Speciale spazio + spadoni Ottobre Missionario. La Nostra Missione in Italia
Suor Freeda e suor Pravina dall’India alla Misericordia di Anghiari
Il racconto delle vite, della Congregazione, della missione delle due sorelle, Francescane di San Tommaso.
Suor Freeda
Suor Freeda ti lascia sfiorare l’ebbrezza del sogno, di chi vola senza posa, ma alla fine si accovaccia sulle pendici del desiderio che si compie. Questo sogno si intelaia con quelli di un’altra sorella: suor Pravina. Insieme vivono nella comunità di Anghiari, dapprima presso la Misericordia locale e attualmente presso il Santuario della Madonna del Carmine.
La matematica della Provvidenza
Sono una sorella delle Suore Francescane di San Tommaso. Vengo da una famiglia numerosa: siamo in 8, 4 fratelli e 4 sorelle. Che matematica anche la Provvidenza! Io sono la 5° figlia della famiglia.
Dopo la scuola superiore, dovevo decidermi. Cosa fare della mia vita? Avevo uno zio sacerdote e proprio lui mi toccò il cuore: m ispirava osservare tutto ciò che faceva e come lo faceva. La mia famiglia è da sempre molto cattolica e spesso ci riunivamo per recitare il Rosario. In quei momenti, mia mamma, senza nulla dirmi, metteva l’intenzione che io diventassi suora. In casa nostra, il Rosario non poteva mancare, tant’è che mia mamma diceva sempre: “Chi non prega non mangia”.
Presi la decisione di entrare in Convento a 18 anni. Seppur mio zio mi volesse indirizzare verso un’altra congregazione, io scelsi le Suore Francescane di San Tommaso in cui si coltiva riso, si rende il servizio ai poveri, si conduce una vita semplice ed il tutto costituendo una vera e propria famiglia. Ricordo che alla prima professione, mia mamma mi diede la sua benedizione, con le lacrime agli occhi. Stavo realizzando un suo sogno.
“Preethi” cioè amore
“Preethi” è ll mio nomignolo che in lingua tamil significa “amore” e mia madre, di questo ne è sempre stata un modello. È lei che ha nutrito il mio amore per la Madonna. Quando feci la professione perpetua, lei era morta da due mesi e in quel momento pregai tanto per accettare il dolore della sua scomparsa: mia mamma era una grande donna e un grande dono.
Cosa piena di mistero: molto presto fui superiora. Mi occupavo della casa dell’orfanotrofio dove ci prendiamo cura dei bambini. Mi preoccupava molto riuscire a dare loro un futuro. Tutti, infatti, devono avere la possibilità di coltivare i loro sogni. Anche noi avevamo un sogno, quello di creare una nuova comunità, che si è realizzato grazie a spazio + spadoni.
Le origini
Vengo da Muttom, un villaggio di mare e da una famiglia di pescatori: lo è stato mio papà, lo è anche mio fratello. Mi sono sentita da sempre parte viva del mio villaggio, lì si vive come una grande famiglia riunita.
Com’è Muttom per chi volesse visitarlo?
Muttom è una spiaggia tranquilla circondata da enormi rocce come a dare la sensazione piacevole di una spiaggia incontaminata . Se volete guardare il tramonto non c’è nessun posto migliore di questo.
Suor Pravina
“Vivere a contatto con la realtà è sempre vivere a contatto con un sogno, è un libro che si scrive”.
Il nostro incontro con spazio + spadoni
Luigi Spadoni ce lo ha sempre detto: “Voi che state in una Misericordia, diventate per essa come degli angeli con le gambe. Ecco i doni di Dio che camminano!”
Certamente aprire una comunità non è stato semplice, soprattutto convincere gli altri che questo tipo di progetto potesse funzionare. Se qualcuno non riesce a realizzare il proprio sogno, il minimo che si può fare è cercare di aiutarlo. Luigi Spadoni dice: “Ci vuol del tempo per insegnare a pescare ma poi è questione di un attimo mettersi all’opera”.
