!
Chi volesse leggere un’esegesi più completa del testo, o qualche approfondimento, me li chieda a migliettacarlo@gmail.com.