Vangelo di domenica 12 gennaio: Luca 3,15-22

Battesimo Del Signore

15 Poiché il popolo era in attesa e tutti si domandavano in cuor loro, riguardo a Giovanni, se non fosse lui il Cristo, 16 Giovanni rispose a tutti dicendo: «Io vi battezzo con acqua; ma viene uno che è più forte di me, al quale io non son degno di sciogliere neppure il legaccio dei sandali: costui vi battezzerà in Spirito Santo e fuoco.
21 Quando tutto il popolo fu battezzato e mentre Gesù, ricevuto anche lui il battesimo, stava in preghiera, il cielo si aprì 22 e scese su di lui lo Spirito Santo in apparenza corporea, come di colomba, e vi fu una voce dal cielo: «Tu sei il mio figlio prediletto, in te mi sono compiaciuto».

Lc 3,15-22

Cari Consorelle e Confratelli delle Misericordie, ​sono Carlo Miglietta, medico, biblista, laico, marito, papà e nonno (www.buonabibbiaatutti.it). Anche oggi condivido con voi un breve pensiero di meditazione sul Vangelo, con particolare riferimento al tema della misericordia.

Giovanni il precursore

Luca nel “racconto” dell’infanzia (1,5-80) aveva lasciato Giovanni “nel deserto”; da qui riprende ora a parlare della sua missione, solo che a differenza di Matteo e Marco il precursore non è ferma in un luogo ma si muove “per tutta la regione del Giordano” (3,3), piuttosto popolata all’epoca per l’attività edilizia di Erode il grande e di Archelao: non è tanto un eremita che si ritira nel deserto, quanto piuttosto un profeta itinerante.

La missione di Giovanni è quella di tutti i profeti: riportare il popolo al suo Dio. La conversione è il tema abituale della predicazione profetica. Difatti non si è mai pienamente orientati verso il bene, verso Dio e il prossimo, c’è sempre qualcosa o molto da modificare, rettificare, perfezionare. Il grido di Giovanni “Preparate la via del Signore, raddrizzate i suoi sentieri” non risuona mai invano per quanti si mettono in ascolto della Parola di Dio che è sempre una spada tagliente, a doppio taglio che ha molto da recidere, sradicare nel cuore degli uomini, soprattutto del credente (cfr Is 49,2; Ebr 4,12).

Giovanni accompagna la sua predicazione con l’invito a sottoporsi a un rito simbolico che di per sé non realizzava ma indicava il cambiamento di vita che il penitente si proponeva di attuare.

Il “battesimo” consisteva in un’immersione e riemersione nelle e dalle acque del Giordano. Con tale gesto l’uomo segnalava ai presenti che nel suo intimo si andava verificando come un’abluzione spirituale, un rinnegamento delle sue vecchie abitudini con l’intento di far subentrare un nuovo regime di vita, fatto di umiltà, bontà, mansuetudine, lealtà.

Luca vorrebbe dissipare “i possibili equivoci tra la persona del Messia e quella del suo precursore, che lasciano intendere quanto doveva essere stata modesta, umile la figura e l’apparizione di Gesù, se dopo anni dalla sua prima manifestazione e affermazione il Battista poteva ancora essere confuso con lui” (O. Da Spinetoli). Il vangelo di Giovanni (1,8.19-34) sarà assai esplicito nel far rilevare che Giovanni il Battista non è il Messia. Facendo un confronto tra Luca e Matteo (dipendenti entrambi dalla fonte Q) troviamo che:

  1. Luca omette l’annuncio di Giovanni Battista che il regno di Dio è vicino (Mt 3,2) e riserva a Gesù questa proclamazione (Lc 10,9.11).
  2. Luca sopprime la descrizione del Battista nel ruolo di Elia (Mt 3,4; Mc 1,6) e il resoconto dell’attività del Battista, specialmente il fatto che accorrevano a lui da ogni regione per farsi battezzare (Mt 3,5).
  3. Nell’affermazione: “Viene dopo di me Colui che è più forte di me”, Luca allontana il pericolo che Gesù venga considerato un discepolo del Battista o forse anche un suo intimo amico. Luca considera Giovanni l’ultimo e il più grande dei profeti d’Israele, ma chiaramente al di fuori della gloriosa èra messianica che inizia con Gesù (Lc 16,16; At 13,24): in questi testi l’evangelista asserisce che Giovanni venne “prima della sua [di Gesù] venuta”.

La figura del Battista è tutta protesa verso un altro personaggio e un altro battesimo “in Spirito Santo e fuoco”. Nei confronti di Cristo, Giovanni si sente simile a uno schiavo del livello infimo: lo sciogliere il legaccio dei sandali era un atto che un padrone non poteva esigere dal suo servo ebreo, perché considerato troppo umiliante.

Il battesimo di Gesù

La narrazione del Battesimo di Gesù è in genere letterario narrativo-apocalittico.

