Perché Francesco d’Assisi è il patrono dell’ecologia?

Tra i santi più conosciuti e venerati, Francesco d’Assisi è diventato sinonimo nella cultura religiosa pop di abitudini marroni, vasche per uccelli e benedizione degli animali nel giorno della sua festa

Ma al di là degli animali domestici, Francesco d’Assisi è anche conosciuto come patrono dell’ecologia.

Chi era Francesco d’Assisi?

C’è molto da dire, quindi ci limiteremo ai punti salienti.

Francesco nacque nella città italiana di Assisi tra il 1181 e il 1182.

Era figlio di un ricco commerciante di stoffe e sognava fin da piccolo di diventare cavaliere.

Dopo essere stato fatto prigioniero durante una battaglia con una città vicina nel 1201, Francesco si ammalò gravemente.

In quel periodo iniziò la sua conversione.

Alcuni anni dopo, mentre stava iniziando una nuova spedizione militare, ebbe un sogno in cui Dio gli parlava e tornò ad Assisi per curare i malati.

Un anno dopo, nel 1206, ebbe un’altra visione, in cui Gesù gli indicò di ricostruire la sua chiesa. In un primo momento Francesco intese questo messaggio come la riparazione della chiesa di San Damiano, fuori Assisi, ma in seguito lo intese come la Chiesa in generale e, secondo alcuni, anche come la creazione stessa.

Da quel momento, Francesco si impegnò completamente nella Chiesa, abbandonando i suoi beni e la sua eredità per una vita di povertà e semplicità. Fondò l’Ordine dei Frati Minori (oggi comunemente conosciuti come Francescani), oltre a co-fondare l’Ordine di Santa Chiara, il Terzo Ordine Secolare e il Terzo Ordine Regolare.

Era noto per il suo amore per tutto il creato (ne parleremo più avanti), ma anche per la sua dedizione ai poveri, alla pace e al dialogo interreligioso, come l’incontro con il sultano d’Egitto durante la Quinta Crociata.

Francesco morì nell’ottobre del 1226. Meno di due anni dopo fu canonizzato come santo.

Quando Francesco d’Assisi è stato nominato patrono dell’ecologia?

Non molto tempo fa, a quanto pare.

Il 29 novembre 1979, Papa Giovanni Paolo II emanò una bolla papale che dichiarava San Francesco d’Assisi patrono dell’ecologia e di coloro che promuovono l’ecologia.

Nella bolla, Giovanni Paolo II scrisse: “Tra gli uomini santi e ammirevoli che hanno venerato la natura come un meraviglioso dono di Dio alla razza umana, San Francesco d’Assisi merita una considerazione speciale”.

Il Papa continuò a notare il profondo senso del Creatore all’opera nel mondo e, attraverso di esso, la presenza dello spirito divino.

Giovanni Paolo II ha citato anche il “Cantico delle Creature”, il famoso poema di preghiera di Francesco che è una delle pietre miliari della spiritualità francescana.

Il ritornello ricorrente del cantico “Laudato si’, mi Signore” o, in dialetto umbro, “Laudato Si’, mi signore” ha ispirato il nome dell’enciclica di Papa Francesco del 2015 sull’ambiente e l’ecologia umana, “Laudato Si’, sulla cura della nostra casa comune”.

Ed è stato Papa Francesco il primo a scegliere il santo di Assisi come suo omonimo papale.

La nomina di Francesco d’Assisi a patrono dell’ecologia è avvenuta alla fine degli anni ’70, un decennio che ha visto la nascita del moderno movimento ambientalista ed è iniziato con la celebrazione della prima Giornata della Terra, tenutasi negli Stati Uniti.

La confluenza di questi due eventi potrebbe essere più che altro una coincidenza, dato che la Giornata della Terra è diventata un evento globale solo nel 1990.

Torniamo indietro di un secondo: cosa significa essere patrono di qualcosa?

Nella tradizione cattolica, un santo patrono è una persona che si ritiene abbia la capacità di intercedere presso Dio a favore delle preghiere di qualcuno.

Sono anche titoli che onorano la vita che un santo ha vissuto.

La pratica di nominare i santi patroni risale a secoli fa, ai primi tempi della Chiesa cattolica.

Oggi sembra che ci siano santi patroni per ogni cosa. Sì, ci sono santi patroni per le chiese.

