Repubblica Centrafricana: Pace impossibile?

Un piccolo stato del continente africano, la repubblica Centrafricana, sempre strattonato da scossoni destabilizzanti. La pace dov’è?

Il grido di un popolo è il lamento della terra che invoca aiuto e sempre sale a Dio.

Le nostre terre che sono state contrabbandate da giri di interessi e rivendicazioni di bandiera non tacciono.

Lo vediamo in ogni parte d’Europa e da sempre in alcuni meandri del continente africano, di cui si parla molto poco.

Per questo, oggi ci dedichiamo alla realtà della R.C.A e ci teniamo a chiamarla così, non soltanto Centrafrica.

Repubblica centrafricana: Una repubblica indipendente dal 1960

La capitale, Bangui, si chiamava “Aubangui Charie”, nome un po’ derivato da una storia di bandiera.

Nel 1959 cominciò ad entrare in carica il primo presidente, Battlelemi Bogonda, che andò in seminario per gli studi.

Un uomo fortissimo che condusse all’indipendenza la Repubblica Centrafricana quel, non tanto lontano, 13 agosto del 1960.

Purtroppo, morì in un incidente aereo.

E così successe il secondo presidente, David Docko.

Ma il cugino, Bokassa, cercò continuamente di sferrare un colpo di stato.

Propendeva verso una dittatura e riuscì ad entrare in carica facendo costruire l’aeroporto e l’università.

Con l’operazione Bokoda, l’obiettivo per l’appunto era di ristabilire la democrazia con una carica quinquennale di ogni presidente.

Riprende così la successione al governo a partire da David Docko, Potosse Ange Felise sino a Bozize.

Seleka ed Anti-Balaka. Cosa sono allora?

Una parola sola si usa quando si parla di rottura della pace nella repubblica Centrafricana ed è quella di ribelli.

Ma se qualcuno si ribella, c’è sempre un motivo.

Quindi, da una parte o dall’altra, si parla sempre di ribelli ma ragionandovi su non ci riferiamo sempre alle stesse persone.

I seleka (non solo musulmani) si sono costituiti per muovere colpo di stato a Bozize.

D’altra parte, gli Anti-Balaka (tra di loro molti di provenienza cristiana) si difendono dai seleka.

Dunque, non si può argomentare che la guerra in Repubblica Centrafricana sia tra cristiani e musulmani.

Non è una guerra religiosa.

Di fatto, ancora non c’è una pace vera sin dalle origini dei primi abitanti di etnia Bantu.

Gli orrori della guerra ed il coraggio del cardinale Nzapalainga in Repubblica Centrafricana

Immaginate allora, in questa polveriera da sparo, il coraggio del cardinale Nzapalainga che fa le sue visite pastorali da un territorio all’altro.

E si sa, per passare tra una frontiera e l’altra, ci sono le milizie che si sono schierate in alcuni punti nevralgici.

In particolare, Bangui funge un po’ da nucleo di protezione perché c’è pace intorno alla capitale.

Ma le provincie alla frontiera, lontane dalla capitale, al Nord Ovest versano in situazioni di maggiore turbolenza.

Le persone scappano, si rifugiano ai confini, verso il Sudan, le chiese sono bruciate, le scuole non funzionano, non ci sono ospedali e muoiono le donne nel dare alla vita i bambini che spesso poi diventano ostaggi.

Dal 2012 è esplosa questa contrapposizione.

C’è stato un governo di transizione retto per 10 giorni da una donna, Catherine ( lo stesso nome della donna dell’imperatore) sino al governo attuale con Touadera Archange, al suo secondo mandato.

Il cardinale Nzapalainga sta per l’appunto testimoniando un popolo di Dio senza paura che posa la prima pietra per costruire una chiesa nella zona rossa di Bambari.

Questo cardinale è diventato tale giovanissimo un po’ come il Davide biblico e non arretra.

Forte delle sue responsabilità, continua nella missione di pace anche attraverso piattaforme di incontro tra imam e pastori.

Andare in missione in Repubblica Centrafricana non ci esorta solo a portare aiuti umanitari, spesso bloccati verso le provincie.

Dobbiamo essere costruttori di pace, e tutti se Dio vuole.

Suor Ines Carlone Figlie di Maria Missionarie

Fonte dell’articolo

Siamo spiacenti per eventuali inesattezze dell’articolo e vi  chiediamo di basarvi sul contenuto. La fonte è stata un’intervista fatta ad una postulante centrafricana della famiglia religiosa delle Figlie di Maria Missionarie, in missione in Repubblica Centrafricana dal 1980

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