Vangelo di domenica 22 settembre: Marco 9, 30-37
XXV Domenica anno B
30 Partiti di là, attraversavano la Galilea, ma egli non voleva che alcuno lo sapesse. 31 Istruiva infatti i suoi discepoli e diceva loro: «Il Figlio dell’uomo sta per esser consegnato nelle mani degli uomini e lo uccideranno; ma una volta ucciso, dopo tre giorni, risusciterà». 32 Essi però non comprendevano queste parole e avevano timore di chiedergli spiegazioni.
33 Giunsero intanto a Cafarnao. E quando fu in casa, chiese loro: «Di che cosa stavate discutendo lungo la via?». 34 Ed essi tacevano. Per la via infatti avevano discusso tra loro chi fosse il più grande. 35 Allora, sedutosi, chiamò i Dodici e disse loro: «Se uno vuol essere il primo, sia l’ultimo di tutti e il servo di tutti». 36 E, preso un bambino, lo pose in mezzo e abbracciandolo disse loro:
37 «Chi accoglie uno di questi bambini nel mio nome, accoglie me; chi accoglie me, non accoglie me, ma colui che mi ha mandato».
Mc 9, 30-37
Cari Consorelle e Confratelli delle Misericordie, sono Carlo Miglietta, medico, biblista, laico, marito, papà e nonno (www.buonabibbiaatutti.it). Anche oggi condivido con voi un breve pensiero di meditazione sul Vangelo, con particolare riferimento al tema della misericordia.
CHIAMATI AD ESSERE “CONSEGNATI”, COME GESU’
1. Secondo annuncio
(vedi Mt 17, 22-23; Lc 9, 43b-45)
Siamo arrivati al cap 9 v. 30 e troviamo una seconda triade: cioè troviamo nuovamente un annuncio che ci specifica chi è Gesù come Messia, avremo un blocco di insegnamenti, e alcune manifestazioni della Gloria di Dio.
Il Vangelo odierno ci presenta il secondo (Mc 9, 31-32) dei tre annunci di Passione in Marco: nel primo (8, 30-33) Gesù, subito dopo che Pietro a Cesarea lo aveva riconosciuto come il Cristo (Mc 8, 27-29), a scanso di equivoci “apertamente cominciò a insegnar loro che il Figlio dell’uomo doveva soffrire molte cose («pollà»), ed essere riprovato”. Nel secondo annuncio, che la Liturgia ci propone oggi, il concetto chiave è “essere consegnato” (9, 31), “paradìdonai”: questa è una parola tecnica, che ricorre molte volte nella Sacra Scrittura, a livello dei racconti della passione. “Essere consegnato” è non essere più padroni di se stessi, è accettare che gli altri ci dominino, è diventare servi, schiavi. Gesù “sarà consegnato”, come il Servo di IHWH (Is 53, 10), i profeti (Ger 26), i giusti (Dn 7, 24-28), il Battista (Mc 1,14). Nel terzo annuncio (10,32-34) verrà ancor meglio esplicitato il senso di questa “consegna” (10, 33) del Figlio: “lo condanneranno a morte…, lo scherniranno, gli sputeranno addosso, lo flagelleranno e lo uccideranno”. Tutta la vita di Gesù è un “consegnarsi”: infatti sarà “consegnato” ai Sommi Sacerdoti (Mc 14, 10), a Pilato (15, 1-10), ai soldati (15, 15), e “si consegnerà” nell’Eucarestia (“Questo è il mio corpo consegnato per voi”: 14, 22-24; 1 Cor 11, 24).
Di fronte a questa prospettiva i discepoli si ribellano: al primo annuncio, Pietro si pone a fianco di Gesù, “lo prese in disparte e si mise a rimproverarlo” (8, 32). Ma Gesù rimette Pietro nel suo ruolo di discepolo, che deve camminare dietro al Maestro: “Opìso mou!”, “Va’ dietro a me!”, e lo chiama satana, avversario (8, 33). E subito in cinque sentenze annuncia il programma per coloro che vogliono mettersi alla sua sequela: il discepolo dovrà rinnegare, cioè disconoscere, sé stesso, e non conoscere altro che la volontà di Dio (8, 34); solo nel prendere la croce potrà seguire il Maestro (8, 34); dovrà misurare la propria vita non in base a ciò che avrà ma per quanto sarà capace di donare (8,35-37); Gesù si vergognerà di coloro che si vergognano della sua logica (8, 38); chi invece si “consegna” come Gesù, già in questa vita ne sperimenterà la potenza (9, 1).
