Vangelo di Sabato 1 Gennaio: Luca 2, 16-21
Maria SS. Madre di Dio
16Andarono, senza indugio, e trovarono Maria e Giuseppe e il bambino, adagiato nella mangiatoia. 17E dopo averlo visto, riferirono ciò che del bambino era stato detto loro. 18Tutti quelli che udivano si stupirono delle cose dette loro dai pastori. 19Maria, da parte sua, custodiva tutte queste cose, meditandole nel suo cuore. 20I pastori se ne tornarono, glorificando e lodando Dio per tutto quello che avevano udito e visto, com’era stato detto loro. 21Quando furono compiuti gli otto giorni prescritti per la circoncisione, gli fu messo nome Gesù, come era stato chiamato dall’angelo prima che fosse concepito nel grembo.
Lc 2, 16-21
Cari Consorelle e Confratelli delle Misericordie, sono Carlo Miglietta, medico, biblista, laico, marito, papà e nonno (www.buonabibbiaatutti.it). Anche oggi condivido con voi un breve pensiero di meditazione sul Vangelo, con particolare riferimento al tema della misericordia.
MARIA SANTISSIMA, MADRE DI DIO
Oggi, all’inizio dell’anno, la Chiesa ci invita a contemplare Maria Santissima Madre di Dio. Parlare di Maria correttamente è difficile e importante. Nel 1980 il cardinal Pellegrino scriveva: “Non è disattenzione a esigenze di fondo quando nel dopo-concilio si erigono edifici sacri dove le norme della liturgia sono ignorate, per non dire calpestate, dove non avrei il coraggio di guidare un amico protestante, perché vi vedrebbe un’espressione di mariolatria, che mette sotto i piedi il mistero pasquale?”.
“«È probabile che i Protestanti dovrebbero dire più cose su Maria, se i cattolici non ne avessero dette tante, troppe». A questa affermazione di Karl Barth fanno eco le parole di Hebertr Roux: «Quello che riceviamo su Maria dal Nuovo Testamento è poco ed è troppo; è poco per giustificare lo sviluppo sproporzionato della mariologia cattolica; è tanto per giustificare il silenzio della teologia protestante intorno alla Madre del Signore». Queste testimonianze sono un invito alla sobrietà e a mai dimenticare che un serio e misurato discorso su Maria non può più prescindere, in ambito cattolico, dalla svolta metodologica e dai criteri fissati dal capitolo VIII della Lumen gentium (21 novembre 1964) e dalla Marialis cultus (2 febbraio 1972), riconfermati dalla Redentoris Mater, ciò significa che una corretta comprensione della figura della Vergine deve obbedire innanzitutto al criterio biblico, tenendo conto non solo dei testi in sé ma di come i diversi frammenti scritturistici su Maria sono celebrati dalle diverse liturgie delle chiese e spiegati dai santi Padri e dai dottori. In secondo luogo si deve tener conto del criterio antropologico o ecclesiale, passando dalla mariologia dei privilegi a vedere in questo «del tutto singolare membro della Chiesa (la) figura e (l’) eccellentissimo modello per essa nella fede e nella carità». In terzo luogo va sottolineato con vigore il criterio ecumenico, rimuovendo ostacoli e imparando a rendere ragione del perché della dottrina e del culto a Maria non solo ai fratelli di diversa denominazione cristiana, ma all’interno della stessa confessione cattolica” (G. Bruni).
Chiariamo subito: “Maria non è un punto periferico del messaggio cristiano. Certo, da sola Maria è nulla, ma è talmente collegata al Signore che diminuendo o offendendo lei la cristologia stessa viene impoverita. Parlare di mariologia non è restare nella vera fede: è bestemmia: si dovrebbe parlare di cristologia in cui è inserito il mistero di Maria perché Maria è parte di collegamento nell’annuncio di Cristo e non ha autonomia rispetto a questo annuncio” (E. Bianchi). Ecco perché il 29-10-1963 con una maggioranza di soli 40 voti su 2200 votanti fu deciso dal Concilio di non fare su Maria un documento autonomo ma di trattare di lei all’interno della Costituzione sulla Chiesa, la Lumen gentium.
