Suor Leah: Un Ponte tra Italia e Tanzania Grazie al Progetto HIC SUM di spazio + spadoni

Suor Leah ci racconta della Tanzania! 125 tribù sono lì. Un po’ come il nostro entroterra italiano, così variopinto

Sono suor Leah George Makumbuli. Sono nata nel 1984 in Newala, un distretto nella regione di Mtwara. Entrambi i miei genitori erano contadini. Di quattro figli, io sono l’ultima di loro.

Com’è iniziata la mia vocazione?

Un giorno, venne in collegio da noi suor Sigilinge Achiura delle Sorelle di Nostra Signora Benedettine Africane. Mi colpì subito. In particolare, mi impressionò il loro carisma, quello della PREGHIERA e del LAVORO. Sentii in quell’occasione che la mia vita doveva essere così modellata.

Così nel 2006 ho iniziato i miei due anni di noviziato. Eravamo dodici novizie, come gli apostoli. Nel 2008 ho emesso i primi voti. La professione finale l’ho fatta nel 2014. Nel frattempo mi hanno mandato a completare gli studi affinché potessi essere inserita nell’insegnamento. Successivamente ho fatto un corso di amministrazione.

La nostra Casa Madre di trova in Ndanda, Tanzania. La mia Congregazione conta 234 consacrati e lavora in due Paesi: Tanzania e Mozambico.

Siete mai stati in Tanzania?

La lingua che dovrete imparate è il Kiswahili. L’abbigliamento usuale della popolazione risponde alle usanze locali che tiene conto dei fabbisogni ambientali. Scegliere un materiale diverso (Kitenge, Kanga o Batiki) non è pura moda o stile.

Nulla è per caso. Siamo 125 tribù, ognuna con diverse leggi, usi e filosofie etniche. La civilizzazione europea ha un po’ inciso tramutando ciò che è autenticità in folklore, musicalità, danze tribali. Allora i Sindimba della tribù di Makonde, come i Sangula della tribù di Pogoro, come i Lizombe della tribù di Ngoni ed i Madumange del popolo Manda rappresentano una curiosità alternativa.

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Le tribù

Dove sono con le mie sorelle ci sono i Makonde, siamo verso il sud della Tanzania nella diocesi di Mtwara. Volete sapere come si chiama la nostra danza tradizionale? Sindimba. Ma qui la dominazione è araba. Quindi, la gran parte della popolazione è musulmana e vi è un’inferiorità numerica di cristiani.

Abbiamo molte opere da fare, a prescindere dalla provenienza religiosa e culturale, in particolare per le provviste di cibo, la fame. Mai lasciamo andare via un bambino senza qualcosa da mangiare. Siamo un punto di riferimento lì almeno per questa opera di Misericordia corporale.

La conoscenza delle opere di misericordia è una componente fondamentale per il nostro territorio.

 

L’incontro con spazio + spadoni

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E così, un giorno, riflettendo con la nostra superiora generale, Suor Auxilia Hokororo, decidemmo di aderire al progetto HIC SUM e successivamente a OPERA M. Facevano al caso nostro.

Da una parte abbiamo iniziato una piccola impresa sociale allevando pollame nella maniera moderna così da produrre anche uova. Sembra niente. Ma il bisogno di proteine per crescere può salvare una vita giorno per giorno. Veramente basta così poco.

Dall’altro lato abbiamo iniziato la diffusione delle opere di misericordia per farle conoscere alla popolazione. Tutti possono farle.

Aiutiamoci in questo sacro selciato che Dio ha predisposto per ciascuno di noi.

 

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