I frutti dell’eccomi
In Italia ho trovato proprio un’altra vita, all’inizio è stato pmolto complicato: la fatica, la lingua, la cultura! La cosa più semplice da capire era una, ovvero che c’era sempre da iniziare tutto da iniziare d’accapo.
Sono pronta, eccomi! Dico: “Sperimentiamo questo frutto!”. Siamo pronti per agire, per fare le meraviglie di Dio! Le parabole evangeliche mi portano sempre più a capire che il frutto dell’amore è ciò che si chiama “parità” (non c’è ricco e non c’è povero, siamo uguali) e la parità porta alla reciprocità ma soprattutto alla Grazia. Io stessa, ad esempio, sono frutto di una grazia chiesta al Signore: appena nata, sono caduta e mia mamma chiese una grazia a Maria consacrandomi con tutta l’intenzione a lei.
In Italia
In questi anni di missione in Italia, ho potuto capire ancor più quanto si possa allievare la sofferenza delle persone sole con la compagnia, lo stare insieme, il tessere relazioni. E quante volte le lacrime diventano un dono che ci fa capire quanto è prezioso quel piccolo bene che facciamo e che sempre ci ritorna.
In India
Chi ha mai detto che nel Sud dell’India c’è la povertà? Lì si vive bene. Anzi è proprio il Nord dell’India attualmente a trovarsi maggiormente in crisi ed è anche il luogo in cui ci sono più vocazioni.
A 17 anni mi sono decisa ad entrare in convento, dopo aver meditato Santa Teresina. Un’ altra delle figure che mi ha ispirato è Madre Teresa di Calcutta, suscitando in me l’istinto per la missione.
Missione viva, incarnata: il nostro progetto HIC SUM
Mi sono fin da subito occupata del servizio ai malati, avendo studiato da infermiera. Ho praticato la professione nei villaggi, ho gestito i dispensari.
Quali sono le principali difficoltà a contatto con la realtà di villaggio? Di certo, quella di spostarsi, oltre a vivere la povertà. Gli ospedali in città ci sono, sia governativi che privati, ma il problema è come arrivarci. Tante persone, infatti, non hanno i soldi per il trasporto e noi cerchiamo almeno di metterle nelle condizioni di arrivare all’ospedale, considerato che solo due volte al mese passa il pullman che porta in città.
Abbiamo un piccolo dispensario ma quel piccolo dispensario è utilissimo. L’infermiera fa da tutto lì, non è solo colei che distribuisce le medicine ma fa pure da medico. Per la difficoltà di arrivare agli ospedali in certe situazioni bisogna intervenire d’urgenza anche con operazioni. Immaginate un po’ il peso della responsabilità. Al nostro dispensario vengono tutte le persone che hanno bisogno, non importa se induisti o cattolici.
Personalmente ricordo che quando tornavo nel mio villaggio ero felice anche di incontrare le altre donne locali che avevano scelto come me di farsi suora. Il villaggio è come una famiglia che si riunisce. E nelle relazioni c’è Dio, c’è tutto.
“Eccomi, manda me!”
Gesù è il mio Dio. Gesù è il mio sposo. Gesù è la mia vita. Gesù è il mio unico amore. Gesù è tutto per me. Gesù, per me, è l’unico. Crediamo nella missione di Gesù. Crediamo nella missione della Chiesa. Dio solo può dare la Fede, Gesù tu, però puoi dare la testimonianza. Tu solo sei la luce; tu, però, puoi farmi brillare agli occhi di tutti. Tu sei tutto per me, senza Te non posso nulla. Padre, donaci oggi e sempre la Fede che sa vedere e servire Gesù, tuo Figlio, nei poveri.
Signore, ovunque ci chiami a continuare il tuo cammino, donaci la forza di compiere la nostra missione, affinché il nostro sforzo porti frutti e sia sorgente di benedizione. AMEN.