Myanmar | Prendersi cura di crepe e ferite

Aumentano le vittime del terremoto del 28 marzo. In questa crisi umanitaria, spazio + spadoni chiama tutti a farsi famiglia

Sempre più grave il bilancio delle vittime del terremoto in Myanmar e Thailandia. Se venerdì si parlava di 144 morti e 732 feriti, qualche ora fa Adnkronos riportava dal Wall Street Journal cifre impressionanti: 2.028 morti e 3.408 feriti.

L’Us Geological Survey, inoltre, stima che si potrebbe raggiungere quota 10.000.

Una catastrofe, in tutti i sensi. Perdita di vite umane e crollo dell’economia. Senza contare che l’interruzione dei servizi sanitari alimenta il propagarsi di malattie.

Molti gli edifici evacuati, mentre soccorritori e gente comune continuano a scavare, anche a mani nude, tra le macerie. Sessanta ore dopo il crollo del Great Wall Hotel, a Mandalay, una donna è stata estratta ancora in vita, piccolo seme di speranza tra tanto dolore.

L’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) lancia un appello: servono fondi per almeno 8 milioni di dollari: “l’emergenza è a livello massimo”. C’è bisogno di medicinali e attrezzature sanitarie, e migliaia di feriti hanno urgente bisogno di assistenza.

E l’Unicef punta i riflettori su milioni di bambini a rischio. Per la Direttrice generale Catherine Russell, «questo terremoto è un altro terribile colpo per i bambini del Myanmar, molti dei quali stavano già affrontando conflitti, sfollamenti e privazioni».

Ad aggravare la situazione, infatti, non solo le scosse di assestamento ma la ripresa dell’offensiva militare contro i ribelli da parte della giunta militare del Myanmar, al potere dal colpo di stato del 2021.

La follia dell’odio nel mezzo di una crisi umanitaria senza precedenti.

Sono passati 4 anni da quando l’esercito ha preso il controllo del Paese con la forza, destituendo il governo democraticamente eletto della National league for democracy (Nld), guidato da Aung San Suu Kyi. Un golpe che ha creato un clima di crescente violenza, provocando diversi problemi come povertà e aumento degli sfollati. Ma la guerra civile continua: i raid aerei sono ripresi perfino un’ora dopo la scossa di magnitudo 7.7.

Anche per questa ragione, servono sempre di più persone capaci di opere di misericordia. Una comunità internazionale di cittadine e cittadini del mondo che senta l’urgenza della prossimità e sia solidale con questi fratelli che stanno vivendo giorni, oltre che anni, di profonda difficoltà.

Sono in tanti quelli che, sul posto e da lontano, stanno prestando il loro aiuto: dalle diverse organizzazioni internazionali di volontariato alle tante associazioni locali, comprese le Misericordie.

Al di là delle appartenenze, per spazio + spadoni è importante un solo concetto: il fatto di concepirsi “abitante” e quindi responsabilmente misericordioso nei confronti di chi soffre e verso quanto accade, vicino o lontano che sia.

Tocca anche a ognuno di noi.
A te che stai leggendo, che sei nella tua casa e stai vivendo, pur tra alti e bassi, la tua giornata di sempre.
Tocca a me, a te, a noi, perché il mondo è la nostra casa comune
e, se ci sono crepe e ferite, bisogna che tutti se ne prendano cura.

Fonte

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  • Padre Piero Masolo (Pime)
SEC 2024-2025
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