
Vangelo di domenica 06 aprile V Domenica di Quaresima anno C – Giovanni 8, 1-11
1 Gesù si avviò allora verso il monte degli Ulivi. 2 Ma all’alba si recò di nuovo nel tempio e tutto il popolo andava da lui ed egli, sedutosi, li ammaestrava. 3 Allora gli scribi e i farisei gli conducono una donna sorpresa in adulterio e, postala nel mezzo, 4 gli dicono: «Maestro, questa donna è stata sorpresa in flagrante adulterio. 5 Ora Mosè, nella Legge, ci ha comandato di lapidare donne come questa. Tu che ne dici?». 6 Questo dicevano per metterlo alla prova e per avere di che accusarlo. Ma Gesù, chinatosi, si mise a scrivere col dito per terra. 7 E siccome insistevano nell’interrogarlo, alzò il capo e disse loro: «Chi di voi è senza peccato, scagli per primo la pietra contro di lei». 8 E chinatosi di nuovo, scriveva per terra. 9 Ma quelli, udito ciò, se ne andarono uno per uno, cominciando dai più anziani fino agli ultimi.
Rimase solo Gesù con la donna là in mezzo. 10 Alzatosi allora Gesù le disse: «Donna, dove sono? Nessuno ti ha condannata?». 11 Ed essa rispose: «Nessuno, Signore». E Gesù le disse: «Neanch’io ti condanno; va’ e d’ora in poi non peccare più».Gv 8, 1-11
Cari Consorelle e Confratelli delle Misericordie, sono Carlo Miglietta, medico, biblista, laico, marito, papà e nonno (www.buonabibbiaatutti.it). Anche oggi condivido con voi un breve pensiero di meditazione sul Vangelo, con particolare riferimento al tema della misericordia.
Il Vangelo di misericordia
Il messaggio di Gesù è solo un annuncio di liberazione, di gioia: è veramente un inaudito Evangelo. Gesù viene solo per salvare il mondo: “Il Padre infatti non giudica nessuno, ma ha rimesso ogni giudizio al Figlio” (Gv 5,22). Ma “Dio non ha mandato il Figlio nel mondo per giudicare il mondo, ma perché il mondo si salvi per mezzo di lui” (Gv 3,17); “Il Figlio dell’uomo infatti è venuto a cercare e a salvare ciò che era perduto” (Lc 19,10).
“È dunque nella tradizione sia ebraica che cristiana proclamare che la misericordia di Dio è infinita, che Dio condanna il peccato, il male commesso, ma non vuole né la morte né la condanna del peccatore. Anche Gesù di Nazareth – secondo un brano evangelico che ora troviamo al capitolo 8 del Vangelo di Giovanni, ma che nella Chiesa antica ha faticato a trovare una collocazione certa e documentata, a causa del messaggio scandaloso che conteneva – di fronte a una donna sorpresa in flagrante adulterio, disse: <<Donna, nessuno ti ha condannata? Neanch’io ti condanno! Va’ e non peccare più!>> (Gv 8,10-11). È in fedeltà a questa <<buona notizia>> che Papa Giovanni, nell’enciclica Pacem in terris cinquant’anni fa affermava che non bisogna <<mai confondere l’errore con l’errante>> e che <<l’errante è sempre e anzitutto un essere umano e conserva, in ogni caso, la sua dignità di persona>> e va quindi trattato con misericordia e compassione” (E. Bianchi).
Il Messia degli esclusi
Non esiste povero o peccatore che non sia raggiunto dall’Evangelo di Gesù. Gli esclusi, gli ultimi, sono i destinatari privilegiati del suo messaggio. Alla nascita di Gesù, gli angeli proclamano: “Non temete, ecco vi annunzio una grande gioia, che sarà di tutto il popolo: oggi vi è nato nella città di Davide un salvatore, che è il Cristo Signore” (Lc 2,10-11). E lo annunciano non ai sacerdoti o agli scribi, nella santità del Tempio, ma a poveri pastori, considerati impuri, a causa della loro convivenza con gli animali, e ritenuti disonesti, a causa delle loro continue violazioni dei confini territoriali alla ricerca di pascoli per il loro bestiame.
