Padre Fernando, veglia sul Congo!
Sono passati quattro mesi da quando padre Fernando Paladini, Missionario della Consolata, è tornato alla Casa del Padre
Lui che ha dedicato tanti anni della sua vita alla Repubblica democratica del Congo (allora Zaire), vegli da lassù su tutti i suoi abitanti in questo momento di particolare sofferenza
Non dimenticate mai di salutare bene le persone.
Non fatevi travolgere dal tempo che inghiotte ogni relazione.
Ho lasciato che succedesse a me, e non dovrà capitare più.
Io e padre Fernando Paladini ci conoscevamo da 34 anni: avevo 14 anni ed è stato il primo dei tanti missionari che ho incontrato nella mia vita. Quello che ha acceso il fuoco della missione nel cuore di una ragazza che cercava un senso per la sua vita.
Ci siamo scritti a lungo quand’era in Congo, quando ancora non c’erano i cellulari o whatsapp e si usavano la carta e la penna. Ogni sua lettera era una festa per me: odorava di Africa, aveva l’ennesimo francobollo per la collezione del mio caro papà.
Poi, è rientrato in Italia. E io intanto crescevo e mi alimentavo di sogni e di amore per l’umanità. Persone speciali come lui hanno contribuito a farmi diventare quella che sono, mi hanno dato le ali per volare al di sopra di tutto ciò che, di fronte alla povertà e alla passione, diventava sempre più piccolo. Grazie a lui e a chi credeva fortemente in Dio e nei grandi ideali, ho trovato sempre più la mia strada, dove non sono mai stata sola.
Padre Fernando mi chiamava ogni anno il 10 dicembre, per farmi gli auguri per l’onomastico. Non si ricordava quasi nessuno della Madonna di Loreto, ma la sua telefonata arrivava puntuale e fedele come un regalo, con benedizione finale e il classico saluto (“Arrivederci ad ogni Eucarestia!”).
Quest’anno non mi chiamerà neanche lui. Se ne è andato senza che io lo sapessi.
Avrei dovuto essere più presente anch’io.
E invece ho lasciato che gli impegni, le corse, gli affanni quotidiani decidessero per me e per il nostro non saluto.
Ad-Dio, padre Fernando. Ricorderò sempre la tua risata, il tuo entusiasmo, il tuo legame profondo con l’Africa e con il tuo Istituto.
Eri fiero e felice di essere un missionario della Consolata,
e sono sicura che ora, da Lassù, tu stia vegliando sulla tua amata gente del Congo,
che allora aveva un altro nome, ma aveva più o meno gli stessi problemi.Quella terra che tu conoscevi così bene continua, purtroppo, ad essere martoriata, derubata, impoverita.
Tu che sei più vicino a Dio di noi,
chiedigli di perdonarci per l’indifferenza, l’ingordigia, l’egoismo.
Chiedigli di avere misericordia per questo mondo che lascia indietro i poveri
e corre spinto dagli interessi e i giochi di potere.Alle popolazioni che in questi giorni stanno scappando, soffrendo, e anche morendo, manda ancora una volta una delle tue benedizioni speciali, che avevano la forza di una carezza.
E poi grazie infinite per tutto. Per quello che hai lasciato al Congo, a chi ti ha conosciuto, a me.
Spero che le mie figlie, così come tutti i ragazzi di oggi possano fare incontri come il mio. Di quelli che ti cambiano l’esistenza e le visioni. Di quelli che ti aprono le braccia, gli occhi, la mente.
La maggior parte degli YouTuber e degli influencer non ha niente da dirci.
Tu, semplicemente, mi hai toccato il cuore.