L’IMPORTANZA DELLA LETTUTA TIPOLOGICA DI MARIA
La Bibbia proclama che esiste una “continuità tra Israele, Maria e la Chiesa… Ancora una volta la Madre di Gesù si rivela in cammino con il popolo di Dio dell’una e dell’altra alleanza” (A. Serra). Maria è la nuova Eva madre dei credenti, è il nuovo Israele, è la nuova Gerusalemme, ed è metafora della Chiesa. Maria “è data quale archetipo di ciò che la Chiesa stessa è chiamata ad essere; nella Madre di Dio l’assemblea dei credenti trova il proprio simbolo e la propria proiezione” (G. Bruni): in quest’ottica, la riflessione orante della Chiesa vedrà nella sua Immacolata Concezione l’anticipazione in Maria della comune sorte di intimità con Dio, nella sua Verginità la totalità della Presenza di Dio dei tempi escatologici, nella sua Assunzione il realizzarsi per la benedetta tra le donne del progetto che Dio ha per tutti noi. Anche il Concilio Vaticano II ci ha esortato a questa lettura tipologica di Maria, “sovreminente e del tutto singolare membro della Chiesa, figura ed eccellentissimo modello per essa («typus et exemplar spectatissimum»)” (Lumen gentium, n. 53).
La lettura tipologica, profondamente biblica, di Maria, non esclude quella più personalistica: “Non il sentimento, ma la parola testamentaria del Signore in croce ha stabilito che Maria fosse la madre di coloro che sono una cosa sola con lui, consapevoli adesso di avere, accanto a un padre nella fede, Abramo, anche una madre nella fede, Maria” (G. Bruni). La lettura tipologica e di simbolismo collettivo non ridimensiona né sminuisce la lettura individualistica.
MARIA NELLA RIFLESSIONE ECUMENICA
“Si constata l’esistenza di una zona di consenso delle confessioni cristiane riguardo a Maria:
- Primato di Cristo e priorità del discorso cristologico su quello di Maria (dal «per mezzo di Maria a Gesù» a «in Cristo a Maria»).
- Modello della Chiesa nella vita di fede, di ascolto della parola, di servizio del Signore.
- Maria lodata per le grandi opere di Dio in lei.
- Anche la preghiera con Maria non offre particolari difficoltà, essendo già testimoniata nella prima comunità cristiana” (R. Bertalot, S. De Fiores).
Infine, Maria prega per noi, come i grandi intercessori (1 Pt 3,12; Sl 34,16; Gc 5,16), e con noi: “Maria non sta tra la Chiesa e la Tri-unità di Dio, ma dentro la Chiesa, assieme ad essa, adora il Padre in Spiritu veritatis, mossa dallo Spirito della Verità che è il Figlio Gesù” (G. Bruni).
La Dichiarazione ecumenica mariana di Malta afferma: “Questo inserimento di Maria nel culto attorno all’Agnello immacolato (aspetto cristologico) associata a tutta la liturgia celeste (aspetto ecclesiologico) impedisce ogni interpretazione che sembri attribuire a Maria un onore che è dovuto a Dio solo”.
Riscoprire così Maria, nostra sorella e amica, madre nella Fede, una di noi, in cui si è già realizzato, per grazia dell’Altissimo e del suo “Sì”, il progetto che Dio ha per tutti noi, ci riempia di gioia e di speranza. E ci stimoli a diventare, come lei, icone viventi del Figlio, nell’ascolto obbediente e nella prassi agapica, nel discepolato fedele e umile fino alla Croce, per godere anche noi della sua stessa sorte beata.
Buona Misericordia a tutti!
Chi volesse leggere un’esegesi più completa del testo, o qualche approfondimento, me li chieda a migliettacarlo@gmail.com.