Ci sono santi patroni per città e Paesi (Francesco d’Assisi e Chiara d’Assisi, per esempio, sono compatroni d’Italia).

E ci sono santi patroni per quasi ogni professione e circostanza.

Sant’Isidoro, patrono degli agricoltori.

Santa Elisabetta d’Ungheria, patrona dei panettieri.

Santa Teresa d’Avila, patrona delle cefalee.

San Francesco di Sales, patrono dei giornalisti.

E alcuni sono patroni di più cose.

Tra questi c’è Chiara d’Assisi, coetanea di Francesco, che è patrona dei disturbi agli occhi e del bel tempo, ma anche della televisione.

Perché Francesco d’Assisi è stato nominato patrono dell’ecologia?

Torniamo al “Cantico delle creature”, che il santo compose verso la fine della sua vita.

In esso, Francesco non solo offre una lode a Dio per tutto il creato – nominando il “Signore frate Sole”, la “Sorella Luna e le Stelle”, il “Frate Vento” e la “Sorella Acqua” – ma invita ciascuno a unirsi a lui nel lodare Dio.

Sia lodato, mio Signore,

attraverso la nostra sorella, la Madre Terra,

che ci sostiene e ci guida

facendo nascere tutti i tipi di frutti

e fiori colorati ed erbe.

Il cantico non è solo un inno di lode, ma una riflessione su come egli ha incontrato Dio in tutte le cose.

“Per Francesco tutta la creazione divenne una teofania, una manifestazione della bontà di Dio”, scrive la francescana Sr. Ilia Delio.

Francesco loda Dio ‘attraverso’ (per) gli elementi della creazione, perché il Cantico rivela la visione di Francesco della natura come espressione sacramentale dell’amore generoso di Dio.

Questo amore ci unisce in una famiglia di relazioni, ‘fratello’ e ‘sorella’. ”

Nella sua biografia di Francesco, San Bonaventura, uno dei suoi primi seguaci e dottore della Chiesa, scrisse del santo: “Si rallegrava di tutte le opere delle mani del Signore e attraverso la loro deliziosa esposizione si elevava nella loro ragione e causa vivificante”.

Bonaventura continuò:

“Con un’intensità di devozione inaudita

assaporava

in ogni creatura

– come in tanti rivoli

quella Bontà fontale,

e discerneva

un coro quasi celestiale

nelle corde del potere e dell’attività

di potenza e di attività che Dio ha dato loro,

e, come il profeta Davide

li incoraggiava dolcemente a lodare il Signore”.

Delio, teologo della Villanova University, scrive che la comprensione della presenza di Dio da parte di Francesco “non è stata un’esperienza immediata”, ma si è sviluppata nel tempo, man mano che cresceva nel rapporto con Cristo e arrivava a vedere l’Incarnazione come santificante per tutta la creazione.

“Ci volle tutta la vita perché Francesco si rendesse conto di essere veramente fratello dell’intero cosmo”.

Aggiunge che per Francesco il rispetto per la creazione non derivava da un obbligo, ma dall’amore, perché la vedeva “intimamente unita” a Dio.

“Tutto parlava a Francesco dell’amore infinito di Dio”.

E Francesco d’Assisi aveva un rapporto speciale anche con gli animali, giusto?

In effetti, ci sono molte storie della vita di Francesco che riguardano gli animali. In una, Francesco, con il segno della croce come unica armatura, domò un lupo che terrorizzava la città di Gubbio e convinse la creatura a impegnarsi a vivere in pace con la gente del luogo.

In un altro, fece dei nidi per le colombe messe in vendita.

Inoltre, indicò ai suoi compagni di non tagliare l’intero albero quando raccoglievano legna da ardere e di riservare una parte del giardino per la fioritura dei fiori selvatici.

Uno dei modi più popolari con cui le persone si avvicinano a Francesco d’Assisi è la benedizione di animali domestici e domestici nelle chiese parrocchiali nel giorno della sua festa.

Ma alcuni sostengono che vedere il santo solo come “Francesco, amico degli animali” rischia di diluire il suo ministero e il suo messaggio.

Il francescano p. Daniel Horan ha criticato quello che definisce un “complesso industriale di vasche per uccelli” intorno a Francesco, cioè quelle istanze che “riducono il santo a una mascotte medievale da zoo o affermano semplicemente che “amava gli animali” senza tener conto della verità radicale su Dio e sulla creazione che egli intendeva”.

