Vangelo di Domenica 19 Dicembre: Luca 1, 39-45
IV AVVENTO C
39In quei giorni Maria si alzò e andò in fretta verso la regione montuosa, in una città di Giuda. 40Entrata nella casa di Zaccaria, salutò Elisabetta. 41Appena Elisabetta ebbe udito il saluto di Maria, il bambino sussultò nel suo grembo. Elisabetta fu colmata di Spirito Santo 42ed esclamò a gran voce: “Benedetta tu fra le donne e benedetto il frutto del tuo grembo! 43A che cosa devo che la madre del mio Signore venga da me?44Ecco, appena il tuo saluto è giunto ai miei orecchi, il bambino ha sussultato di gioia nel mio grembo. 45E beata colei che ha creduto nell’adempimento di ciò che il Signore le ha detto”.
Lc 1, 39-45
Cari Consorelle e Confratelli delle Misericordie, sono Carlo Miglietta, medico, biblista, laico, marito, papà e nonno (www.buonabibbiaatutti.it). Anche oggi condivido con voi un breve pensiero di meditazione sul Vangelo, con particolare riferimento al tema della misericordia.
MARIA, ARCA DELL’ALLEANZA, IN VIAGGIO MISSIONARIO E DIACONALE
La visita di Maria ad Elisabetta va letta sulla falsariga di vari brani dell’Antico Testamento.
- Maria è l’arca dell’alleanza: a) di fronte alla quale ci sente indegni: “A che debbo che la madre del mio Signore venga a me?” (1,43), esclama Elisabetta, come Davide che aveva detto: “Come potrà venire a me l’arca del Signore?” (2 Sam 6,9); b) che resta tre mesi (1,56-> 2 Sam 6,11: “L’arca del Signore rimase tre mesi in casa di Obed-Edom di Gat e il Signore benedisse Obed-Edom e tutta la sua casa”); c) davanti a cui si danza: “il bambino ha danzato di gioia nel mio grembo” (1,44), come Davide di fronte all’arca (2 Sam 6,14.16); d) di fronte a cui esplode la benedizione e la lode: Elisabetta “anafonesen” (1,42), innalza a gran voce il grido liturgico degli accompagnatori dell’arca (1 Cr 15,28: “Tutto Israele accompagnava l’arca dell’alleanza del Signore con grida”; cfr 16,4; 2 Cr 5,13); d) arca incorruttibile, nascosta per la fine dei tempi (2 Mac 2,4-8: “Si diceva anche nello scritto che il profeta (Geremia), ottenuto un responso, ordinò che lo seguissero con la tenda e l’arca. Quando giunse presso il monte dove Mosè era salito e aveva contemplato l’eredità di Dio, Geremia salì e trovò un vano a forma di caverna e là introdusse la tenda, l’arca e l’altare degli incensi e sbarrò l’ingresso. Alcuni del suo seguito tornarono poi per segnare la strada, ma non trovarono più il luogo. Geremia, saputolo, li rimproverò dicendo: «Il luogo deve restare ignoto, finché Dio non avrà riunito la totalità del suo popolo e si sarà mostrato propizio. Allora il Signore mostrerà queste cose e si rivelerà la gloria del Signore e la nube, come appariva sopra Mosè, e come avvenne quando Salomone chiese che il luogo fosse solennemente santificato»”; cfr ->Ap 11,19): da tale riflessione nascerà il dogma dell’Assunzione di Maria.
- Maria è la benedetta (1,42.45.48), perché in lei si incarna il Benedetto: è l’unica beatitudine ad personam del Nuovo Testamento con quella di Pietro in Mt 16,17. Maria è “la donna riassunto del femminile aperto a Dio e al suo progetto: Gioele, Giuditta, Sara, Rebecca, Lia, Rachele, Tamar, Raab, Betsabea, Rut, Anna ed Elisabetta” (G. Bruni). E solo nello Spirito Santo (1,41) è possibile lodare Maria.
“Beata colei che ha creduto nell’adempimento delle parole del Signore” (Lc 1,45): Maria è beata perché donna di fede. La sua felicità consiste nella fiducia che ha riposto pienamente nel suo Signore. Ella è chiaramente un modello per ogni credente, beato proprio perché credente. Con forza sottolinea Agostino: “Beatior Maria percipiendo fidem Christi quam concipiendo carnem Christi”; la fede è fonte di maggiore felicità, rispetto al fatto di essere madre secondo la carne. Continua il grande dottore: “A nulla sarebbe giovato a Maria la vicinanza materna, se non fosse stata contenta di portare Cristo più nel cuore che nella carne”. Il valore della maternità di Maria sta dunque nell’atteggiamento originale di fede che l’ha resa possibile.
- Il viaggio di Maria è missionario: per Luca non vi è “andare” che non sia determinato dallo Spirito. L’“in fretta” del v. 39 corrisponde al “Non salutate nessuno lungo la strada” di Lc 10,4, e l’“entrata in casa salutò” di Lc 1,40 all’“In qualunque casa entriate, prima di tutto dite: «Pace a questa casa»” di Lc 10,5, le ammonizioni tipiche ai discepoli in missione.
- Il viaggio di Maria è diaconale: Maria resta a servizio dell’anziana parente fino alla nascita di Giovanni. È la “serva del Signore” (1,38) dove egli vuole essere servito, nei fratelli.
MARIA, DONNA DI SERVIZIO
Scriveva don Tonino Bello: “Può sembrare irriverente. E qualcuno avvertirà perfino odore di sacrilegio… Eppure, quell’appellativo, Maria se l’è scelto da sola. Per ben due volte, infatti, nel vangelo di Luca, lei si autodefinisce serva. La prima volta, quando, rispondendo d’angelo, gli offre il suo biglietto da visita: «Eccomi, sono la serva del Signore». La seconda, quando nel Magnificat afferma che Dio «ha guardato l’umiltà della sua serva». Donna di servizio, dunque. A pieno titolo…
Eppure, quell’appellativo, così autoreferenziato, non trova posto nelle litanie lauretane! Forse perché, anche nella Chiesa, nonostante il gran parlare che se ne fa, l’idea del servizio evoca spettri di soggezione, allude a declassamenti di dignità, e sottintende cali di rango, che sembrano incompatibili col prestigio della Madre di Dio. La qual cosa fa sospettare che perfino la diaconia della Vergine sia rimasta un concetto ornamentale che intride i nostri sospiri, e non un principio operativo che innerva la nostra esistenza.
Santa Maria, serva del Signore, che ti sei consegnata anima e corpo a lui e hai fatto l’ingresso nel suo casato come collaboratrice familiare della sua opera di salvezza, donna veramente alla pari, che la grazia ha introdotto nell’intimità trinitaria e ha reso scrigno delle confidenze divine, domestica del regno, che hai interpretato il servizio non come riduzione di libertà, ma come appartenenza irreversibile alla stirpe di Dio, noi ti chiediamo di ammetterci alla scuola di quel diaconato permanente di cui ci sei stata impareggiabile maestra…
Tu che hai sperimentato le tribolazioni dei poveri, aiutaci a mettere a loro disposizione la nostra vita, con i gesti discreti del silenzio e non con gli spot pubblicitari del protagonismo. Rendici consapevoli che, sotto le mentite spoglie degli affaticati e degli oppressi, si nasconde Dio”.
Buona Misericordia a tutti!
Chi volesse leggere un’esegesi più completa del testo, o qualche approfondimento, me li chieda a migliettacarlo@gmail.com.