Terremoto in Siria e Turchia, la preghiera e l’impegno della Chiesa per 23 milioni di esseri umani

Il terremoto in Siria e Turchia ha devastato due popoli e scosso le anime di milioni di persone in tutto il mondo

Terremoto in Siria e Turchia, 23 milioni di persone colpite e oltre 5 mila morti

La conta dei morti e dei feriti del devastante terremoto che ieri si è verificato tra Turchia e Siria non accenna a fermarsi.

Le operazioni di ricerca e soccorso, seppure intense e senza tregua, risultano inadeguate di fronte alla inaudita potenza del sisma.

L’Oms, per dare un’idea della gravità della situazione, stima attorno a 20 mila il conto delle vittime finali.

Uno scenario sconvolgente.

Oms: bilancio del terremoto in Siria e Turchia potrebbe superare i 20mila morti

L’ultimo aggiornamento delle autorità riferisce di 3.600 morti accertati in Turchia.

Centinaia sono i dispersi e circa 20 mila i feriti, molti dei quali gravi.

Sempre secondo le autorità turche, sono 5600 gli edifici crollati.

In Siria si contano almeno 812 vittime confermate nelle zone del Paese controllate dal governo di Damasco e altri 790 morti segnalati nelle aree della Siria nord-occidentale sotto il controllo dell’opposizione, come spiegano i Caschi Bianchi.

In totale le persone decedute a causa del sisma sono quindi oltre 5 mila, ma il bilancio è destinato inesorabilmente a salire e potrebbe anche superare le 20 mila vittime: è quanto stima Catherine Smallwood, responsabile delle emergenze per l’Europa dell’Organizzazione Mondiale della Sanità.

“Purtroppo, con i terremoti si verifica sempre la stessa cosa: i rapporti iniziali sul numero di persone morte o ferite aumentano in modo significativo nella settimana successiva”, ha spiegato l’esponente dell’Oms.

Sempre secondo le stime dell’Organizzazione, il sisma ha colpito almeno 23 milioni di persone.

Intanto prosegue senza sosta il lavoro dei soccorritori: il vicepremier turco Fuat Oktay ha riferito che oltre 8000 persone sono state salvate in Turchia, sebbene nella notte ci siano state 312 scosse di assestamento.

Non perdono quindi la speranza i parenti dei dispersi, dopo circa trenta ore dal sisma una donna e i suoi tre figli sono stati estratti dalle macerie di un edificio crollato nel distretto Nizip di Gaziantep.

Squadre di soccorso sono già partite da diversi Paesi europei, l’Ue e la Nato si stanno mobilitando per sostenere Ankara nell’emergenza.

Il commissario europeo alle Emergenze, Janez Lenarcic, riferisce che sono state mobilitate 27 squadre di soccorso di 19 diversi Paesi.

Papa Francesco, un pensiero per la Turchia

In un telegramma a firma del cardinale segretario di Stato, Pietro Parolin, indirizzato al nunzio in Turchia, monsignor Marek Solczyński, Papa Francesco esprime “profonda tristezza” per l’“enorme perdita di vite umane” a causa del sisma nella zona sud-est del Paese.

Il Papa assicura la “sua vicinanza spirituale a tutte le persone colpite” e affida “coloro che sono morti all’amorevole misericordia dell’Onnipotente”, porgendo le condoglianze “a coloro che ne piangono la perdita”.

Il Papa non manca di rivolgere un pensiero al personale di emergenza, in queste ore attivo tra edifici crollati e città rase al suolo, perché “sia sostenuto dai doni divini della forza d’animo e della perseveranza nella cura dei feriti e negli sforzi di soccorso in corso”.

In preghiera per la Siria “da tempo sofferente”

Con uguali sentimenti Francesco si rivolge poi al nunzio a Damasco, il cardinale Mario Zenari.

In un altro telegramma, sempre a firma del cardinale Parolin, il Pontefice si dice “profondamente rattristato” per i morti nel sisma che ha colpito la zona nord-occidentale della Siria.

