Vangelo di Domenica 17 dicembre: Giovanni 1, 6-8. 19-28
III Avvento B
6 Venne un uomo mandato da Dio: il suo nome era Giovanni. 7 Egli venne come testimone per dare testimonianza alla luce, perché tutti credessero per mezzo di lui. 8 Non era lui la luce, ma doveva dare testimonianza alla luce… 19 Questa è la testimonianza di Giovanni, quando i Giudei gli inviarono da Gerusalemme sacerdoti e leviti a interrogarlo: “Tu, chi sei?”. 20 Egli confessò e non negò. Confessò: “Io non sono il Cristo”. 21 Allora gli chiesero: “Chi sei, dunque? Sei tu Elia?”. “Non lo sono”, disse. “Sei tu il profeta?”. “No”, rispose. 22 Gli dissero allora: “Chi sei? Perché possiamo dare una risposta a coloro che ci hanno mandato. Che cosa dici di te stesso?”. 23 Rispose: “Io sono voce di uno che grida nel deserto: Rendete diritta la via del Signore, come disse il profeta Isaia”. 24 Quelli che erano stati inviati venivano dai farisei. 25 Essi lo interrogarono e gli dissero: “Perché dunque tu battezzi, se non sei il Cristo, né Elia, né il profeta?”. 26 Giovanni rispose loro: “Io battezzo nell’acqua. In mezzo a voi sta uno che voi non conoscete, 27 colui che viene dopo di me: a lui io non sono degno di slegare il laccio del sandalo”. 28 Questo avvenne in Betània, al di là del Giordano, dove Giovanni stava battezzando.
Gv 1, 6-8. 19-28
Cari Consorelle e Confratelli delle Misericordie, sono Carlo Miglietta, medico, biblista, laico, marito, papà e nonno (www.buonabibbiaatutti.it). Anche oggi condivido con voi un breve pensiero di meditazione sul Vangelo, con particolare riferimento al tema della misericordia.
Domenica “Laetare!”
“L’invito alla gioia è caratteristico del tempo di Avvento: l’attesa della nascita di Gesù, l’attesa che viviamo è gioiosa, un po’ come quando aspettiamo la visita di una persona che amiamo molto, ad esempio un amico che non vediamo da tanto tempo, un parente… Siamo in attesa gioiosa. E questa dimensione della gioia emerge specialmente oggi, la terza domenica, che si apre con l’esortazione di San Paolo «Rallegratevi sempre nel Signore» (Antifona d’ingresso; cfr Fil 4,4.5). «Rallegratevi!». La gioia cristiana. E qual è il motivo di questa gioia? Che «il Signore è vicino» (v. 5). Più il Signore è vicino a noi, più siamo nella gioia; più Lui è lontano, più siamo nella tristezza. Questa è una regola per i cristiani. Una volta un filosofo diceva una cosa più o meno così: «Io non capisco come si può credere oggi, perché coloro che dicono di credere hanno una faccia da veglia funebre. Non danno testimonianza della gioia della risurrezione di Gesù Cristo». Tanti cristiani con quella faccia, sì, faccia da veglia funebre, faccia di tristezza… Ma Cristo è risorto! Cristo ti ama! E tu non hai gioia? Pensiamo un po’ a questo e diciamo: «Io, ho gioia perché il Signore è vicino a me, perché il Signore mi ama, perché il Signore mi ha redento?»” (Papa Francesco).
I discepoli del Battista
Per capire il brano del Vangelo di oggi, bisogna in inquadrarlo nella polemica che la Chiesa di Giovanni vive ancora alla fine del primo secolo contro quei gruppi di seguaci del Battista che veneravano Giovanni il Battezzatore come il Messia promesso. Tra i vari destinatari del Vangelo di Giovanni ci sono infatti i seguaci del Battista. Accanto ai tre partiti ufficiali (farisei, sadducei ed esseni), esistevano ai tempi di Gesù movimenti popolari di risveglio religioso incentrati sulla necessità della conversione e della penitenza per la salvezza: essi costituiscono il movimento battista, cosiddetto perché proponeva l’abluzione rituale del battesimo come segno di purificazione. Tra i vari gruppi di questo movimento emergono quello di Giovanni Battista e quello di Gesù. Un gruppo di seguaci di Giovanni Battista viveva ad Efeso (At 19,1-7), dove, secondo Ireneo, fu scritto il Vangelo di Giovanni. Le Recognitiones pseudoclementine, del terzo secolo, dicono che i Battisti affermavano la messianicità del loro maestro, misconoscendo Gesù.
