Vangelo di Domenica 21 gennaio: Marco 1, 14-20
III Domenica B
14 Dopo che Giovanni fu arrestato, Gesù si recò nella Galilea predicando il vangelo di Dio e diceva: 15 «Il tempo è compiuto e il regno di Dio è vicino; convertitevi e credete al vangelo».
16 Passando lungo il mare della Galilea, vide Simone e Andrea, fratello di Simone, mentre gettavano le reti in mare; erano infatti pescatori. 17 Gesù disse loro: «Seguitemi, vi farò diventare pescatori di uomini». 18 E subito, lasciate le reti, lo seguirono. 19 Andando un poco oltre, vide sulla barca anche Giacomo di Zebedèo e Giovanni suo fratello mentre riassettavano le reti. 20 Li chiamò. Ed essi, lasciato il loro padre Zebedèo sulla barca con i garzoni, lo seguirono.
Mc 1, 14-20
Cari Consorelle e Confratelli delle Misericordie, sono Carlo Miglietta, medico, biblista, laico, marito, papà e nonno (www.buonabibbiaatutti.it). Anche oggi condivido con voi un breve pensiero di meditazione sul Vangelo, con particolare riferimento al tema della misericordia.
Compiutosi l’Antico Testamento con la morte di Giovanni il Battista, Gesù incomincia la sua predicazione e la inizia in Galilea.
Per alcuni esegeti il Vangelo di Marco è un Vangelo Galilaico, cioè scritto per le chiese che erano in Galilea, oppure a beneficio della chiesa di Gerusalemme che, dopo la persecuzione degli anni 70, si disperde in Galilea.
La Galilea è la terra con cui si apre e si chiude il Vangelo, perché Gesù dirà: “Quando sarò resuscitato, mi vedrete in Galilea” (Mc 14,28). La Galilea è il teatro principale della attività di Gesù:
a) una terra che confina con i pagani: veniva chiamata “Galilea gentium”, “Galilea delle Genti”, perché era a contatto con tutte le popolazioni pagane: quelle degli odierni Libano, Siria, Giordania. Era una terra di scambio, quindi era una terra considerata impura perché se gli ebrei toccavano un pagano erano impuri, e dovevano fare le abluzioni, immergersi, e ottemperare a varie altre prescrizioni per riacquistare la purità.
Quindi gli abitanti della Galilea erano sempre impuri, non potevano mai entrare al Tempio, mai pregare, perché i pagani li avevano in casa e per forza dovevano avere a che fare con loro,
parlare insieme, vivere gomito a gomito. Era quindi una terra di poveracci, di contaminati, di disprezzati. Era la terra degli ultimi, era la terra dei “paria”, degli esclusi. In questa terra Gesù comincia la sua predicazione, e i discepoli partiranno di lì per predicare.
b) è una terra “calda”: c’erano movimenti religiosi, c’erano movimenti rivoluzionari, era terra di lotta. Gesù aveva nel suo gruppetto alcuni, potremmo dire, “estremisti”. Per esempio, Giuda Iscariota, cioè l’uomo dell’iskar, l’uomo del “pugnale”: Giuda era uno che girava armato. Lo stesso Pietro nella notte del Getzemani estrasse la spada e con un colpo netto portò via un orecchio al servo del Sommo Sacerdote. Giacomo e Giovanni venivano chiamati boanerghès, “figli del tuono”, o “figli del tumulto”: probabilmente era un modo di dire per indicare la loro appartenenza ad un movimento rivoluzionario. Gesù ha preso con sé anche delle “teste calde” che vedevano in lui il Messia trionfante, il Messia potente e glorioso: scapperanno tutti, perché diranno, al momento della croce: “Ci hai tradito: noi credevamo che tu ricostruissi il Regno di Israele” (At 1,6).
In questa terra di ultimi, di disprezzati, e anche di “estremisti”, Gesù annuncia: “Il Regno di Dio è vicino”. Nel semitismo antico il Regno di Dio è una circumlocuzione per indicare che Dio è vicino. Questo è l’oggetto della Buona notizia: Dio è vicino. E’ questa la notizia che annuncia la pace, la felicità, la salvezza.
L’unica condizione per entrare in questa gioia è: “Convertitevi, cambiate vita, e credete al Vangelo!”. Per avere Dio con te devi cambiare vita ed attaccarti all’Evangelo. Questo Evangelo è Gesù Cristo. E’ Gesù Cristo la lieta Novella. E’ Gesù Cristo il Dio vicino. Gesù Cristo è il Regno di Dio vicino a noi. Allora dobbiamo convertici, cioè fare metànoia, voltare la nostra vita di 180 gradi, cioè rivolgersi verso di lui ed affidarsi a lui.
Gesù quindi chiama i primi discepoli: quattro pescatori, mentre stanno lavorando. La chiamata di Dio ci giunge sempre inaspettata, sorprendendo. Dio ci ghermisce mentre siamo immersi nella vita quotidiana: così è stato per Mosè che faceva il pastore (Es 3), per Gedeone il contadino (Gd 6), per Saul l’asinaio (1 Sam 9), per Amos (Am 1) e Davide (1 Sam 16) i mandriani, pastori. La vocazione non ce la creiamo mai noi: è Dio che ci chiama, è Dio che arriva ad eleggerci in maniera sorprendente ed inaspettata. La sequela non è una conquista: è essere conquistati, è essere presi, essere scelti da Gesù.
Due annotazioni:
a) Gesù è l’unico Rabbi, di cui si sappia, nella storia del Giudaismo, che si sceglieva lui i discepoli. Anche ora, sono sempre i discepoli a scegliersi un Rabbi, un maestro. Per capirci, sarebbe come se non fossimo noi a scegliere se fare il liceo scientifico, il classico, o geometra o istituti professionali vari… No! Qui è il Preside che ti chiama e ti dice: “Vieni!”.
b) La Parola di Cristo è potente: sempre si realizza. Tutta questa sezione è proprio sotto questo segno. Il tema dominante è la Parola autorevole di Gesù, autorevole nell’operare e nell’insegnare. Lasciamoci sedurre da questa Parola, che sola è “Evangelo”, Gioiosa Notizia.
Buona Misericordia a tutti!
Chi volesse leggere un’esegesi più completa del testo, o qualche approfondimento, me li chieda a migliettacarlo@gmail.com.