“San Francesco chiamava tutte le creature – e non solo gli animali non umani che classifichiamo come senzienti, ma anche le rocce e gli alberi – sue sorelle e fratelli perché, in un senso reale, lo sono”, ha detto Horan, aggiungendo che le conseguenze dell’arroganza dell’umanità, che ci pone al di sopra della creazione, sono visibili nell’inquinamento della Terra, nell’estinzione delle specie e nel cambiamento climatico.

Nella Laudato Si’, anche Papa Francesco ha sottolineato la radicalità dell’approccio del santo alla creazione: “La povertà e l’austerità di San Francesco non erano una semplice facciata di ascetismo, ma qualcosa di molto più radicale: il rifiuto di trasformare la realtà in un oggetto da usare e controllare”.

“Egli ci mostra quanto sia inseparabile il legame tra la preoccupazione per la natura, la giustizia per i poveri, l’impegno nella società e la pace interiore”, ha scritto Papa Francesco.

Tutti questi elementi sono presenti nel modo in cui gli uomini trattano il mondo in cui vivono”.

Qual è l’eredità degli insegnamenti di San Francesco sulla creazione oggi?

Non si può negare che Francesco d’Assisi abbia lasciato al mondo una visione francescana della creazione.

Per spiegare questa prospettiva, la teologa Delio nel suo libro del 2003 sull’argomento, A Franciscan View of Creation: Learning to Live in a Sacramental World, pone questa domanda: Qual è il nostro rapporto fondamentale con la natura?

“Viviamo in solidarietà con ogni aspetto della creazione, rendendoci conto che la creazione è incompleta e anela al suo completamento in Dio”, ha scritto in una guida alla visione francescana della creazione.

È una visione che vede la creazione come dinamica e ogni creatura come un aspetto dell’autoespressione di Dio nel mondo, dice Delio.

“La relazione fondamentale tra l’Incarnazione e la creazione porta all’idea centrale che ogni aspetto della creazione ha una dignità assoluta perché tutto è stato creato in modo specifico e unico attraverso la Parola di Dio”.

La tradizione francescana vede tutta la creazione come “un dono gratuito di Dio, dato ugualmente a tutti”.

Crede in un atteggiamento di riverenza verso la natura e radica l’impegno ecologico nel rispetto di tutto ciò che viene da Dio.

Questa visione francescana della creazione, aggiunge Delio, richiede che le persone riconoscano la loro interconnessione con il mondo naturale, così come il modo in cui le azioni peccaminose hanno contribuito alle attuali crisi ecologiche e come le azioni future possono contribuire a realizzare la visione di Dio o a vanificarla.

È un messaggio che le comunità francescane condividono da decenni e che le ha animate a porre la cura per l’ambiente al centro dei loro ministeri ben prima della Laudato Si’.

Infatti, tre anni dopo che Francesco d’Assisi fu nominato patrono dell’ecologia, i francescani e i gruppi ambientalisti italiani si incontrarono al Seminario internazionale Terra Mater.

Lì hanno pubblicato la Carta di Gubbio, una dichiarazione che sintetizzava la spiritualità francescana e la scienza moderna chiedendo alla comunità globale di sostituire lo sfruttamento della natura e del pianeta in pericolo da parte dell’umanità con “un atteggiamento di condivisione, protezione, rispetto e fratellanza tra tutte le creature”.

Oggi, gruppi come la Rete d’Azione Francescana hanno fatto della cura per il creato, compreso il problema del cambiamento climatico, un punto focale della loro attività di advocacy e delle loro politiche pubbliche.

Come avrete capito, c’è molto altro da esplorare su Francesco d’Assisi e sui suoi insegnamenti sulla creazione e sulla spiritualità

È possibile approfondire gli scritti di Francesco e Chiara d’Assisi, così come le prime biografie, su Franciscantradition.org.

Nel 2016, dopo la pubblicazione della Laudato Si’, i francescani hanno pubblicato una guida di studio sulla cura del creato.

Nel 2014 la famiglia francescana mondiale ha creato un sito web, Francis35.org, per celebrare il 35° anniversario della nomina di Francesco d’Assisi a patrono dell’ecologia.

Le risorse, disponibili in diverse lingue, illustrano l’impegno francescano a lavorare per l’integrità del creato.

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