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Santo del giorno del 24 febbraio: San Sergio di Cesarea

L’ex magistrato che difese la sua fede a scapito della vita; un volto della Passione contemplato in Occidente. Ecco Sergio di Cesarea

Il nome Sergio resta ancora molto usato in Italia: non ha conosciuto, a differenza di altri nomi, tramonto.

Ma in modo particolare, esso è popolare in terra russa.

Uno dei santi russi che portano questo nome è per di più il padre del monachesimo.

Sergio di Cesarea non fa grande rumore né scalpore nelle storie di santi.

Si pensi che non viene neppure citato dalle fonti orientali (greche e bizantine).

Il pathos occidentale, una spiritualità più carnale, non può però fare a meno di contemplare, in forma abbozzata, tale esempio di Passione.

Come si suol dire: siamo di caldo sangue latino!

Sergio divenne monaco ed eremita: di fede cristiana nel posto sbagliato

Non ci sono molte notizie biografiche storicamente accertate sul martire Sergio di Cesarea, anche volendo considerare la datazione: 304

Certamente, il suo esempio resta attuale anche se remotissimo volendo gettare solo uno sguardo a tutti quei gruppi minoritari cristiani duramente perseguitati nel mondo (Nigeria, Siria, Arabia Saudita, Armenia…).

Fu proprio il governatore dell’Armenia e della Cappadocia di allora, un certo Sapricio, a fare il ruolo di Pilato con questo nuovo Cristo!

Un pretesto per giustificare l’esecuzione di masse di cristiani: il rifiuto di adorare un Dio pagano, Giove.

Fu ciò che gli costò la vita.

Come avvenne il martirio di Sergio ?

Si verificò un segno che Sergio imputò alla volontà di Dio: le braci ardenti pronte per il sacrificio si spensero al suo avvicinamento.

Per i pagani ciò era a motivo della rabbia di Giove.

Insomma, così fu decapitato.

Secondo una leggenda, il corpo di San Sergio fu ospitato dalla tomba di una donna molto devota e poi, venerato, se ne fecero reliquie portandole nel mondo.

Oggi non sono rimasti chiaramente segni per i posteri ma un piccolo rammento di come la via crucis vera per ognuno di noi la si incarna nella vita quotidiana.

Pensare a come Gesù fu trattato ci martirizza perché essere veri cristiani non è per nulla facile.

Contemplare la croce e viverla deve diventare un continuo esercizio orante.

Suor Ines Carlone Figlie di Maria Missionarie

Per approfondire:

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Fonte dell’articolo

Sito ufficiale della Santa Sede

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