Il battesimo che Gesù introduce è “in Spirito Santo e fuoco” e non più come la semplice purificazione praticata dal Battista. Si ha, così, il vero ritratto del precursore, che rifiuta ogni tentazione messianica, coltivata forse dai suoi discepoli, per puntare tutto su Gesù. Frattanto, quasi a completamento del ritratto, Luca anticipa la notizia della carcerazione del Battista ad opera di Erode Antipa, per il suo adulterio con Erodiade. In un certo senso, qui Luca si congeda da Giovanni: non lo farà più comparire e ometterà il racconto del suo martirio, che egli pure leggeva in Mc 6. I riferimenti tuttavia non mancheranno: Lc 7,18-33 lo presenterà attivo anche dall’interno della sua prigione, mentre Lc 9,7-9 lo supporrà già messo a morte.

Il battesimo di Gesù da parte di Giovanni conclude la rappresentazione del precursore. Luca introduce, rispetto a Matteo e Marco, in questa grande epifania di Gesù come “Figlio prediletto” di Dio, due elementi: il primo è la preghiera, un tema caro all’evangelista, mentre il secondo è la visibilità della presenza dello Spirito Santo sotto il segno “corporeo” della colomba.

“Il cielo si aprì”: il cielo si apre per permettere la comunicazione tra il mondo del divino e gli uomini. Il riferimento veterotestamentario più opportuno sembra essere Is 63,19: “Oh, se tu aprissi i cieli e scendessi! Davanti a te i monti tremerebbero!”. Si tratta di un versetto in cui l’orante chiede a Dio di riaprire il cielo, di manifestarsi e di scendere in mezzo al popolo, così da attuare un nuovo esodo. Questo suggerimento al passo di Isaia suggerisce un significato importante al battesimo di Gesù: dopo un lungo periodo di silenzio da parte di Dio e da parte del suo Spirito, ora inizia il tempo atteso, nel quale Dio di nuovo si dona agli uomini e torna a parlare.

“Discese sopra di lui lo Spirito santo in forma corporea (“somatikò”), come una colomba”: cioè in modo tangibile.

  1. Potrebbe essere un’allusione alla colomba che ritornò all’arca di Noè (Gen 8,8-12): un segno di pace tra Dio e gli uomini.
  2. Le tradizioni più antiche (Os 11,11; Sal 68,14) raffigurano il nuovo popolo d’Israele e la comunità escatologica con l’immagine della colomba. Luca intende dire che Gesù poteva quasi stendere la mano e toccare la nuova comunità che si stava formando attorno a lui, il che sarebbe stato possibile in un modo del tutto speciale quando la Pentecoste avrebbe realizzato la promessa del battesimo di Gesù.
  3. Per altri, l’immagine suggerisce l’amore di Dio che scende sulla terra (Ct 2,14; 5,2): l’espressione lucana sarebbe una falsa interpretazione della traduzione aramaico-palestinese riferita da Marco, dove l’espressione “come colomba” era una forma avverbiale riferita al movimento di discesa dello Spirito.
  4. Per altri si richiama la tradizione ebraica che vedeva una colomba nello Spirito che aleggiava sulle acque alla creazione (Gen 1,2): con Gesù inizia una nuova creazione.

“Dal cielo venne una voce”: “dal cielo” non significa tanto la provenienza quanto l’autorevolezza. E’ uno stile biblico comune che ricorre sotto varie forme, e si riferisce a un messaggio o a un’azione che esprime le speranze di Dio e la sua determinazione (Es 19,9; 1 Sam 3,4 ss; 7,10; Sal 29).

“Tu sei il mio Figlio diletto”: le parole “Figlio mio” sono una deliberata sostituzione neotestamentaria dell’ebraico “ebed” (servo). Poiché il servo del Signore è sia un individuo ideale, sia il rappresentante dell’intera comunità (Is 42,1). Gesù è completamente incarnato nella comunità escatologica, fino al punto da essere battezzato come tutti gli altri uomini; ma egli incarna pure nell’unicità singolare della sua persona i loro ideali più sublimi e le loro speranze. A motivo della sua unione totale con ogni debolezza, il Servo Gesù deve assoggettarsi anche alla morte umana in modo da poter infondere la vita in ogni sfera dell’esistenza umana. Questa associazione del battesimo di Gesù con la sua futura morte e risurrezione emerge chiaramente in Lc 12,50 (Mc 10,38). Sembra che in Luca l’espressione “Figlio mio” completata dal precedente riferimento allo Spirito Santo, sia una confessione della divinità di Gesù.

Buona Misericordia a tutti!

Chi volesse leggere un’esegesi più completa del testo, o qualche approfondimento, me li chieda a migliettacarlo@gmail.com.

Fonte dell’articolo

spazio + spadoni

SEC 2024-2025
Potrebbe piacerti anche