Santo del giorno 14 gennaio: San Felice da Nola

San Felice da Nola: Storia e Eredità di un Santo Patrono nella Tradizione Cristiana

Nome

San Felice da Nola

Titolo

Confessore e martire

Nascita

metà del III secolo, Nola

Morte

313 circa, Nola

Ricorrenza

14 gennaio

Martirologio

edizione 2004

Preghiera

O Dio, che nel glorioso martirio di San Felice confessore ci hai dato un segno della tua presenza amorosa nella Chiesa, concedi a noi, che confidiamo nella sua intercessione, di imitarlo nella fermezza della fede. Per il nostro Signore Gesù Cristo.

Patrono di

Cimitile, Montepaone, Monticello d’Alba, Oviglio, Senale-San Felice, Colleretto Giacosa

Martirologio Romano

A Nola in Campania, san Felice, sacerdote, che, come riferisce san Paolino, durante l’imperversare delle persecuzioni, patì in carcere atroci torture e, una volta ristabilita la pace, fece ritorno tra i suoi, ritirandosi in povertà fino ad avanzata vecchiaia, invitto confessore della fede.

 

Il Santo e la missione

San Felice da Nola è una figura che incarna profondamente il concetto di missione nel cristianesimo. Vissuto nel terzo secolo, in un periodo di persecuzioni intense contro i cristiani, la sua vita si distingue per un coraggio e una fede indomiti, aspetti centrali della sua missione spirituale. La missione di San Felice non era soltanto quella di un predicatore o di un martire nel senso tradizionale; era una missione vissuta attraverso la resilienza quotidiana e un profondo impegno personale nella fede. Anche di fronte a gravi pericoli e minacce, mantenne una costante dedizione al suo credo, diventando un esempio vivente di fede e resistenza per la comunità cristiana di quel tempo. Un aspetto notevole della missione di San Felice era la sua capacità di ispirare e rafforzare la fede degli altri. Non si limitava a sopportare le sue sofferenze in silenzio; la sua resistenza e la sua speranza divennero un faro per altri credenti, offrendo loro conforto e coraggio. In questo senso, la sua missione trascendeva l’ambito personale e si radicava profondamente nella comunità. Inoltre, la vita di San Felice da Nola ci ricorda che la missione cristiana può assumere molte forme, spesso meno appariscenti ma non per questo meno significative. La sua eredità ci insegna che la fedeltà in circostanze avverse e l’impegno costante in ciò che si crede possono essere espressioni potenti di una missione vissuta con autenticità e passione.

Il Santo e la misericordia

San Felice da Nola, una figura storica del cristianesimo, incarna in maniera esemplare il concetto di misericordia, una virtù fondamentale della fede cristiana. Vissuto in un’epoca di persecuzioni, la sua vita è stata un vivido esempio di come la misericordia possa essere praticata anche nelle circostanze più avverse. La misericordia di San Felice si manifestava attraverso la sua incessante dedizione al servizio degli altri, specialmente nei confronti dei più vulnerabili e bisognosi. Nonostante le difficili condizioni di vita e le minacce costanti alla sua sicurezza, egli non esitava a mettere a rischio la propria vita per aiutare chi era in difficoltà, dimostrando così una profonda compassione e un’empatia che andava oltre il proprio benessere personale. San Felice non era solo un soccorritore fisico; la sua misericordia si estendeva anche al conforto spirituale. In un tempo di grande incertezza e paura, offriva parole di speranza e conforto a coloro che erano perseguitati, rappresentando una fonte di luce e di guida in momenti bui. La vita di San Felice da Nola ci ricorda che la misericordia non è soltanto un atto di gentilezza verso gli altri, ma una profonda espressione di fede e di impegno nei confronti dei principi cristiani. La sua eredità è un potente promemoria che la misericordia va praticata non solo a parole, ma attraverso azioni concrete e sacrifici personali, specialmente in tempi di difficoltà e di prova.

Agiografia

Le poche notizie su San Felice ci vengono fornite da San Paolino di Nola nei suoi carmi natalizi, S. Felice detto anche in Pincis, sacerdote nolano nacque a Nola nella seconda metà del III secolo da nobile famiglia, fu posto in prigione dai nemici di nostra santa fede, fu liberato da un Angelo, che lo condusse ad un monte, dove diede soccorso a S. Massimo vescovo di Nola, ivi nascosto, e consumato dalla fame e dal freddo. Animava i suoi concittadini alla pazienza nella grave persecuzione, che per divina permissione, movevano contro i fedeli gl’idolatri, e coll’esempio suo insegnava loro il modo di farsi strada, per mezzo della sofferenza delle miserie temporali, alle consolazioni eterne.
Perseguitato di nuovo dagl’infedeli, Iddio miracolosamente lo liberò dalle loro mani, facendo che passasse in mezzo a loro, e…

CONTINUA

Fonte dell’articolo e immagini

SantoDelGiorno.it

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