Vangelo di Domenica 16 Maggio: Marco 16, 15-20
ASCENSIONE DEL SIGNORE
15E (Gesù) disse loro: “Andate in tutto il mondo e proclamate il Vangelo a ogni creatura. 16Chi crederà e sarà battezzato sarà salvato, ma chi non crederà sarà condannato. 17Questi saranno i segni che accompagneranno quelli che credono: nel mio nome scacceranno demòni, parleranno lingue nuove, 18prenderanno in mano serpenti e, se berranno qualche veleno, non recherà loro danno; imporranno le mani ai malati e questi guariranno”.19Il Signore Gesù, dopo aver parlato con loro, fu elevato in cielo e sedette alla destra di Dio. 20Allora essi partirono e predicarono dappertutto, mentre il Signore agiva insieme con loro e confermava la Parola con i segni che la accompagnavano.
Mc 16, 15-20
Cari Consorelle e Confratelli delle Misericordie, sono Carlo Miglietta, medico, biblista, laico, marito, papà e nonno (www.buonabibbiaatutti.it). Anche oggi condivido con voi un breve pensiero di meditazione sul Vangelo, con particolare riferimento al tema della misericordia.
L’intento della festa dell’Ascensione è di presentare la fine della presenza fisica di Gesù nel nostro mondo: e Marco lo esprime secondo la sua concezione geocentrica del cosmo e con genere letterario semita: Gesù entra “in cielo”, “in alto” (Mc 16,19).
LA MISSIONE
Gesù lascia ai suoi un chiaro comando: “Andate in tutto il mondo e proclamate il Vangelo a ogni creatura” (Mc 16,15). Finito il tempo di Gesù inizia il tempo della Chiesa: “Voi mi sarete testimoni a Gerusalemme, in tutta la Giudea e la Samaria e fino agli estremi confini della terra” (At 1,8). L’esperienza del Risorto non è qualcosa di personale, di intimistico: è gioia da traboccare agli altri, è entusiasmo che diventa contagioso.
Il primo, vero, insostituibile compito del cristiano è la trasmissione della fede. Ecco perché la Chiesa “è per sua natura missionaria” (Ad gentes, n. 2). Tutti dobbiamo farci apostoli del Vangelo ricevuto. Dobbiamo riscoprire il carisma profetico che deriva dal nostro battesimo (Lumen gentium, n. 35; Ad gentes, n. 15): ormai la Chiesa è il popolo tutto di profeti che era stato preannunciato da Gioele per i tempi finali (Gl 3,1-5; At 2,15-21).
Anche noi oggi siamo chiamati da Gesù ad essere testimoni della sua resurrezione: tutti abbiamo questa vocazione, preti, suore e laici. Per tutti vale l’ammonimento di Paolo: “E’ un dovere per me predicare il vangelo: guai a me se non predicassi il vangelo!” (1 Cor 9,16); tutti dobbiamo annunziare la Parola “in ogni occasione, opportuna e non opportuna” (2 Tm 4,2). E se preti e consacrati lo fanno “istituzionalmente”, ai laici dice il Concilio: “Ogni laico deve essere un testimone della resurrezione e della vita del Signore Gesù e un segno del Dio vivo al cospetto del mondo” (LG 38); “I laici sono soprattutto chiamati a rendere presente e operosa la Chiesa in quei luoghi e in quelle circostanze in cui essa non può diventare sale della terra se non per mezzo loro… Grava quindi su tutti i laici il glorioso peso di lavorare affinché il divino disegno di salvezza raggiunga ogni giorno più tutti gli uomini di tutti i tempi e di tutta la terra. Sia perciò loro aperta qualunque via (ndr: !!!) affinché… anch’essi attivamente partecipino all’opera salvifica della Chiesa” (LG 33); “Bisogna che tutti cooperino alla dilatazione e all’incremento del Regno di Cristo nel mondo” (LG 35).
PORRE SEGNI DEL RISORTO
I credenti sono chiamati ad evangelizzare ponendo nel mondo segni concreti della Resurrezione di Gesù: la lotta contro il male, l’ingiustizia, la povertà in tutte le sue forme (“cacciare i demoni”), creare una nuova fratellanza e solidarietà universali (“parlare lingue nuove”), guarire le malattie (“imporranno le mani ai malati e questi guariranno”: Mc 16,17), certi che il Signore li sosterrà sempre con la sua forza divina (“prenderanno in mano serpenti e, se berranno qualche veleno, non recherà loro danno”: Mc 16,17-18).
LA PRESENZA DI GESÙ OGGI
L’Ascensione è una festa che ci lascia sempre un po’ d’amarezza, perché invidiamo coloro che hanno potuto incontrare il Gesù storico, e restiamo anche a noi, con il naso all’insù, a “guardare il cielo” (At 1,11), pieni di nostalgia e con un senso di solitudine. Eppure Gesù, andandosene, ci ha detto: “Ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo” (Mt 28,20). La celebrazione dell’Ascensione del Signore deve essere allora l’occasione per meditare sui tanti modi in cui Cristo è ancora presente in mezzo a noi oggi.
La Chiesa
Il Vangelo odierno (Mc 16,15-20) ci presenta la Chiesa come il luogo ora della presenza di Cristo, tramite la testimonianza dei discepoli. La Chiesa è il primo sacramento, cioè segno di Cristo. La prima grande presenza di Gesù è quella nei Sacramenti, “perché in essi agisce Cristo stesso” (Catechismo Chiesa Cattolica, n. 1127); soprattutto Gesù è presente nell’Eucarestia, quando mangiamo il suo Corpo e beviamo il suo Sangue.
La Bibbia
Se importante è la Presenza eucaristica, altrettanto lo è la Presenza nella Parola. Dice Girolamo: “Noi mangiamo la carne e il sangue di Cristo nell’Eucarestia, ma anche nella lettura delle Scritture… Io ritengo l’Evangelo corpo di Cristo”; e Ignazio di Antiochia: “Noi dobbiamo accostarci alla Scrittura come alla carne di Cristo”; e Cesario d’Arles: “Chi ascolta in modo non attento sarà colpevole quanto colui che avrà lasciato cadere negligentemente per terra il Corpo del Signore”.
I poveri
Il Vangelo afferma poi che il Signore si identifica con l’affamato, l’assetato, il forestiero, l’ignudo, il malato, il carcerato: “Ogni volta che avete fatto queste cose ad uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l’avete fatto a me” (Mt 25,31-46). I poveri “per i cristiani sono il segno sacramentale di Gesù, il Servo del Signore che si è spogliato della sua dignità divina fino ad essere uno schiavo” (E. Bianchi). Sono quindi i poveri il sacramento vivente di Cristo: è nei poveri che si incontra Gesù sulle strade della vita.
Ha detto Papa Francesco: “Noi dobbiamo diventare cristiani coraggiosi e andare a cercare quelli che sono proprio la carne di Cristo, quelli che sono la carne di Cristo…! Questo è il problema: la carne di Cristo, toccare la carne di Cristo, prendere su di noi questo dolore per i poveri… Una Chiesa povera per i poveri incomincia con l’andare verso la carne di Cristo”.
Buona Misericordia a tutti!
Chi volesse leggere un’esegesi più completa del testo, o qualche approfondimento, me li chieda a migliettacarlo@gmail.com.