
Vangelo di domenica 09 marzo: I Domenica di Quaresima anno C – Luca 4,1-13
1 Gesù, pieno di Spirito Santo, si allontanò dal Giordano e fu condotto dallo Spirito nel deserto 2 dove, per quaranta giorni, fu tentato dal diavolo. Non mangiò nulla in quei giorni; ma quando furono terminati ebbe fame. 3 Allora il diavolo gli disse: «Se tu sei Figlio di Dio, di’ a questa pietra che diventi pane». 4 Gesù gli rispose: «Sta scritto: Non di solo pane vivrà l’uomo». 5 Il diavolo lo condusse in alto e, mostrandogli in un istante tutti i regni della terra, gli disse: 6 «Ti darò tutta questa potenza e la gloria di questi regni, perché è stata messa nelle mie mani e io la do a chi voglio. 7 Se ti prostri dinanzi a me tutto sarà tuo». 8 Gesù gli rispose: «Sta scritto: Solo al Signore Dio tuo ti prostrerai, lui solo adorerai». 9 Lo condusse a Gerusalemme, lo pose sul pinnacolo del tempio e gli disse: «Se tu sei Figlio di Dio, buttati giù; 10 sta scritto infatti:
Ai suoi angeli darà ordine per te,
perché essi ti custodiscano;
11 e anche:
essi ti sosterranno con le mani,
perché il tuo piede non inciampi in una pietra».
12 Gesù gli rispose: «È stato detto: Non tenterai il Signore Dio tuo». 13 Dopo aver esaurito ogni specie di tentazione, il diavolo si allontanò da lui per ritornare al tempo fissato.Lc 4,1-13
Cari Consorelle e Confratelli delle Misericordie, sono Carlo Miglietta, medico, biblista, laico, marito, papà e nonno (www.buonabibbiaatutti.it). Anche oggi condivido con voi un breve pensiero di meditazione sul Vangelo, con particolare riferimento al tema della misericordia.
Ecco qui un elemento di predicazione apostolica: in un’immagine pittorica, quindi simbolica, si esprime prima la solidarietà di Cristo con l’uomo, e poi la sua vittoria sul male.
“Fu condotto dallo Spirito nel deserto”
Bellissimo questo versetto. È lo Spirito d Dio: è Dio che ci ha fatti limitati, che ci ha fatti creature, per avere un partner nell’amore che fosse altro da sé, lui che l’infinito, 1’illimitato, l’eterno; ha fatto l’uomo con un limite creaturale, perché potesse dialogare con lui nell’amore, perché potesse essere diverso da lui, così che l’uomo è limitato, sottoposto alla prova, sottoposto alla tentazione.
Quindi è lo Spirito che permette la prova, per poter permettere a noi di rispondere nell’amore all’amore di Dio. Dio non ci prende per il collo, Dio non ci violenta. Dio ci propone il suo Amore e ci ha fatti capaci di aderire al suo amore o anche di respingerlo. Nell’esercizio positivo della liberta ci è permesso di dimostrare che noi gli siamo fedeli.
Il deserto è il luogo della prova, della lotta contro gli spiriti maligni; è il luogo dove siamo lontani dalle ricchezze di questo mondo, siamo lontani da tutto, dalla vita di tutti i giorni. E’ anche il luogo di incontro con Dio, il luogo in cui possiamo ascoltare la sua voce, dialogare con lui, rapportarci a lui, è il luogo in cui possiamo “fare all’amore” con Dio. Ma è anche il luogo della prova, il luogo in cui possiamo rimpiangere le cipolle di Egitto, rimpiangere la carne del Faraone, in cui malediciamo di essere usciti dalla terra di schiavitù di Egitto, in cui non crediamo di arrivare alla terra Promessa, il luogo in cui noi possiamo farci l’idolo del vitello d’oro, e anche il luogo dove affrontiamo la lotta contro i nemici, i nemici di Israele.
Anche noi abbiamo i nostri deserti, le nostre difficoltà, la nostalgia talora della schiavitù, la paura della libertà: è un momento che passiamo tutti, ed e lì, nella prova, che si vede se amiamo il Signore: non è quando va tutto bene, è quando cominciano le difficoltà che dobbiamo dire: “Signore io credo in te. Io credo che questa vita, anche se creaturale, quindi limitata, quindi con l’esperienza della malattia e dell’angoscia, è un tuo dono. Nonostante tutto io credo che sia un tuo dono. Perché la vita è importante non perché è piena di salute, piena di ricchezza, ma perché è il momento in cui io posso dire: “Ti amo”, oppure: “Non ti amo”: allora ogni vita prende valore, anche la vita dell’handicappato, anche la vita del malato terminale.