Giovanni Battista infatti fu uomo che ebbe grande seguito nel giudaismo contemporaneo, e di lui parlano fonti extrabibliche molto più numerose di quelle che ricordano Gesù di Nazareth. Solo una parte dei suoi discepoli del Battista seguirono Gesù, riconoscendolo come il Messia atteso. Forse la maggioranza dei gruppi di discepoli di Giovanni il Battezzatore rimase fedele alla sua memoria, continuando nel tempo a seguirne gli insegnamenti di austerità e di rifiuto di ogni compromissione col potere politico e religioso. Alcuni convinti davvero che fosse il profeta escatologico, altri invece non conoscendo a sufficienza Gesù di Nazareth, come avviene per i Battisti di cui si parla al capitolo 19 degli Atti degli Apostoli, che vivono solamente nel segno del battesimo di acqua di Giovanni, senza neanche conoscere il nuovo battesimo nello Spirito Santo proclamato da Gesù Cristo; “Mentre Apollo era a Corinto, Paolo, attraversate le regioni dell’altopiano, giunse a Efeso. Qui trovò alcuni discepoli e disse loro: «Avete ricevuto lo Spirito Santo quando siete venuti alla fede?». Gli risposero: «Non abbiamo nemmeno sentito dire che ci sia uno Spirito Santo». Ed egli disse: «Quale battesimo avete ricevuto?». «Il battesimo di Giovanni», risposero. Disse allora Paolo: «Giovanni ha amministrato un battesimo di penitenza, dicendo al popolo di credere in colui che sarebbe venuto dopo di lui, cioè in Gesù». Dopo aver udito questo, si fecero battezzare nel nome del Signore Gesù e, non appena Paolo ebbe imposto loro le mani, scese su di loro lo Spirito Santo e parlavano in lingue e profetavano. Erano in tutto circa dodici uomini” (At 19,1-7).
Gesù e non il Battista è il Messia promesso
Il Vangelo di Giovanni in 1,8-9 afferma che Gesù e non il Battista era la luce. In 1,30 che Gesù esisteva prima del Battista ed è più grande di lui. In 1,20 e 3,28 che il Battista non è il Messia. Il Battista stesso in 3,30 confesserà di dover diminuire di fronte alla crescita di Gesù.
Sacerdoti e leviti vanno da Giovanni Battista per sottoporlo ad un vero e proprio processo in cui gli chiedono di chiarire pubblicamente chi egli sia. Nella comunità di Qumram si attendevano tre figure escatologiche: un Messia regale, un Messia sacerdotale e un “Profeta simile a Mosè”. Il Battista rifiuta di applicare a sé il ruolo di queste figure tradizionali:
1. egli non è il Messia regale (Gv 1,20): c’è qui una precisazione polemica contro le comunità del Battista;
2. non è l’Elia che deve venire (Gv 1,21): il libro apocrifo di Enoc (90,31; 89, 52) profetizzava il ritorno di Elia prima del grande Agnello apocalittico. Più tardi in Elia si identificò il Messia sacerdotale, accanto al Messia davidico-regale;
3. non è il “Profeta simile a Mosè” atteso a Qumram (Gv 1,21).
Il Battista
1. rivendica a sé il ruolo della voce di cui parla Isaia (Gv 1,23; Is 40,3), che invita a prepararsi alla venuta del Signore;
2. compie il gesto escatologico del Battesimo, ma distingue il suo Battesimo solo con acqua da quello che celebrerà il Messia, che sarà in acqua e Spirito (Gv 1,33);
3. attende un Messia nascosto, il “Figlio dell’uomo” del libro di Enoc, e non il Messia trionfante, dominatore di Israele di cui aveva parlato il profeta Michea (Mic 5,2).
Il Battista, “mandato da Dio e testimone” (Gv 1,6-7)
Il Battista era un uomo mandato da Dio. Tutti noi siamo mandati da Dio. Tutti noi abbiamo una vocazione. Ad ogni età dobbiamo chiederci perché Dio mi ha mandato qui ed ora. Dobbiamo interrogarci sulla nostra missione. Ciascuno ha la sua missione da compiere nel progetto di Dio. Nessuno è nato per caso. Nessuno è qui e ora per caso.
Ciascuno di noi deve essere testimone della luce, di “quella luce vera che illumina ogni uomo” (gv 1,9). Ognuno di noi deve essere testimone di Cristo, annunciandolo con la sua vita, le sue opere le sue parole a quelli che sono nelle tenebre, a quelli che attendono di essere illuminati e riscaldati dal fuoco di Cristo.
Come il Battista, ciascuno di noi dovrà sapersi tirare indietro, farsi piccolo, essere attento a non annunciare se stesso ma soltanto il Signore che viene (“Egli deve crescere e io invece diminuire”: Gv 3,30). Ciascuno di noi è chiamato ad essere un Precursore di Gesù, che con la sua vita indica soltanto lui, la sua bellezza, il suo Vangelo, la sua salvezza. Chiediamoci dunque oggi: “Che cosa io testimonio con la mia vita? Sono segno vivente di Cristo? Apro per gli altri una strada al Dio che viene?”.
Buona Misericordia a tutti!
Chi volesse leggere un’esegesi più completa del testo, o qualche approfondimento, me li chieda a migliettacarlo@gmail.com.