Santi del giorno per il 19 gennaio: Mario, Marta, Audiface e Abaco, martiri

Di Cristiano Antonino Il 19 Gen, 2023

Marius, sua moglie Martha e i loro figli Audiface e Abaco sono venerati come santi e martiri dalla Chiesa cattolica

La storia dei santi Mario, Marta, Audiface e Abaco

Le notizie su di loro, molto scarse e incerte, provengono dalla Passio di San Valentino, del IV secolo.

Si dice che Marius (Mario) fosse un nobile di origine persiana.

Venne a Roma nel 270, insieme alla moglie Marta e ai due figli Audiface e Abaco, per venerare le tombe dei martiri.

La famiglia, aiutata dal sacerdote Giovanni, si mise a seppellire lungo la Via Salaria i corpi di oltre 260 martiri che giacevano uccisi in aperta campagna.

Scoperti, furono interrogati dal prefetto Flaviano e dal governatore Marciano.

Si rifiutarono di abiurare e di sacrificare agli idoli e furono quindi condannati a morte: gli uomini furono giustiziati lungo la via Cornelia.

Marta, in nympha, cioè presso uno stagno vicino

Si dice che una matrona romana, Felicita, diede loro sepoltura in una delle sue proprietà, lungo la stessa strada, al tredicesimo miglio.

Qui fu costruita una chiesa, le cui rovine esistono ancora oggi, che fu meta di pellegrinaggio nel Medioevo.

Oggi si chiama Tenuta Boccea.

Verso la fine del XVIII secolo, in seguito al progressivo aumento del numero di abitanti delle zone limitrofe, fu presentata all’Assemblea Capitolare del 30 agosto 1778 la richiesta di costruire una nuova chiesa in grado di accogliere in modo “decoroso” gli “abitanti” e i pellegrini devoti alla famiglia dei Santi Martiri Mario, Marta, Audiface e Abaco.

Nel 1789, per volere di Papa Pio VI, fu inaugurata la nuova chiesa progettata dall’insigne architetto Virginio Bracci.

Le loro reliquie ebbero vicende molto complesse: una parte fu trasferita a Roma nelle chiese di Sant’Adriano e di Santa Prassede. Un’altra parte fu inviata a Einhard nell’828. Quest’ultimo, biografo di Carlo Magno, le donò al monastero di Seligenstadt.

Il racconto di Don Bosco su Mario, Marta, Audiface e Abaco

La tradizione più nota sulla vita e sul martirio di questi santi è un racconto leggendario, nel quale è tuttavia possibile individuare un nucleo di storicità che ci pone di fronte alla figura reale di questi martiri.

Il racconto fu divulgato da un opuscolo del 1861, scritto da Don Bosco ma preparato dal conte Carlo Cays.

Negli anni dei grandi lavori per il santuario dedicato a Sant’Abaco a Caselette (alle pendici del Monte Musinè) e della grande devozione per questi santi, il conte Cays sollecitò l’amico don Bosco a scrivere qualcosa che ravvivasse ulteriormente la venerazione di Sant’Abaco, mettendo nelle sue mani la documentazione per il libro.

Don Bosco (o meglio il conte Cays) si era basato sulle informazioni contenute negli Acta Sanctorum, una vasta raccolta di scritti sulle vite dei santi compilata a partire dalla metà del XVII secolo dai Bollandisti.

La parte dedicata ad Abaco e soci era una narrazione (Atti dei santi Mario e soci) risalente all’alto Medioevo, in particolare al VI-VII secolo.

Si trattava di una passio, un tipo di scritti che raccontavano a scopo edificante il martirio di uno o più santi, aggiungendo alle notizie che si avevano sui martiri anche cose inventate per impressionare e commuovere.

Il suo anonimo autore aveva raccolto storie che si tramandavano da tempo, che conservavano la memoria dei nostri santi: memoria legata a un luogo appena fuori Roma, lungo la via Cornelia (a nord-ovest della città), dove era stata costruita una chiesa sul luogo del loro martirio.

Il culto di Mario, Marta, Audiface e Abaco

La festa liturgica cade il 19 gennaio.

I corpi dei santi Mario e Marta sono conservati in un’unica urna posta sotto l’altare maggiore della chiesa di San Giovanni Calibita, sull’Isola Tiberina a Roma.