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Santo del giorno del 4 dicembre: San Giovanni Damasceno

Storia di Giovanni: nasce in Siria, a Damasco, da un’influente famiglia di arabi cristiani e, ancora giovane, eredita dal padre la carica di capo economico del califfato.

L’aver studiato, però, filosofia e teologia a Costantinopoli accanto al monaco Cosma, portato in Siria come schiavo, sarà per lui decisivo: infatti, dopo pochi anni lascia la vita di corte per quella monastica.

Giovanni e La scelta di una vita ascetica

Siamo intorno all’anno 700 quando Giovanni sceglie la vita ascetica.

Prima di entrare nel monastero di San Saba, a metà strada tra Gerusalemme e Betlemme, però, si spoglia di tutto, distribuisce le sue ricchezze ai poveri, dona la libertà ai suoi servi e compie un pellegrinaggio a piedi per tutta la Palestina.

A San Saba si fece monaco insieme al fratello – futuro vescovo di Maiouna – poi fu nominato sacerdote e assunse l’incarico di predicatore titolare nella Basilica del Santo Sepolcro a Gerusalemme.

Vi trascorrerà più o meno tutta la sua vita, attingendo dalla preghiera e dalla meditazione la linfa che fa crescere la fede, sua e della Chiesa, alla quale darà un grande contributo con i suoi scritti, opere e inni.

Giovanni: Il teologo dell’immagine

Al tempo in cui visse Giovanni Damasceno, le immagini sacre non erano diffuse tra i cristiani, a causa di un retaggio mutuato dalla tradizione veterotestamentaria che vietava qualsiasi rappresentazione di Dio.

In particolare, l’imperatore bizantino Leone Isaurico aveva condotto una guerra spietata contro il culto delle immagini sacre.

Così Giovanni, per volere di papa Gregorio III, assunse il ruolo di strenuo difensore delle immagini stesse, conducendo una lotta che avrebbe combattuto per tutta la vita: quella contro l’iconoclastia.

La sua arma principale era la teologia.

Il suo argomento principale, uno dei fondamenti della fede cristiana: l’Incarnazione, cioè Dio stesso che si fa uomo dall’invisibile al visibile, carne e sangue.

Come ha ricordato Benedetto XVI nella catechesi dell’udienza generale del 6 maggio 2009, Giovanni Damasceno è «il primo a distinguere, nel culto pubblico e privato dei cristiani, tra adorazione e venerazione.

Il primo può essere rivolto solo a Dio, per il secondo un’immagine può essere usata per rivolgersi a colui che è rappresentato nell’immagine stessa».

Il San Tommaso d’Oriente

Per la sua profonda cultura teologica e non solo, Giovanni fu soprannominato ‘il San Tommaso d’Oriente’, tanto che per il suo contributo alla Chiesa d’Oriente Leone XIII lo proclamò Dottore della Chiesa nel 1890.

L’opera principale che ha lasciato è il De Fide orthodoxa, che sintetizza in modo originale sia il pensiero patristico greco sia le decisioni dottrinali dei Concili dell’epoca, ed è tuttora un punto di riferimento fondamentale sia per la teologia cattolica che per quella ortodossa.

Scrisse anche il De haeresibus sulle eresie cristiane più diffuse del suo tempo.

Le sue tesi, insieme a quelle di S. Germano di Costantinopoli, prevarranno, anche dopo la sua morte, al Secondo Concilio di Nicea del 787.

Giovanni, Il miracolo della mano

Secondo una credenza piuttosto diffusa, San Giovanni fu protagonista di un miracolo ricevuto dalla Vergine Maria.

Mentre risiedeva ancora a corte, a un certo punto fu accusato di tradimento e come sentenza gli fu tagliata la mano destra.

Giovanni ha quindi pregato intensamente un’icona della Vergine Maria, che ha ascoltato le sue preghiere e miracolosamente ha riattaccato la sua mano.

Come grazie a Maria, Damasceno fa realizzare e aggiungere all’icona una mano d’argento, dando origine al culto orientale della Vergine Tricherusa, cioè a tre mani.

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