Nella sua vita pubblica, Gesù è l’“amico dei pubblicani e dei peccatori” (Mt 11,19), e non ha timore di turbare i benpensanti sedendo addirittura alla mensa di questi emarginati: e il mangiare insieme era per gli ebrei segno di massima intimità. Gli scribi dei farisei ne erano quindi scandalizzati e “dicevano ai suoi discepoli: <<Come mai egli mangia e beve in compagnia dei pubblicani e dei peccatori?>>. Avendo udito questo, Gesù disse loro: <<Non sono i sani che hanno bisogno del medico, ma i malati; non sono venuto per chiamare i giusti, ma i peccatori>>” (Mc 2,16-17).
La Legge imponeva: “Se uno commette adulterio con la moglie del suo prossimo, l’adultero e l’adultera dovranno esser messi a morte” (Lv 20,10). Gesù invece, come abbiamo visto, accoglie l’adultera perdonandola e rimandandola in pace.
Nella Bibbia sta scritto che non si doveva avere rapporti con i samaritani, considerati fuori della comunione di Israele perché razzialmente ibridi e con un culto spesso sincretista, che univa l’adorazione al Dio di Israele con quella ad altre divinità. Ma Gesù va anche in Samaria ad annunciare il Regno di Dio, anche se è respinto dai samaritani perché sta andando a Gerusalemme, mentre essi adorano Dio sul monte Garizim. E un’altra volta si ferma a parlare con una donna samaritana per annunciare a lei, al pozzo di Giacobbe, il Regno di Dio.
Al Tempio non potevano accedere i malati e i pagani: “<<Quanto ai ciechi e agli zoppi, sono in odio a Davide>>. Per questo dicono: <<Il cieco e lo zoppo non entreranno nella casa>>” (2 Sam 5,8). Alla fine dell’episodio della cacciata dei venditori dal tempio, Matteo annota: “Gli si avvicinarono ciechi e storpi nel tempio ed egli li guarì” (Mt 21,14): in Gesù nessuno è più emarginato: tutti ormai sono ammessi nella casa di Dio.
Gesù si lascia toccare da “una donna, che da dodici anni era affetta da emorragia”, anche se la Legge lo proibiva, non rifiuta i gesti di affetto di una peccatrice, suscitando l’indignazione di benpensanti, tocca i lebbrosi per guarirli, rompendo la segregazione legale a cui erano costretti, facendoli risorgere dalla loro morte sociale… La sua misericordia raggiunge tutti!
Perdono e vita nuova
“Misericordia e bontà, biblicamente, non sono sentimenti passeggeri o morali ma, facendo riferimento al grembo / utero materno, mettono in evidenza la natura di Dio e, nel Nuovo Testamento, svelano che Gesù è la rivelazione della misericordia di Dio, non come sentimento passeggero, ma come anticipo della vita che donerà con la sua morte. Quando si è afferrati dalla misericordia di Dio, si scoppia di vita da traboccarne e la persona, come donna partoriente, zampilla la vita con la vita di un altro (figlio). È questo lo scandalo del Dio di Gesù Cristo: la compassione / misericordia di Dio fa rinascere a nuova vita” (A. Ponso).
Gesù “non si limita a cancellare il male, ma rigenera la persona a nuova vita come se rinascesse nuovamente. Risulta chiaro nell’episodio dell’adultera narrato nel vangelo di Giovanni: <<Donna… nessuno ti ha condannata? Nessuno, Signore… Neanch’io ti condanno; va’ e d’ora in poi non peccare più>> (Gv 8, 10-11). Nel <<perdono>> di Gesù alla donna si evidenzia un atto di liberazione che è il punto di partenza per la vita nuova di una persona destinata alla morte per lapidazione da parte di coloro che l’avevano abusata” (P. Farinella). Come dice Paolo: “Quindi se uno è in Cristo, è una creatura nuova; le cose vecchie sono passate, ecco ne sono nate di nuove. Tutto questo però viene da Dio, che ci ha riconciliati con sé mediante Cristo e ha affidato a noi il ministero della riconciliazione. È stato Dio infatti a riconciliare a sé il mondo in Cristo, non imputando agli uomini le loro colpe e affidando a noi la parola della riconciliazione… Vi supplichiamo in nome di Cristo: lasciatevi riconciliare con Dio. Colui che non aveva conosciuto peccato, Dio lo trattò da peccato in nostro favore, perché noi potessimo diventare per mezzo di lui giustizia di Dio” (2 Cor 5,17-21).
Buona Misericordia a tutti!
Chi volesse leggere un’esegesi più completa del testo, o qualche approfondimento, me li chieda a migliettacarlo@gmail.com.