Offre “accorate preghiere per le anime dei defunti e per tutti coloro che li piangono” e affida “le persone colpite da questa catastrofe alla provvidenza dell’Onnipotente”.

Il Papa rinnova la particolare preghiera per il personale di emergenza, coinvolto nei soccorsi attivi in queste ore e, “come rinnovato segno della sua solidarietà spirituale”, invoca sul popolo siriano “da tempo sofferente”, la “benedizione divina della forza e della pace”.

Padre Bahjat: devastazioni del terremoto, la parrocchia di Aleppo in prima linea

Il nord della Siria è una delle aree del Paese più devastate da 12 anni di conflitto e ad Aleppo la distruzione causata dal terremoto si somma a quella ancora presente a causa dei bombardamenti.

La popolazione civile ha vissuto questo terremoto con ancora più paura e terrore rispetto al periodo dei bombardamenti, come riferisce a Vatican News padre Bahjat, parroco della Chiesa latina di San Francesco ad Aleppo.

La parrocchia in questa prima notte dopo il terremoto ha ospitato quasi 500 persone, tra anziani, bambini e famiglie spaventante che, come altre nella città, cercano rifugio nelle Chiesa perché sono considerate strutture più solide delle loro “case fragili seriamente danneggiate”.

2000 pasti caldi per tutta la comunità

“Non abbiamo materassi e coperte per tutti e queste 500 persone hanno dormito sulle sedie – racconta il sacerdote – abbiamo comunque provvisto loro il necessario, da mangiare e da bere.

Le scosse sono diminuite ma ora bisogna valutare i danni e vedere quante persone non potranno tornare nelle loro case”.

Bahjat evidenzia poi che le condizioni climatiche molto rigide, con pioggia forte e freddo, non stanno favorendo il lavoro dei soccorsi.

In questa corniche – riferisce ancora il parroco – la parrocchia di San Francesco ha le porte aperte per tutti, solo ieri ha distribuito circa 2 mila pasti caldi, cinquecento dei quali sono stati mandati nelle zone più colpite che sono ad Aleppo Est, dove è presente un’edilizia più fragile.

“La distribuzione dei pasti andrà avanti finché ce la faremo”, promette padre Bahjat.

Danneggiati dal terremoto i campanili di San Francesco

La chiesa di San Francesco ad Aleppo ha recentemente effettuato il restauro della cupola, danneggiata dai bombardamenti duranti gli anni più cruenti della guerra.

Questo terremoto ha danneggiato “seriamente” i due campanili ma la struttura generale della chiesa sembra aver ha retto bene l’urto del sisma.

“Tutti mi dicono che il panico della scorsa notte non lo hanno provato nemmeno durante la guerra – sottolinea padre Bahjat – la scossa era fortissima ed è durata molto, c’è ancora paura e tutti questa notte abbiamo dormito con un occhio aperto, le scosse però si attenuano, speriamo che il peggio sia passato, questa mattina le persone sono ternate a verificare lo stato delle loro abitazioni”.

La visita del nunzio

Il sacerdote siriano in queste ore sta ricevendo moltissime chiamate da tutto il mondo, da “amici” che intendono garantire aiuto alle popolazioni colpite dal sisma.

“Il problema è che non è mai iniziata la costruzione post-bellica, tutto è frenato dall’embargo che ci isola dalla comunità internazionale”, spiega ancora Bahjat, “non ci sono investimenti, c’è molta corruzione e la gente continua ad emigrare, nessuna soluzione arriva da una politica di sanzioni”.

Mentre la Chiesa universale e la Chiesa Siriana stanno organizzando gli aiuti da portare sul terreno, il parroco di San Francesco ad Aleppo in giornata incontrerà il nunzio apostolico, il cardinale Mario Zenari, che arriverà da Damasco per mostrare vicinanza alla comunità colpita: “Mi hanno già avvertito che ci saranno una serie di riunioni tra i vescovi siriani e le realtà cattoliche per coordinare una strategia di intervento”.

Per approfondire

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Fonte dell’articolo

Vatican News

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