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Memoria Liturgica Della Beata Elena Guerra

Elena Guerra, una donna coraggiosa

Oggi, 23 maggio, la Diocesi di Lucca, fa memoria della beata Elena Guerra (1835-1914), che prossimamente sarà canonizzata.

La Chiesa di Lucca tra fine Ottocento e la prima decade del Novecento ha avuto il dono di grandi mistiche, come la Beata Domenica Brun Barbantini (1789-1868) ministra degli infermi; Santa Gemma Galgani (1878-1903), mistica della Passione; la Beata Elena Guerra, apostola della devozione allo Spirito Santo e altre ancora. Una santità tutta femminile.

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Spesso gli uomini di Chiesa hanno fatto fatica a riconoscere i carismi di queste donne e, per questo esercitando un eccesso di potere, con scrupolo e severità, al fine di provare la bontà dei loro carismi, hanno causato loro prove e sofferenze.

Le difficoltà delle fondazioni religiose femminili

Mons. Giulio Arrigoni, appartenente all’Ordine dei minori francescani, arcivescovo di Lucca dal 1849 al 1875, non fu affatto aperto e non favorì le nuove fondazioni religiose femminili, restringendo e limitando il loro apostolato nei confini della Diocesi. Arrigoni guardava con diffidenza agli istituti femminili. Insegnante di teologia dogmatica a Roma e Pisa, nel 1847 diede alle stampe un manuale di meditazioni e suggerimenti di vita ascetica: “Ammonimenti cristiani”, che ebbe ben nove edizioni, l’ultima nel 1866. Arrigoni educava ad una spiritualità purificata dalle devozioni, fortemente orientata nella ricerca della volontà di Dio e ad un forte impegno ascetico. Non ha una visione positiva del matrimonio e neppure dell’impegno della donna nella vita ecclesiale.

Il cammino femminile nella Chiesa

Elena è una giovane donna, dotata di ingegno, vulcanica scrittrice di numerose opere devozionali, destinate ad ogni categoria di persone, dalla giovane Guerra ElenaContadina, all’Educanda; dall’Emigrante al Pio Seminarista. In genere i vissuti di donne, la loro attitudine allo studio, gli interessi per la teologia, la mistica femminile, gli scritti, le fondazioni e le opere che furono capaci di pensare e organizzare con la propria fede non erano ben accolte dall’autorità ecclesiastica.

Igino Tubaldo nel ritratto sulla Beata Elena, parla giustamente, di Arrigoni e dei prelati del tempo, di una accentuata tendenza “maschilista”, che impediva l’accoglienza e il pieno sostegno nei confronti di queste donne eccezionali. Eppure, il Vangelo ha portato una forte novità, e dato input sufficienti per un cambiamento.

Gesù, a differenza degli altri maestri del tempo, non esitò a intrattenersi in dialogo con le donne, il primo annuncio della Resurrezione, addirittura, lo affida alla Maddalena e ad altre donne. Nonostante questo, nel corso dei secoli successivi, si è sviluppata un’ideologia e un atteggiamento misogino. Tuttavia, in molte circostanze le donne sono state capaci di vincere le sfide del tempo ed hanno trovato all’interno della tradizione cristiana degli spazi di emancipazione e promozione culturale che ancora non erano concessi nella società civile. L’emancipazione della donna nella Chiesa è un processo ancora lento, per questo occorre, come suggeriva Elena, ritornare al Cenacolo, per cogliere tutte le novità, le meraviglie e i prodigi, che lo Spirito Santo, “operò agli inizi della predicazione del vangelo”.

Lo Spirito Santo fonte di vita nella Chiesa

I giorni che viviamo sono pieni di fermenti, i “segni dei tempi” sembrano imporre un cammino di rinnovamento, la Chiesa istituzionale, le comunità di antica tradizione, spesso sembrano stanche, prive di vitalità e timorose. È necessaria una nuova Pentecoste che porti il fuoco che purifichi dal tradizionalismo e apra le porte alle novità del vangelo. La Chiesa gerarchica e la Chiesa carismatica non sono due Chiese l’una in contrapposizione all’altra, ma una sola: la Chiesa di Cristo, guidata dallo Spirito Santo, il quale è l’unico artefice dei carismi e delle strutture.

Oggi, assistiamo al contrapporsi di una chiesa di Francesco, ad una chiesa di Benedetto, quasi riproponendo “tifoserie” come già un tempo accadde a Corinto (1Cor 1,10s. At 18,24-28), dove alcuni si dichiaravano legati a Paolo, altri a Cefa o Apollo. Ma l’unico legame che definisce l’appartenenza alla Chiesa è solo Cristo e lo Spirito Santo opera per l’unità e l’armonia dei carismi effusi per il bene della Chiesa e l’edificazione del Corpo Mistico di Cristo.

“Lo Spirito Santo – ricorda la Beata Elena nell’opera “Sempre con Dio” – dà alla Chiesa vita e incremento. – E ancora scrive – Egli dimora in tutto il Corpo della Chiesa con il suo ineffabile magistero, con i suoi lumi, con i suoi Doni, che incessantemente elargisce. Egli è nella Chiesa per governarla, conservarla e difenderla”. E il “vento” dello Spirito soffia con libertà; dove vuole e quando vuole, non facendo preferenze e distinzione di persone (Gv 3,8s; At 10,34).

L’importante figura di Mons. Nicola Ghilardi

Mentre nell’arcivescovo Mons. Giulio Arrigoni, Elena non trovò molta comprensione, riuscì ad entrare nel cuore del successore Mons. Nicola Ghilardi (1875 – 1904). Piena di tenerezza la testimonianza del nuovo Arcivescovo, che invitò la Beata ad un colloquio privato, quando Elena era una donna ormai matura, aveva 47 anni.

Riferisce il biografo Scavizzi: “Il candore quasi infantile di quella giovane, ormai di età matura; il suo sguardo sereno, che di tanto in tanto si velava di lacrime, il suo parlare limpido e franco, senza artifizi, il suo atteggiamento angelico di modestia e di umiltà […] mi diede l’impressione di trovarmi dinanzi ad un’anima eccezionale e non ebbi più alcun dubbio sull’opera da lei iniziata”.

Dopo questo colloquio si apre la via per l’approvazione canonica e l’autorizzazione a vestire l’abito religioso. Corpo Beata Elena Guerra nella Chiesa di Sant'Agostino Lucca

Il 4 novembre 1882 suor Elena Guerra e le prime cinque compagne vestono l’abito religioso. “È il giorno più bello – annota Suor Elena – della mia vita”! Il riconoscimento del carisma fu possibile grazie anche ai consigli di Mons. Nannini, ma soprattutto fu il frutto della sua umiltà e nell’aver portato le spine delle contrarietà e delle prove.

L’umiltà, scriveva, “è come la pietra angolare e la base più ferma del regno di Dio dentro di noi. Se manca questo fondamento è inutile sperare che regni in noi il Signore, il quale (l’ha detto chiaramente) – ‘Resiste ai superbi e dà la grazia agli umili’. Giac 4,6”. L’emancipazione femminile non nasce nello stare sulle barricate della protesta, o dalla arrogante ribellione, ma dal silenzio umile e paziente.

 

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