Ecco qui la differenza tra la logica del mondo e la logica del cristiano. Nella logica del mondo la vita ha valore per quel che possiedi. Nella logica del cristiano la vita ha valore nella sua finitudine perché fa parte dell’essere creatura. La vita ha sempre valore perché e il momento dell’incontro con Dio, e il momento in cui posso dire: “Ti amo” a Dio che mi dice: “Ti amo”. Indipendentemente dal fatto che io abbia due gambe o una o nessuna. Indipendentemente dal fatto che io stia bene o sia in fase terminale.
“Per quaranta giorni, fu tentato dal diavolo”
Gesù è tentato per quaranta giorni. Quaranta è un numero simbolico con cui si intende il tempo stabilito da Dio: non solo negli scritti biblici, ma anche in altri scritti ebraici ricorre spesso il numero quaranta come simbolo per definire un tempo stabilito da Dio: Israele sta nel deserto quaranta anni. E’ il tempo classico del digiuno: in gran parte della Scrittura si parla sempre di quaranta giorni di digiuno.
Gesù è tentato da Satana: ma chi è questo Satana? Satana, nei libri più antichi del Vecchio Testamento, è il Pubblico ministero, non il cattivo, ma è l’angelo è così fedele alla legge, innamorato della legge, che continuamente, di fronte a Dio, accusa gli uomini peccatori.
Israele si trova Satana che continuamente lo accusa dei suoi peccati, per fedeltà alla Legge. Esiste un genere letterario del Processo di IHWH: cioè IHWH chiama le nazioni, una per una: in tale processo l’accusatore è Satana, colui che dice: “IHWH, punisci Israele perché ha peccato”, dunque il Pubblico ministro. Quest’ultimo ben presto diventa l’avversario. Ai tempi di Gesù, soprattutto da parte in una certa teologia rabbinica anche per particolari influssi persiani, i demoni vengono descritti come angeli decaduti: ma la storia degli angeli decaduti non c’è esplicitamente nella Bibbia: non ha fondamento biblico.
Qualcuno asserisce che questi demoni sarebbero i figli di Dio che si sposarono con le figlie dell’uomo (Gen 6), comunque al tempo di Gesù si pensa che esistano queste creature, che all’inizio accusavano Israele perché innamorate della legge, poi ad un certo momento hanno iniziato ad essere avversari. Ecco che nell’A.T. da accusatore diventa avversario, diventa il nemico dell’uomo, non solo colui che accusa Israele davanti a Dio, ma colui che tenta Israele, che gode nel vedere Israele in difficoltà.
I rabbini, riprendendo l’idea di origine persiana, pensano a questi demoni come delle figure negative le quali fomentano il male in mezzo agli uomini e diventano in qualche misura 1’avversario di Dio.
II nome greco è “diaballo”, che significa “divido”: i demoni sono i divisori, perché sono coloro che dividono l’uomo da Dio, dividono gli uomini fa di loro e dividono l’uomo all’interno di se stesso. Cioè sono la causa delle nostre schizofrenie, delle nostre divisioni interiori, delle nostre angosce, delle nostre ansie. Se noi notiamo, spesso nel Nuovo Testamento i demoni sono descritti in termini collettivi: “Uscirono da lui sette demoni”; “Come ti chiami?”, Gesù chiede a un demone; e gli viene data per risposta il nome “Legione”, che significa “gruppo”. Le forze del male sono in noi causa di fratture interne, di ansia, di schizofrenia.
Le lettere ebraiche hanno un valore numerico, come i numeri romani (L vale cinquanta, X vale 10, ecc.). Il nome “Satana”, scritto in ebraico, equivale al numero 364, che sono i giorni dell’anno meno uno, il giorno del Kippur o festa dell’espiazione, per intendere che tutta la nostra vita, tutta la nostra realtà, sono sotto questo segno dei male.
Gesù si inserisce nella cultura del suo tempo, e intende con Satana, il male, due cose:
a) satana non è 1’origine del male, non è un anti-Dio, e tantomeno un dio cattivo che si oppone ad un Dio buono. Per la Bibbia non è una divinità, un principio metafisico del male: si afferma subito con forza nella Genesi che è una delle “chajjat hassadeh”, “bestie selvatiche” (Gen 3,1: cfr.2,19.20), un animale, una creatura. Anche il genere letterario del racconto del serpente tentatore non ci permette di farne una lettura teologica sulle origini del male: è piuttosto una saga eziologica per spiegare come mai tra tanti animali considerati “cosa buona” ve ne sia uno da sempre e da tutti (e soprattutto… dalle donne, cfr Gen 3,15!) considerato schifoso e immondo. Con questa rappresentazione il male è demitizzato, è dedivinizzato, è rappresentato in un “essere del campo”, che appartiene cioè alla realtà delle cose che non sono in Dio; ma è un essere che si distingue per la sua “astuzia”, che esercita una potenza e una forza di seduzione, che rappresenta una dominante. Esso possiede un’intrinseca malizia che esercita attraverso la tentazione agendo nell’ambito del creato: non è una divinità concorrente con Dio… Genesi ci dice chiaramente che satana è una bestia, una delle bestia della terra, il serpente che strisciava, quindi una creatura. Non è una potenza malefica: è una creatura libera che vota contro, che non tira dalla parte di Dio, ma non è l’origine e la fonte del male.
