Vangelo di Domenica 10 dicembre: Marco 1, 1-8
II Avvento B
1Inizio del vangelo di Gesù, Cristo, Figlio di Dio. 2 Come sta scritto nel profeta Isaia: Ecco, dinanzi a te io mando il mio messaggero: egli preparerà la tua via. 3Voce di uno che grida nel deserto: Preparate la via del Signore, raddrizzate i suoi sentieri, 4vi fu Giovanni, che battezzava nel deserto e proclamava un battesimo di conversione per il perdono dei peccati. 5Accorrevano a lui tutta la regione della Giudea e tutti gli abitanti di Gerusalemme. E si facevano battezzare da lui nel fiume Giordano, confessando i loro peccati. 6Giovanni era vestito di peli di cammello, con una cintura di pelle attorno ai fianchi, e mangiava cavallette e miele selvatico. 7E proclamava: “Viene dopo di me colui che è più forte di me: io non sono degno di chinarmi per slegare i lacci dei suoi sandali. 8Io vi ho battezzato con acqua, ma egli vi battezzerà in Spirito Santo”.
Mc 1, 1-8
Cari Consorelle e Confratelli delle Misericordie, sono Carlo Miglietta, medico, biblista, laico, marito, papà e nonno (www.buonabibbiaatutti.it). Anche oggi condivido con voi un breve pensiero di meditazione sul Vangelo, con particolare riferimento al tema della misericordia.
“Il brano del Vangelo secondo Marco proposto oggi dalla liturgia contiene il titolo dell’opera, particolarmente significativo… La prima parola del titolo è «inizio» (arché), la stessa con cui si apre il libro della Genesi, dunque il libro delle sante Scritture dell’antica alleanza. Si inaugura infatti una nuova storia, una nuova creazione, con la proclamazione della «buona e bella notizia» (euanghélion), del gioioso messaggio riguardante l’evento di Gesù, il Messia, il Figlio di Dio (Mc 1,1)” (E. Bianchi).
La figura di Giovanni il Battezzatore ebbe grande rilievo nella prima comunità cristiana. Gesù lo definì “il più grande tra i nati da donna” (Lc 7,28). Il Vangelo di Luca dice genericamente che Maria ed Elisabetta, madre del Battista, “sono parenti (synghenìs)” (Lc 1,36). La Chiesa Ortodossa, invece, venera Elisabetta e Maria come figlie di sorelle (Esmerìa ed Anna), e quindi Giovanni Battista come cugino di secondo grado di Gesù.
Per costruire il quadro di Giovanni Battista, Marco (Mc 1,6) fa riferimento all’austero Elia che indossava un “mantello di pelo” (vestito abituale di un profeta) e una “cintura di cuoio” (2 Re 1,8). “Cibo di Giovanni sono i prodotti spontanei della natura, radici e miele selvatico; la sua vita ascetica, ruvida, è quella di un uomo che non frequenta né i potenti né i luoghi urbani. Eppure «tutta la regione della Giudea e tutti gli abitanti di Gerusalemme» (Mc 1,5), espressioni enfatiche, vengono a lui nella solitudine del deserto” (E. Bianchi). Egli viene definito “voce di uno che grida nel deserto” (Mc 1,3). La profezia dell’Antico Testamento riferita a Giovanni Battista viene erroneamente attribuita, da Marco, al solo Isaia: “Come è scritto nel profeta Isaia: «Ecco, io mando il mio messaggero davanti a te, egli ti preparerà la strada. Voce di uno che grida nel deserto: preparate la strada del Signore, raddrizzate i suoi sentieri»” (Mc 1,2-3); in realtà, questo brano risulta essere la fusione di due diverse profezie: una di Malachia (“Ecco, io manderò un mio messaggero a preparare la via davanti a me e subito entrerà nel suo tempio il Signore, che voi cercate; l’angelo dell’alleanza, che voi sospirate, ecco viene, dice il Signore degli eserciti” (Mal 3,12)), e una di Isaia (“Una voce grida: «Nel deserto preparate la via al Signore, appianate nella steppa la strada per il nostro Dio»” (Is 40,3). Qualche copista, nei primi secoli, tentò anche di sanare l’incongruenza del Vangelo di Marco, mutando la formula introduttiva da: “Come è scritto nel profeta Isaia”, nella più generica: “Come è scritto nei profeti”. Matteo, che si basa sul Vangelo di Marco, riporta invece correttamente la citazione: “Egli è colui che fu annunziato dal profeta Isaia quando disse: «Voce di uno che grida nel deserto: Preparate la via del Signore, raddrizzate i suoi sentieri!»” (Mt 3,3). Si discute tuttora sui possibili rapporti fra il Battista e la comunità giudaica degli Esseni, che vivevano in comunità monastiche nel deserto, aspettavano l’avvento del Messia e praticavano il battesimo come rito di purificazione.
