Vangelo di Domenica 04 Giugno: Giovanni 3, 16-18
SS. Trinità A
“16 Dio infatti ha tanto amato il mondo da dare il suo Figlio unigenito, perché chiunque crede in lui non muoia, ma abbia la vita eterna.
17 Dio non ha mandato il Figlio nel mondo per giudicare il mondo, ma perché il mondo si salvi per mezzo di lui.
18 Chi crede in lui non è condannato; ma chi non crede è già stato condannato, perché non ha creduto nel nome dell’unigenito Figlio di Dio”.
Gv 3, 16-18
Cari Consorelle e Confratelli delle Misericordie, sono Carlo Miglietta, medico, biblista, laico, marito, papà e nonno (www.buonabibbiaatutti.it).
Anche oggi condivido con voi un breve pensiero di meditazione sul Vangelo, con particolare riferimento al tema della misericordia.
Da: C. MIGLIETTA, L’INGIUSTIZIA DI DIO e altre anomalie del suo Amore…, Gribaudi, Milano
DIO GIUDICE O AVVOCATO DIFENSORE?
Spesso nella Bibbia si usa il genere letterario del “processo”, o meglio della “controversia”, nei riguardi di Israele (Os 4,1; 12,3; Is 3,13; Mi 6,2; Ger 2,9), delle altre nazioni (Ger 25,31; 46-51), di singoli (Gb 1-2). In questo procedimento la parte dell’accusa è spesso svolta da satana, che si presenta come il pubblico ministero che, nella Scrittura, accusa i rei non tanto per odio contro di essi ma, paradossalmente, per assoluta fedeltà al concetto tradizionale di giustizia divina. Emblematico è il racconto del libro di Giobbe, quando satana vuole vedere se la fede di questo giusto sia una fede di comodo, motivata dai molteplici benefici di cui Dio lo ha colmato, o se invece sia una fede pura, disinteressata, “per nulla” (Gb 1,19). Così il profeta Zaccaria dice che accanto al sommo sacerdote Giosuè c’era “satana alla sua destra per accusarlo” (Zc 3,1-2). Il diavolo fa la parte dell’“assatan”, dell’accusatore. E come per l’imputato il pubblico ministero, che sostiene l’accusa contro di lui, è figura ostile e negativa, così l’accusatore si colora dell’odio degli accusati, e acquista valenze negative, fino a che satana diventa il nome stesso del diavolo, che prende il nome di “satana” (1 Cr 21,1).
Ma se l’accusa è sostenuta dal diavolo, a fianco del peccatore si ergono alcuni Avvocati difensori illustrissimi.
Innanzitutto Dio stesso: lo dice Paolo nella lettera ai Romani: “Chi accuserà gli eletti di Dio? Dio giustifica” (Rm 8,33).
Poi Gesù, il Figlio: “Chi condannerà? Cristo Gesù, che è morto, anzi, che è risuscitato, sta alla destra di Dio e intercede per noi?” (Rm 8,34); infatti “se qualcuno ha peccato, abbiamo un avvocato presso il Padre: Gesù Cristo giusto” (1 Gv 2,1); egli “può salvare perfettamente quelli che per mezzo di lui si accostano a Dio, essendo egli sempre vivo per intercedere a loro favore” (Eb 7,25); egli si “presenta ora al cospetto di Dio in nostro favore” (Eb 9,24). Gesù è il nostro grande avvocato difensore, e lo dimostra anche sulla croce: “Gesù, sulla Croce, userà questo potere […] quando risponderà alle ultime provocazioni («Se sei Figlio di Dio, scendi…») con tutta la potenza del suo Amore: «Padre, perdona loro, perché non sanno quello che fanno» (Lc 23,34). Sulla croce Gesù testimonia tutta la sua infinita capacità d’Amore e tutta la sua intelligenza «giuridica», riuscendo anche a trovare, dinanzi all’inferno, la motivazione tecnica per l’assoluzione: gli imputati – tutti gli uomini – vanno assolti per incapacità di intendere e di volere” (A. D’Ascanio).