Dopo questo secondo annuncio, i discepoli non osano più contestarlo apertamente (9, 32), ma tra loro continuano a “discutere chi fosse il più grande” (9, 34). Gesù ribadisce con chiarezza: “Se uno vuole essere il primo, sia l’ultimo di tutti e il servo di tutti” (9, 35). Anche dopo il terzo annuncio di Passione, Giacomo e Giovanni andranno a chiedergli “di sedere nella gloria uno alla sua destra e l’altro alla sua sinistra” (10, 37). E Gesù ribadirà la chiamata al farsi “servi di tutti”, sul suo esempio (10, 44-45).
Ci viene da sorridere di fronte a tanta ostinazione dei discepoli, a tanta stupidità spirituale. Ma gli evangelisti hanno insistito nel presentarci questa apostolica stoltezza perché essa è la grande tentazione di sempre per il credente. È la Chiesa, siamo tutti noi, sono io, che ogni giorno rifiutiamo praticamente questa logica di Dio. Tutti noi vogliamo essere i primi e non gli ultimi; tutti noi vogliamo “realizzare” e la nostra vita e non certo perderla; tutti noi vogliamo decidere di noi stessi, e non certo che gli altri dispongano di noi; tutti noi vogliamo gli onori e rifuggiamo gli oltraggi e la persecuzione; tutti noi prediligiamo una vita di comodità piuttosto che di sacrificio; tutti noi preferiamo godere che soffrire, comandare che obbedire, ricevere che dare, essere serviti piuttosto che servire. A nessuno va di essere “consegnato”, divenire “un uomo per gli altri”, un possesso altrui, che tutti possono usare; a nessuno va di “svuotarsi” per gli altri, perdersi per essi, farsi consumare, mangiare dagli altri, diventare “l’ultimo e il servo di tutti” (9, 35), come Gesù il Cristo…
2. Insegnamento:
– sulla vita comunitaria: 9, 33-50:
(vedi Mt 18, 1-5; Lc 9, 46-48)
Chi è il più importante
C’è qui una serie di detti di Gesù legati tra di loro da “parole aggancio”, parole chiave: nei versetti 37, 38, 39, 40, 41, c’è la frase: “nel mio nome”. Ai versetti 42 e 43 che il tema dello scandalo. Dal versetto 43 al versetto 48 è il tema del fuoco. Ci troviamo di fronte a una serie di “loghia Christi”, “detti del Signore”, insegnamenti del Signore, che venivano raggruppati attraverso parole chiave per favorirne la memorizzazione.
L’evangelista li mette qui per un preciso scopo teologico. Gesù sta dando alcuni insegnamenti e qui ci ammonisce sulla vita comunitaria. All’inizio abbiamo una disputa su chi sia il più grande. La chiusura di tutto quel testo è la parola “pace”: “Siate in pace gli uni con gli altri” (v. 50). Il tema centrale è che la comunità cristiana è il luogo della pace nella misura in cui ogni discepolo impara a farsi ultimo, impara a servire, impara a donare la propria vita. Questo è il grande insegnamento. Gesù ha detto: “Io sono il Messia che sarà consegnato. Voi sarete nella pace nella misura in cui vi consegnerete gli uni agli altri”. La comunità è il luogo in cui il credente non viene ad avanzare diritti, non viene per avere poteri di forza. La comunità è il luogo dove il credente si consegna ai fratelli, ed impara a consegnarsi al mondo.
A sua volta la comunità cristiana sarà una comunità nella pace, nella pace di Dio, che significa anche allora persecuzione dal resto del mondo, ma nella “Shalom”, cioè nella pienezza della sua realizzazione, della propria identità, nel giorno in cui saprà consegnarsi il mondo, saprà darsi al mondo.
Buona Misericordia a tutti!
Chi volesse leggere un’esegesi più completa del testo, o qualche approfondimento, me li chieda a migliettacarlo@gmail.com.