Speciale spazio + spadoni Ottobre Missionario: Una Missione di Compassione e Misericordia Verso i Malati Terminali
“La missione è un’immensa opera di misericordia, sia spirituale che materiale”
Citano Papa Francesco (nel suo messaggio per la Giornata Missionaria Mondiale del 2016, ndr) i medici e gli infermieri del St. Elizabeth Hospital, ospedale cattolico a Hyderabad, nel Pakistan meridionale, che porta avanti un pionieristico programma di cure palliative domiciliari, dedicato ai malati terminali: un unicum per il Pakistan.
Il programma, come spiega un rapporto inviato a Fides da padre Robert McCulloch, missionario australiano di San Colombano, vice-presidente del Consiglio di amministrazione dell’ospedale, si prende cura in media di circa 60 malati terminali al mese. “è una immensa opera di misericordia”, rimarca il missionario. “In Pakistan, i pazienti terminali sono considerati puramente come un costo dalla cultura ospedaliera. La loro malattia non viene alleviata e spesso sono le famiglie ad accollarsi le spese, altissime, per cercare una cura o un sollievo dal dolore”, spiega.
“Già nel 2005 il Consiglio di amministrazione del St. Elizabeth Hospital iniziò a discutere la necessità di avviare cure palliative domiciliari per i malati terminali a Hyderabad, città di 4 milioni di abitanti nel Sudest del paese. Questo programma ‘visionario’ si è poi realizzato, dando la possibilità di manifestare compassione e misericordia in modo pratico e straordinario in Pakistan. Al St. Elizabeth Hospital, siamo convinti che la migliore e unica risposta alla violenza sia la compassione”, rimarca.
Il team di cure palliative è composto da quattro infermieri uomini, un’infermiera donna e un medico. La maggior parte dei pazienti assistiti sono musulmani, ma vi sono anche cristiani e indù. Un aspetto importante del servizio di cure palliative domiciliari del St. Elizabeth è che “esso facilita l’armonia interreligiosa attraverso il ministero premuroso di infermieri cristiani che si recano nelle case di persone di fedi diverse, e richiedono spesso anche il supporto spirituale di ministri di culto musulmani, cristiani e indù”.
È stato un servizio che – riferisce – ha richiesto una specifica preparazione e diversi infermieri hanno seguito corsi e ottenuto certificati di formazione per “cure palliative” o cure dei malati oncologici in strutture all’estero come in Australia e Singapore.
Nota il missionario: “Il reparto di cure palliative all’ospedale St. Elizabeth dipende dalle donazioni. Alcune delle attrezzature e i dispositivi per la somministrazione continua di farmaci antidolorifici sono molto costosi. Le famiglie dei pazienti non possono coprire le spese, non c’è copertura assicurativa e il governo non stanzia fondi. Solo la Provvidenza consente al St. Elizabeth di continuare questa assistenza”.
Fedele alla sua missione, il St. Elizabeth Hospital offre anche un prezioso servizio di “clinica mobile” che visita i villaggi del territorio, spendendo intere giornate di visite mediche, cure, terapie, monitoraggio della popolazione più povera, raggiungendo oltre 50.000 persone l’anno. Per questo servizio il 24 ottobre prossimo nella capitale Islamabad l’ospedale verrà insignito di un riconoscimento internazionale, il “Multicultural Achievement Award 2024”, assegnato dal governo dell’Austria.
Un impegno notevole vi è anche nel campo dell’istruzione e della formazione: l’ospedale ha avviato una “Scuola di Ostetricia” per ragazze e uno specifico Centro di Sviluppo per ragazzi di famiglie svantaggiate. Inoltre si prosegue con attenzione la formazione permanente e l’aggiornamento del personale medico-infermieristico.
L’ospedale è stato fondato nel 1958 grazie al contributo dei missionari di san Colombano in Pakistan e ora appartiene giuridicamente alla diocesi cattolica di Hyderabad.
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