San Giuseppe Cafasso – Un Santo della Misericordia

Misericordia vissuta

Qualcuno ha detto: “La vera teologia non è fatta dagli studiosi, dai teologi di professione. Piuttosto sono i santi che, con la loro vita vissuta, ci parlano di Dio meglio di chiunque”.

In generale, tale affermazione può essere vera per tutti i santi. Ma alcuni, in particolare, ci hanno parlato in modo più chiaro, più umano e comprensibile con la loro vita e azioni.

Uno di questi è il prete piemontese San Giuseppe Cafasso (1811-1860).

Si vabbeh … non guardate la sua immagine, frutto della pietà del XIX secolo.

Vi va di conoscerlo un po’?

Non faremo un lungo e ostico (per alcuni) spiegone storico. Ci sono pubblicazioni per questo.

Vogliamo solo capire come la sua vita divenne una immagine vivissima della misericordia di Dio Padre.

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Questo quadro, venne dipinto probabilmente in occasione della sua canonizzazione da parte di papa Pio XII nel 1947.

È la sintesi visiva della sua vita, icona vivente della Misericordia.

Consigliere

In alto a sinistra il gruppo di persone raffigurate sono alcuni capi della città di Torino, di cui egli era confessore o consigliere.

La sue parole erano ammonimento, istruzione, consiglio prezioso.

Egli fu sempre rispettoso delle opinioni e della vita di ciascuno, e per tutta la vita venne cercato per la sua parola vera, profonda, chiara.

Spesso chi parla con lui si converte o si radica nella santità.

Non sprecava tante parole, non si perdeva in sofismi.

Era un riflesso vivente della parola di Gesù:

“Il tuo sì sia sì, il tuo no sia no. Il di più viene dal maligno”.

Comprensivo, dolce ma allo stesso tempo deciso, netto, lungimirante.

Formatore

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Papa Pio XI lo definì “la perla del clero italiano”.

Il secondo gruppo di persone, infatti, sono i preti.

Fin da giovanissimo (22 anni) gli venne affidata la formazione del clero.

Per tutta la vita s’impegnò nell’insegnamento della teologia, in modo particolare la teologia morale, per insegnare a trasmettere la misericordia divina attraverso il sacramento della confessione-riconciliazione.

Formò generazioni di preti e di vescovi con cuore di padre.

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Sapeva bene che i preti e i vescovi erano i formatori a loro volta del popolo cristiano.

Per questo insegna a diventare consiglieri saggi.

Non saccenti e freddi trasmettitori di una dottrina, ma immagini viventi della misericordia del Padre.

Amico dei poveri

In basso a sinistra vengono raffigurati altri importanti destinatari della misericordia di Dio: i poveri e gli indigenti.

Nessuno si allontanava mai da lui a mani vuote.

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Con la fantasia e l’ardire dei veri amici di Dio, Giuseppe Cafasso trovava sempre qualcosa da donare per colmare le necessità di chi si accostava a lui con qualche legittima richiesta.

Al suo tempo, la città iniziava ad essere meta di immigrazione interna dalle campagne circostanti.

Era facile rimanere fagocitati dal mondo capitalista.

Come oggi, bastava poco per rimanere indietro ed essere costretti a mendicare.

Prete della forca

Infine, in basso a destra, la pratica della misericordia che lo ha reso “Patrono delle carceri italiane”: visitare i carcerati.

Erano luoghi terribili e i carcerati versavano in condizioni orribili.

Questo perché al tempo vigeva la pena di morte per impiccagione. Chi era destinato a ciò, non veniva certo trattato con riguardo.

Torino, capitale industriale, si riempiva di gente che cercava di vivere ma spesso era costretta a delinquere. Si moriva anche per un furto di mele, rubate per fame…

cafasso 4Giuseppe Cafasso non ebbe timore di entrare in quei luoghi malsani, sporchi e puzzolenti, stipati di gente dolente e spesso arrabbiata, che parlava solo in dialetto.

Saliva sul carretto dei condannati a morte, compiva con loro il tragitto dalle carceri al luogo detto “Rondò della forca”, cercando di strappare almeno un ultimo desiderio di redenzione, un sospiro di pentimento, una preghiera.

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Non si arrendeva fino a quando l’aveva ottenuta.

Poi, scriveva alle famiglie, confortandole, parlando loro di come il figlio o marito o fratello era morto in grazia di Dio.

In sintesi

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Questi i quattro pilastri della vita di san Giuseppe Cafasso, icona vivente della misericordia divina: consigliere, formatore del clero, padre dei poveri e conforto dei condannati a morte e carcerati.

La sua vita, il suo esempio, i suoi insegnamenti ci rivelano una cosa importante: senza essere persone eccezionali, è possibile incarnare il Vangelo della misericordia.

È possibile offrire le nostre povere vite come tramite dell’amore misericordioso di un Dio che ha dato la sua vita per noi.

L’unico modo per dimostrare a Dio che lo amiamo è amare chi ci sta intorno. Semplice, o no?

Immagini

Fonte dell’articolo

  • Marco Chiolerio
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