Santo del giorno 19 giugno: San Romualdo
San Romualdo: Vita, Eremitaggio e Fondazione dell’Ordine dei Camaldolesi
Nome
San Romualdo
Titolo
Abate
Nascita
952 circa, Ravenna
Morte
19 giugno 1027, Fabriano
Ricorrenza
19 giugno e 7 febbraio
Martirologio
edizione 2004
Canonizzazione
1595, Roma, papa Clemente VIII
Preghiera
O Dio, Padre della luce da cui proviene ogni dono, tu hai concesso a San Romualdo la perfetta compunzione del cuore e la profonda intelligenza spirituale delle Scritture. Concedi anche a noi, assidui nell’ascolto della tua parola, di essere rinnovati dal tuo Spirito e resi conformi a Cristo tuo Figlio che vive e regna con te nei secoli dei secoli. Amen.
Patrono di
Bonarcado
Martirologio Romano
San Romualdo, anacoreta e padre dei monaci Camaldolesi, che, originario di Ravenna, desideroso di abbracciare la vita e la disciplina eremitica, girò l’Italia per molti anni, costruendo piccoli monasteri e promovendo ovunque assiduamente tra i monaci la vita evangelica, finché nel monastero di Val di Castro nelle Marche mise felicemente fine alle sue fatiche.
Il Santo e la missione
San Romualdo, nato nel X secolo, è noto per la sua vita di eremitaggio e per la fondazione dell’Ordine dei Camaldolesi. Dopo aver assistito a un tragico duello tra suo padre e un parente, Romualdo fu spinto a cercare un’esistenza di penitenza e preghiera. Entrò in un monastero benedettino, ma presto sentì il bisogno di una vita ancora più austera e contemplativa. La missione di San Romualdo era di rinnovare la vita monastica, cercando un equilibrio tra l’eremitaggio e la vita comunitaria. Fondò diversi eremi e monasteri, dove i monaci potevano dedicarsi a una vita di solitudine, preghiera e lavoro manuale, pur mantenendo il sostegno di una comunità. La sua regola combinava il rigore dell’eremitaggio con la stabilità e il supporto della vita monastica, creando un nuovo modello di vita religiosa che poteva adattarsi alle esigenze spirituali di diversi individui. Romualdo viaggiò attraverso l’Italia, fondando comunità e ispirando molti con il suo esempio di santità e devozione. La sua vita era un costante richiamo alla conversione, alla preghiera e alla penitenza, mostrando che la vera ricerca di Dio richiede dedizione e sacrificio. La sua missione continua a vivere nell’Ordine dei Camaldolesi, che porta avanti il suo spirito di rinnovamento e di profonda spiritualità. San Romualdo ci ricorda che la ricerca di Dio può portare a scelte radicali, ma che queste scelte possono trasformare non solo la propria vita, ma anche quella delle comunità circostanti.
Il Santo e la misericordia
San Romualdo rappresenta un esempio profondo di misericordia vissuta attraverso la penitenza e la preghiera. La sua decisione di abbandonare la vita mondana e di dedicarsi all’eremitaggio fu motivata da un desiderio intenso di intercedere per il mondo e di espiare i peccati. Questa scelta di vita austera non era un rifiuto del mondo, ma un atto di amore e compassione, un’offerta di sé per il bene degli altri. Romualdo fondò l’Ordine dei Camaldolesi con l’intento di creare un ambiente dove la misericordia di Dio potesse essere contemplata e vissuta profondamente. Nei suoi eremi, i monaci vivevano in silenzio e solitudine, ma sempre con un cuore aperto alla sofferenza del mondo. La loro preghiera incessante era un atto di misericordia, un modo di portare le necessità del mondo davanti a Dio. La vita di San Romualdo ci insegna che la misericordia non è solo un’azione verso gli altri, ma anche una profondità di comunione con Dio che trasforma il cuore. Il suo esempio di vita ci invita a considerare come possiamo, nelle nostre vite, trovare momenti di silenzio e preghiera per intercedere per il mondo, per esprimere la nostra compassione attraverso la connessione spirituale con Dio. San Romualdo ci mostra che la vera misericordia è radicata nella relazione con Dio e si esprime attraverso la dedizione a una vita di preghiera e penitenza.
La Congregazione dei Camaldolesi
La Congregazione dei Camaldolesi, fondata da San Romualdo nel X secolo, rappresenta una sintesi unica di eremitismo e vita comunitaria. La loro spiritualità è caratterizzata da un profondo impegno alla preghiera, alla penitenza e al lavoro manuale, tutto vissuto in un equilibrio armonioso tra solitudine e comunità. I monaci camaldolesi seguono una regola che permette loro di vivere in eremi individuali all’interno di un ambiente monastico condiviso, favorendo così una profonda vita interiore senza perdere il sostegno fraterno. I Camaldolesi sono noti per la loro disciplina rigorosa, che include periodi di silenzio e meditazione, oltre a una vita di austera semplicità. Questo stile di vita riflette l’intento di San Romualdo di creare uno spazio dove i monaci potessero dedicarsi completamente alla ricerca di Dio, lontano dalle distrazioni del mondo. La loro preghiera e il loro lavoro sono offerti come un atto di misericordia per il mondo, intercedendo per le necessità dell’umanità e cercando di vivere in armonia con la creazione. La comunità camaldolese è anche impegnata nell’ospitalità, offrendo ritiri spirituali e accoglienza a coloro che cercano pace e riflessione. Questo spirito di accoglienza riflette il loro impegno a condividere la misericordia e la serenità che trovano nella loro vita contemplativa. La presenza dei Camaldolesi nel mondo è un richiamo costante alla possibilità di una vita di profonda preghiera e servizio, ispirando molti a cercare una relazione più intima con Dio e una maggiore armonia con il prossimo.
Agiografia
S. Romualdo nacque a Ravenna dalla nobile famiglia degli Onesti: i costumi del casato però non corrispondevano al nome. Il duca Sergio, padre del nostro Santo, uomo irascibile e per nulla religioso, venuto in lite con un parente per il possesso di un podere, lo sfidò a duello. Romualdo sebbene aborrisse lo spargimento di sangue, costretto dal padre, dovette assistere a quell’atto irragionevole che terminò coll’uccisione dell’avversario. A quella vista il suo cuore inorridì e…