Vangelo di Domenica 03 marzo: Giovanni 2, 13-25
III Domenica di Quaresima B
“13Si avvicinava intanto la Pasqua dei Giudei e Gesù salì a Gerusalemme. 14Trovò nel tempio gente che vendeva buoi, pecore e colombe e, là seduti, i cambiamonete. 15Allora fece una frusta di cordicelle e scacciò tutti fuori dal tempio, con le pecore e i buoi; gettò a terra il denaro dei cambiamonete e ne rovesciò i banchi, 16e ai venditori di colombe disse: «Portate via di qui queste cose e non fate della casa del Padre mio un mercato!». 17I suoi discepoli si ricordarono che sta scritto: Lo zelo per la tua casa mi divorerà. 18Allora i Giudei presero la parola e gli dissero: «Quale segno ci mostri per fare queste cose?». 19Rispose loro Gesù: «Distruggete questo tempio e in tre giorni lo farò risorgere». 20Gli dissero allora i Giudei: «Questo tempio è stato costruito in quarantasei anni e tu in tre giorni lo farai risorgere?». 21Ma egli parlava del tempio del suo corpo. 22Quando poi fu risuscitato dai morti, i suoi discepoli si ricordarono che aveva detto questo, e credettero alla Scrittura e alla parola detta da Gesù. 23Mentre era a Gerusalemme per la Pasqua, durante la festa, molti, vedendo i segni che egli compiva, credettero nel suo nome. 24Ma lui, Gesù, non si fidava di loro, perché conosceva tutti 25e non aveva bisogno che alcuno desse testimonianza sull’uomo. Egli infatti conosceva quello che c’è nell’uomo”.
Gv 2, 13-25
Cari Consorelle e Confratelli delle Misericordie, sono Carlo Miglietta, medico, biblista, laico, marito, papà e nonno (www.buonabibbiaatutti.it). Anche oggi condivido con voi un breve pensiero di meditazione sul Vangelo, con particolare riferimento al tema della misericordia.
Un’azione di guerriglia urbana
Tutti e quattro gli Evangelisti riportano il clamoroso gesto di Gesù che caccia i venditori dal Tempio. Fu questa un’azione davvero rivoluzionaria, quasi di “guerriglia urbana”: munito di frusta (Gv 2,15), Gesù rovescia i banchi dei cambiavalute e dei venditori di animali, bloccando in pratica l’accesso al Tempio. “E non permetteva che si trasportassero cose attraverso il Tempio” (Mc 11,16): lo hieròn, l’atrio dei pagani, dove si svolge la scena, era usato come scorciatoia tra la città e il Monte degli Ulivi. “Pensiamo che l’azione violenta di Gesù contro i commercianti del Tempio sia stata improntata alla non violenza, alla gentilezza, alla ragione e alla misura? Certo che no… Gesù, di solito contrario alla violenza, qui oltrepassa la morale… Il suo scoppio d’ira… non è giustificabile, non è morale” (K. Berger).
Era non solo lecita, ma necessaria l’organizzazione commerciale nel Tempio: i cambiavalute dovevano convertire le monete pagane (considerate impure perché recavano effigi umane o di divinità) nelle monete ebraiche, le uniche accettate per le offerte al Tempio. I venditori provvedevano a quanto poteva servire per i sacrifici: agnelli, colombe, ma anche farina, olio, vino, incenso… “Dal punto di vista puramente morale i venditori avevano ragione. Ma Dio è di più e va oltre la nostra morale. Le sue esigenze spesso si scontrano con ciò che abbiamo preteso che sia perbene” (K. Berger).
Il superamento del Tempio
Il gesto di Gesù è certamente un segno di purificazione, una protesta come quella degli antichi profeti (Gesù infatti cita Isaia 56,7 e Geremia 7,11) contro la commistione tra religione e commercio, tra spiritualità e guadagni, tra fede e finanza.
Ma il gesto vuole essere un vero e proprio superamento del Tempio, cuore del giudaismo, e del suo culto. Ormai sarà Gesù il luogo dove le genti incontreranno Dio: “Rispose loro Gesù: «Distruggete questo tempio (naòn) e in tre giorni lo farò risorgere»… Egli parlava del tempio del suo corpo” (Gv 2,19-22). Gesù usa il termine naòs, che indica la parte più sacra del tempio, il “Santo dei Santi”, dove era custodita l’arca dell’alleanza, il luogo stesso della Presenza di Dio: ormai è Gesù stesso la Presenza di Dio tra gli uomini.
Nel clima liturgico della Pasqua, nel quale le vittime, il tempio e i segni dell’Esodo erano i temi centrali, Gesù si rivela come il Messia che realizza Mal 3,1-4 e Zac 14,21, entrando nel Tempio alla fine dei tempi, e si proclama il vero Agnello, che sostituisce gli antichi sacrifici. Non vi sarà più bisogno di sacrifici animali: sarà Gesù l’unico “agnello che toglie il peccato del mondo” (Gv 1,29), l’“agnello senza difetti e senza macchia” (1 Pt 1,19), l’“agnello immolato” (Ap 5,6).
Gesù, il Segno definitivo
Gesù inoltre sarà il segno definitivo. Per Giovanni, il “segno” (semeion) è un evento che deve portare alla Fede in Gesù. Il segno può portare alla Fede, ma Gesù rimprovera una Fede troppo basata sui segni: qui c’è un fine gioco di parole: “Gesù non credeva in coloro che credevano nel suo nome vedendo i segni che egli compiva” (Gv 2,23-24; cfr 4,48; 20,28).
Guai a coloro che cercano miracoli e prodigi per credere! A coloro che gli chiedevano: “«Maestro, da te vogliamo vedere un segno», egli rispose loro: «Una generazione malvagia e adultera pretende un segno!»” (Mt 12,38-39).
Nel Vangelo di Marco Gesù si rifiuta di dare un segno: “Perché questa generazione chiede un segno? In verità vi dico: non sarà dato alcun segno a questa generazione” (Mc 8,11-13). Nel Vangelo di Matteo, Gesù afferma che “nessun segno sarà dato, se non il segno di Giona profeta. Come Giona era nel ventre del cetaceo tre giorni e tre notti, così sarà il figlio dell’uomo nel cuore della terra tre giorni e tre notti” (Mt 12,39; cfr Lc 11,29). Nel Vangelo di Giovanni Gesù offre il segno del tempio: «Distruggete questo tempio e in tre giorni lo farò risorgere (lett.: lo sveglierò)» (Gv 2,19) e l’autore commenta: «Egli parlava del tempio del suo corpo. Perciò quando risuscitò dai morti, i suoi discepoli si ricordarono che egli aveva detto questo e credettero alla Scrittura e alle parole che aveva pronunciato Gesù» (Gv 2, 21). Entrambe le garanzie si riferiscono alla sua risurrezione. Solo la resurrezione di Gesù è “prova sicura” (At 17,31) della Signoria di Cristo.
Ma “beati quelli che crederanno senza aver veduto!” (Gv 20,29). In ogni caso è la Parola di Dio il fondamento della Fede: afferma infatti Gesù: “Se credeste infatti a Mosè (cioè: alla Bibbia!), credereste anche a me; perché di me egli ha scritto. Ma se non credete ai suoi scritti, come potrete credere alle mie parole?”.
Buona Misericordia a tutti!
Chi volesse leggere un’esegesi più completa del testo, o qualche approfondimento, me li chieda a migliettacarlo@gmail.com.