Gesù, prendendo la cultura del suo tempo, vede come preda di queste forze del male, simboleggiate dalle figure dei demoni, i malati, spesso verranno chiamati indemoniati: cioè sono persone che subiscono questo influsso delle forze malefiche. Sono definiti spiriti impuri, perché sono contrari a Dio: Dio è sacro, Dio è il Santo, e ciò che non è Santo non e puro e perciò lontano da Dio.
Le Chiese riformate hanno sempre interpretato i demoni solamente in senso simbolico. La Chiesa Cattolica, sulla base di questi brani, ha sempre proposto l’esistenza di questi demoni come persone reali: ma, ricordiamoci bene, sono delle realtà subordinate. Non diamo loro molto spazio! Anche noi siamo satana: quando siamo contro Dio, quando noi pecchiamo, quando noi invece di dare il buon esempio diamo il cattivo esempio, facciamo la stessa cosa che fa il demonio.
Non è una forza occulta con chissà quale forza tremenda: è una bestiaccia, come dice Genesi, una delle bestia della selva, ed e assolutamente vinta dalla Risurrezione del Signore. Gesù lo dirà in tanti brani in cui parlerà dei demoni: dirà che egli è il più forte, e che vincerà definitivamente i demoni, e i demoni sono stati definitivamente sconfitti nella passione morte e risurrezione di Gesù.
Dunque, in una civiltà come quella attuale, dove si crede alle fattucchiere ai maghi, alle “messe nere” e a storie di questo genere, bisogna riaffermare con forza che la religione cristiana non e la religione del demonio. che è una bestia e basta, ma che è la religione di Gesù Cristo, Figlio di Dio che, morendo sulla Croce e risorgendo, vince definitivamente il male, la malattia, il peccato, la morte.
Le tentazioni
Le tentazioni, se guardiamo bene, sono sempre il scegliere tra servire ed essere servito.
La prima tentazione è che quella di usare i beni: “Trasforma questi sassi in pane”: così tutti diranno: “Oh, che bravo! Sei Figlio di Dio!”.
La seconda tentazione è quella delle ricchezze: “Adorami, e tutto il mondo sarà tuo”.
La terza tentazione è quella dei gesti spettacolari: “Buttati giù dal pinnacolo del tempio”.
E notiamo: tutto a fin di bene. Quante volte noi pecchiamo a fin di bene, quante volte la Chiesa è tentata di usare i beni di questo mondo per la maggior gloria del Regno di Dio. Tante volte la Chiesa ama fare gesti spettacolari per la maggior gloria del Regno di Dio. Ricordiamoci che la Chiesa siamo noi: quante volte sentiamo dai credenti questa mentalità: “Ah! Se divento importante, se faccio carriera farò più del bene”. Questa non è la logica dell’Evangelo.
Tante volte a fin di bene noi commettiamo veramente dei peccati. Tante volte lo avvertiamo dai discorsi che sentiamo fare anche in comunità, come la quantificazione del numero dei cristiani, o: “Più cristiani vanno al potere, più faranno del bene”: non e vero!
Più i cristiani soffrono, più i cristiani si mettono all’ultimo posto, più i cristiani scelgono veramente la via dello svuotamento, la via della croce di Cristo, più il seme, morendo, porta frutto.
È un’altra logica. Il peccato è sempre una tentazione tra il servirsi e il servire, anche se a volte scegliamo il servirsi a fin di bene. È proprio a fin di bene che a volte si compie il male. La logica del Vangelo è invece quella di fare la fila con i peccatori, di prendere la croce, di morire crocifissi.
Lasciamoci guidare dallo Spirito Santo, questo Spirito che riempie Gesù, questo Spirito che è con lui nella prova. Abbiamo con noi lo Spirito di Dio! Lo Spirito di Dio ci guida, ci dà la forza di fuggire al peccato, e di dire: “Ti amo!” al suo: “Ti amo!”. Il Signore ci accompagna ogni momento con il suo Spirito.
Buona Misericordia a tutti!
Chi volesse leggere un’esegesi più completa del testo, o qualche approfondimento, me li chieda a migliettacarlo@gmail.com.