Santo del giorno 11 maggio: Ignazio Da Laconi
Un santo fraticello che parlava bene il suo bel dialetto sardo, molto citato dalla scrittrice Grazia Deledda: Ignazio Da Laconi
Avete mai visto in qualche casello autostradale qualche frate chiedere l’elemosina?
Molto raro.
Ma una volta nella vita c’è forse capitato.
Nell’ordine dei frati cappuccini, del ramo di Padre Pio che è diverso da altri ordini “falsi amici” per così dire, quello della “questua” è proprio un compito da assegnare ad un frate.
In alcuni ordini religiosi, molto antichi, è per l’appunto prevista la pratica della raccolta di offerte.
E questo chiaramente non sarebbe accattonaggio.
In ogni caso, il labile confine tra etica della società e del vivere civile e la legge dell’amore di Dio ci rende vicini ai folli.
Ed Ignazio Da Laconi era uno di quei folli che si abbandonò a Dio.
All’anagrafe Vincenzo Peis, nato nel 1701 a Laconi in provincia di Nuoro.
Vediamo qualche interessante dettaglio della sua biografia.
Per un po’ il futuro fra’Ignazio da Laconi fece orecchie da mercante con il Signore
Aveva già pronunciato una promessa di consacrazione tra lui e Dio, in cambio di una grazia ma poi pensó…
Ma, forse Dio non l’ha fatto per questo, neanche mi stava ad ascoltare!
È quello che spesso e volentieri pensiamo nel nostro cuore facendo un po’ “orecchie da mercante”.
Poi gli ricapitò l’occasione di richiedere il miracolo della guarigione e non poteva rimangiarsi la parola nuovamente.
Bene, allora sarà questa la volontà di Dio: che io diventi frate cappuccino.
Quasi per puro e folle caso si aprì così l’avventura di Ignazio Da Laconi.
Ignazio Da Laconi si consacrò nel convento dei cappuccini di Cagliari
Dovettero intervenire persone di rilievo pur di farlo accettare perché la salute non prometteva bene.
Ma questo bel tipetto mai fece lamentare nessuno, anzi si rese subito utile in ruoli di insigne responsabilità: dispensiere, addetto alla questua, addetto al lanificio.
Sempre in contatto mite, amorevole con il popolo di Dio: Ignazio Da Laconi è una figura di prossimità.
Nel 1779 divenne cieco ma mai abbandonò il ritmo di vita comunitario e le sue regole che aveva scelto.
Muore l’11 maggio del 1781 a 80 anni lasciando un esempio di solide virtù.
Che possa intercedere e continuare la sua questua per i bisogni nostri, i più miserevoli.
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