I Vangeli ci dicono che Giovanni dichiarò più volte di riconoscere Gesù come il Messia annunciato dai profeti, soprattutto dopo il Battesimo di Gesù al Giordano (Gv 1,3; 3,30). Ma forse qualche dubbio gli rimase se, mentre era recluso nel carcere di Macheronte, inviò alcuni dei suoi più fidati discepoli a domandargli per suo conto se fosse lui quello che doveva venire “o se si dovesse aspettare che venisse un altro Messia” (Mt 11,2-3). Comunque Giovanni decise di non sciogliere la sua scuola e di non seguire Gesù come uno dei suoi discepoli. Continuò invece la sua missione e si spinse a condannare il matrimonio tra Erode ed Erodiade, divorziatasi da Filippo (Mc 6,18), i quali lo fecero incarcerare e decapitare. «Dopo che il Battista fu giustiziato si formò un gruppo che invocava il suo nome e arrivò persino a identificarlo con il Messia, tramutandosi così in un rivale del cristianesimo nascente» (A. J. Levoratti). La novità del battesimo di Giovanni, rispetto alle abluzioni di tipo rituale che già si conoscevano nella tradizione giudaica, consisteva nel preciso impegno di “conversione”, da parte di coloro che andavano a farsi battezzare da lui.
“Giovanni chiede la preparazione di una strada al Signore e la conversione in vista della remissione dei peccati. Perché preparare una strada al Signore? Perché il Signore non chiede mai che apriamo una strada davanti a noi e la percorriamo per andare a lui, ma esattamente il contrario: chiede di sgomberare la strada sulla quale egli raggiunge noi, viene verso di noi. La strada non è la nostra, ma la sua, del Signore! L’incontro è dovuto alla sua grazia, alla sua ricerca di ciascuno di noi, non a una nostra iniziativa” (E. Bianchi).
Afferma Papa Francesco: “Come il Battista, il credente è colui che, attraverso il suo farsi vicino al fratello, esercita il ministero della consolazione: «apre la strada» nel deserto, cioè indica tracce di speranza pure là dove sembra impossibile e non permette di arrendersi, soprattutto davanti alle situazioni negative…
Poiché questo cammino non è mai compiuto, come il Battista il credente è chiamato a orientare sempre daccapo la sua vita e quella di coloro che stanno con lui, a partire dalla consapevolezza che lasciandosi raggiungere dal Vangelo si può ricominciare a vivere, a progettare, a impegnarsi. Una vita diversa non nasce infatti dal fermarsi a constatare ciò che non va, dai problemi e dal pessimismo che toglie fiato all’andare, ma da quella buona notizia che è Gesù stesso. Il Natale che ci prepariamo a celebrare vuol essere l’incontro con Colui che attraversa con noi il deserto della vita. Impariamo a non lamentarci della fatica del cammino né a scoraggiarci o a intristirci; amiamo, piuttosto, il tempo di cui disponiamo, valorizziamolo con cura…: ogni nostra giornata diventa allora tempo favorevole per riconoscere i vuoti da colmare, per spianare i colli dell’orgoglio e far spazio veramente a Colui che viene, l’unico Sposo del popolo di Dio”.
Buona Misericordia a tutti!
Chi volesse leggere un’esegesi più completa del testo, o qualche approfondimento, me li chieda a migliettacarlo@gmail.com.