Lo Spirito santo è “un altro Paraclito” (Gv 14,16), un altro avvocato difensore come Gesù. Il termine “paràkletos” (Gv 14,26; 15,26; 16,7) può avere più significati: come passivo di “parakalèin” è il “chiamato vicino”, l’avvocato difensore o il testimone a favore in un processo; in forma attiva “parakalèin” è “colui che si fa vicino”, il protettore, l’amico, il consolatore; correlato a “paràklesis”, è colui che esorta, che incoraggia. Non è casuale che Girolamo, traducendo il Vangelo in latino nella cosiddetta Vulgata, abbia preferito mantenere la semplice translitterazione dal greco, “paracletus”, per mantenere tutti i significati.
Infine la grande tradizione cristiana ha sempre acclamato Maria, nella “Salve Regina”, come “avvocata nostra”, lei che nell’“Ave Maria” è invocata come colei che “prega per noi peccatori adesso e nell’ora della nostra morte”.
E con un tale collegio difensivo la vittoria è assicurata: perciò Gesù “disse: «Io vedevo satana cadere dal cielo come la folgore»” (Lc 10,18): si noti come satana qui, come nell’Antico Testamento, non sta all’inferno, ma in cielo, ad accusare gli uomini. E Giovanni nell’Apocalisse afferma: “Udii una gran voce nel cielo che diceva: <<Ora si è compiuta la salvezza, la forza e il regno del nostro Dio e la potenza del suo Cristo, poiché è stato precipitato l’accusatore dei nostri fratelli, colui che li accusava davanti al nostro Dio giorno e notte>>” (Ap 12,10)….
Nel “giorno del giudizio” “non saremo in un’aula di un tribunale terreno, in balìa di giudici alla ricerca di prove per condannare o assolvere, persi dietro una memoria scritta di misfatti compiuti dall’imputato. Saremo nella casa di un Padre e di una Madre: l’Amore farà di tutto per scovare in noi ciò in cui più gli rassomigliamo. E il suo sguardo penetrante, come lama di luce scesa nel nostro intimo, troverà nelle nostre peripezie quell’attimo, quel gesto, quel sentimento grazie a
cui ci salverà. Perché nel giudizio Dio non siede nello scranno del Giudice, ma starà seduto accanto a noi e farà di tutto per salvarci. Egli ha detto: <<Io sono con te per salvarti>> (Ger 1,19). Come avvocato difensore. Egli non accusa, ma ci scagiona. Egli non condanna, ma ama. Egli è un Padre e una Madre in trepidazione per la sorte dei figli. Come quel Padre, il quale, appena vide il figlio da lontano tornare a casa, «gli corse incontro, lo abbracciò, e iniziò la festa in suo onore per accoglierlo come figlio»” (Lc 15,20-24)” (A. Fontana).
Questa certezza anima nei cuori dei credenti una Festa senza fine. Dice Giovanni: “Per questo l’amore ha raggiunto in noi la sua perfezione, perché abbiamo fiducia nel giorno del giudizio; perché come è lui, così siamo anche noi, in questo mondo. Nell’amore non c’è timore, al contrario l’amore perfetto scaccia il timore, perché il timore suppone un castigo e chi teme non è perfetto nell’amore. Noi amiamo, perché egli ci ha amati per primo” (1 Gv 4,17-19).
Così che ciascuno può cantare, con Paolo: “Chi ci separerà dunque dall’amore di Cristo? Forse la tribolazione, l’angoscia, la persecuzione, la fame, la nudità, il pericolo, la spada…? Ma in tutte queste cose noi siamo più che vincitori per virtù di colui che ci ha amati. Io sono infatti persuaso che né morte né vita, né angeli né principati, né presente né avvenire, né potenze, né altezza né profondità, né alcun’altra creatura potrà mai separarci dall’amore di Dio, in Cristo Gesù, nostro Signore” (Rm 8,35-39).
Buona Misericordia a tutti!
Chi volesse leggere un’esegesi più completa del testo, o qualche approfondimento, me li chieda a migliettacarlo@gmail.com.
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