Santo del giorno 12 ottobre: San Serafino da Montegranaro
San Serafino da Montegranaro: il santo del soccorso
Nome
Felice Piampiani
Titolo
Religioso
Nascita
1540, Montegranaro
Morte
12 ottobre 1604, Ascoli Piceno
Ricorrenza
12 ottobre
Martirologio
edizione 2004
Beatificazione
1729, Roma, papa Benedetto XIII
Canonizzazione
16 luglio 1767, Roma, papa Clemente XIII
Preghiera
O Dio, che per mezzo della preghiera e della gloriosa vita dei tuoi Santi e in particolare di San Serafino da Montegranaro hai chiamato i nostri padri alla mirabile luce del Vangelo, fa’ che anche noi viviamo nell’impegno per una nuova evangelizzazione di questo terzo millennio cristiano e, superando le insidie del maligno, cresciamo nella grazia e nella conoscenza del nostro Signore Gesù Cristo, che vive e regna nei secoli dei secoli. Amen.
Patrono di
Montegranaro
Martirologio Romano
Ad Ascoli, san Serafino da Montegranaro (Felice) de Nicola, religioso dell’Ordine dei Frati Minori Cappuccini, che, vero povero, rifulse per umiltà e pietà.
Il Santo e la missione
San Serafino da Montegranaro, noto per la sua dedizione profonda e la vita consacrata all’ascolto e al sostegno dei bisognosi, ci offre un modello di missione cristiana avvolto nella semplicità e nella profondità dell’agire quotidiano. Il suo percorso non è stato contraddistinto da imprese missionarie in terre lontane o da grandi gesti eclatanti di evangelizzazione, ma piuttosto da una missione svolta nel quotidiano, tra la gente comune, attraverso un servizio umile e discreto che rifletteva l’amore di Cristo.
La missione di San Serafino, insieme ai suoi compagni, ci insegna che l’evangelizzazione non sempre richiede gesti eroici o viaggi in terre sconosciute. La missione può scaturire e fiorire anche nel terreno della quotidianità, nel piccolo paese di Montegranaro, dove San Serafino ha diffuso il Vangelo attraverso la sua presenza, il suo ascolto, e la sua capacità di vedere e onorare Cristo negli altri.
La missione, quindi, diventa incarnazione tangibile del messaggio evangelico nelle realtà quotidiane. Ecco, allora, che i gesti semplici e a volte nascosti di Serafino e dei suoi compagni – l’ascolto paziente, la presenza amorevole, la preghiera costante e l’accoglienza misericordiosa – si traducono in una predicazione silenziosa ma efficace. La loro esistenza diventa un sermone vivente, che proclama la bontà e la vicinanza di Dio non tanto attraverso le parole, quanto attraverso gli atti concreti di carità e compassione.
Questa missione “nascosta” ha un potere straordinario: è capace di toccare i cuori e di cambiare le vite in maniera profonda. Per Serafino e i suoi compagni, ogni incontro era una possibilità per portare Cristo agli altri, e ogni gesto di carità era un modo per mostrare il volto amorevole di Dio. Così, la loro missione si svolgeva soprattutto attraverso il linguaggio universale dell’amore, che non necessita di grandi dottrine o teologie complesse per essere compreso e accettato.
La testimonianza di San Serafino e dei suoi compagni ci parla di una missione incarnata nella vita di ogni giorno, una missione che può essere altrettanto radicale e trasformativa quanto quelle che attraversano mari e continenti. La loro storia diventa un invito a riconoscere che anche noi siamo chiamati a essere missionari, a partire proprio dal contesto in cui viviamo, con le persone che incontriamo ogni giorno, nelle sfide e nelle gioie del quotidiano.
San Serafino da Montegranaro ci ricorda che essere missionari non è una vocazione riservata a pochi eletti, ma un’appellativa che risona per ciascuno di noi, un richiamo a vivere il Vangelo là dove siamo, con la consapevolezza che ogni gesto di amore e ogni atto di bontà riflettono la luce del Cristo risorto e contribuiscono a tessere quella rete di fraternità e solidarietà che è il cuore pulsante della missione cristiana nel mondo.
Il Santo e la misericordia
San Serafino da Montegranaro, un uomo dalla vita intrisa di singolare umiltà e caratterizzata da un amore senza confini verso il prossimo, ci offre uno spaccato di cosa significhi incarnare la misericordia in ogni fibra del proprio essere. La sua esistenza, permeata da un palpabile spirito di sacrificio e devozione, sottolinea l’importanza di vedere e servire Cristo nel prossimo, specialmente in coloro che sono ai margini della società o che attraversano periodi di sofferenza.
La vita di San Serafino si sviluppa come un racconto dove la misericordia non è solo un concetto teologico, ma si traduce in un agire quotidiano, fatto di gesti semplici e autentici. Serafino, nelle sue quotidiane peregrinazioni, si immergeva nelle realtà delle persone che incontrava, ascoltando, confortando e assistendo chiunque avesse bisogno, diventando così un visibile segno della misericordia divina.
La misericordia, infatti, non rimaneva confinata nelle mura delle chiese o nelle celebrazioni liturgiche, ma diventava tangibile nelle strade, nelle case e ovunque vi fosse bisogno. San Serafino vedeva in ogni individuo un’immagine di Dio, un fratello o una sorella da amare senza riserve, e il suo amore non conosceva barriere di status sociale, età o condizione. Era un amore che andava oltre, capace di toccare e trasformare i cuori di coloro che incrociavano il suo cammino.
E poi vi sono i “compagni” di San Serafino, figure che, attraverso la storia, hanno raccolto e perpetuato il seme della misericordia che il santo frate minorita ha seminato con la sua vita. Questi individui, spesso nell’ombra, hanno proseguito l’opera di misericordia in modi diversi ma non meno significativi, visitando i malati, confortando gli afflitti, e diventando voce per chi voce non ha.
San Serafino e i suoi compagni, nel loro insieme, diventano un mosaico di misericordia, unendo piccoli e grandi gesti in un’unica trama che ci ricorda quanto la misericordia sia essenziale nel tessuto della comunità cristiana e umana. La loro testimonianza è una sfida per ogni epoca e contesto, poiché parlano un linguaggio universale, il linguaggio dell’amore e dell’accoglienza, che supera ogni barriera e divisione.
In un mondo spesso segnato da individualismo e indifferenza, la figura di San Serafino da Montegranaro e dei suoi compagni si erge come un richiamo potente e dolce al tempo stesso, invitandoci a riscoprire la forza rivoluzionaria della misericordia, capace di trasformare ogni realtà e di costruire ponti là dove sembrano esserci solo muri.
Il loro esempio ci interpella e ci invita a chiederci: come posso essere strumento di misericordia nel mio quotidiano? Come posso specchiare nel mio agire la stessa carità infinita che San Serafino ha vissuto nel corso della sua esistenza? La risposta risiede, forse, nel semplice ma profondo invito a lasciarci permeare dalla misericordia di Dio, per poi divenire noi stessi espressione tangibile di quella stessa misericordia nel mondo che ci circonda.
Agiografia
Figlio di contadini, Serafino nacque a Montegranaro nelle Marche nel 1540. Non ebbe possibilità di studiare dovendo, per vivere, condurre al pascolo il gregge di un contadino. Morto il padre, assieme al fratello maggiore, andò a lavorare in un cantiere di Loro Piceno. Serafino, attratto dalla voglia di imparare, divenne amico della figlia dell’impresario, avendola udita leggere ad alta voce.
Fu proprio la ragazza ad avvicinarlo al locale convento dei francescani cappuccini, dove il giovane chiese poi di essere accolto. Fatto il noviziato a Jesi, venne inviato ad Ascoli Piceno, dove trascorse quasi tutta la vita adattandosi ai lavori più umili in casa e…