Le Opere di Misericordia Spirituali – Perdonare le Offese

Le Opere di Misericordia consigliate dalla Chiesa non hanno priorità l’una sull’altra, ma tutte sono di uguale importanza

Come si possono perdonare le offese? Chi può rispondere a questa domanda? Può la Misericordia dal dolore arrivare al perdono? C’è chi ha risposto non con le parole, ma con l’esempio attuabile e indelebile.

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Anche alcuni artisti hanno sintetizzato la sofferenza subita e il perdono, in alcune immagini che restano non solo dei capolavori d’arte, ma soprattutto motivo di riflessione e insegnamento. Il “Cristo alla Colonna” del Bramante (1444/1514), va osservato almeno per qualche minuto, per avere una parziale risposta alla domanda iniziale.

L’autore, nato da una povera famiglia presso Urbino, si forma nell’ambiente dei Montefeltro e ben presto è chiamato a Milano dove lascia opere di architettura di grande importanza. Non ha la fama di essere un grande pittore, ma questo quadro del 1490 al museo di Brera, è l’unico dipinto su tavola di sicura attribuzione, ed è di tale bellezza che ci lascia incantati. Come si sa tutta la vita del Cristo è stata vissuta, oltre tutto, per il perdono dei peccati.

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L’iconografia del tempo, prima della crocifissione, poneva Gesù legato mentre i flagellatori si accanivano su di Lui nel luogo dove è stato interrogato e torturato.

Il Bramante invece, elimina gli altri personaggi e ci mostra solo Gesù a mezzo busto, con il volto di una bellezza e spiritualità unica, con un’attenta analisi dei dettagli che definiscono quegli occhi chiari, dai quali scende una lacrima trasparente, segno di quella pietà più per gli aguzzini che per la sua sorte. Pone in ombra l’occhio sinistro tumefatto, mentre mostra la bocca semi aperta del Maestro nell’atto di parlare con chi lo percuote, dialogo che certamente invita alla conversione e al perdono.

L’illuminazione frontale produce un gioco di riflessi colorati, dal biondo lucente e azzurrino, al rossiccio dei capelli e della barba, mentre evidenzia la muscolatura del busto di quel corpo perfetto, stretto da grosse funi, legato ad un pilastro rinascimentale. Tra la testa e le spalle del Cristo, attraverso una finestra aperta, è ben visibile un paesaggio che mostra la serenità della creazione, mentre sul davanzale è posta una pisside dorata che rimanda alla Eucarestia.

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Non è facile sintetizzare dolore e   perdono misericordioso attraverso un’immagine, William Bouguereau (1825/19059) c’è riuscito con la “Pietà” del 1825 (per molto tempo proprietà di Mel Gibson).  Di origini inglesi, di confessione cattolica, ha prodotto opere di alta qualità, caratterizzate dalla sua sapiente padronanza pittorica, derivata dallo studio anatomico e realistico del suo tempo. In questo quadro, la Madonna abbraccia amorosamente il corpo di Gesù dopo la crocifissione.

L’oro delle aureole, impreziosite da un decoro neoclassico, dietro al nero manto, privo di chiaroscuro e di volume, esalta l’espressione addolorata della Vergine. In ombra i grandi occhi scuri arrossati dalle lacrime che visibilmente le scendono sul volto; le labbra chiuse dalla forza del perdono, non riescono a proferire nemmeno un lamento. Parla il suo silenzioso pianto che sembra chiedere il perché di tanta cattiveria, mentre stringe al cuore pieno di misericordia suo Figlio, deposto dalla croce, che poggia il capo reclino sulla spalla della Mamma.

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Ma più vicino al nostro tempo è l’interpretazione pittorica del figlio prodigo che ci propone Tissot. Inizialmente ottimo interprete della mondanità ottocentesca di Parigi, dopo una crisi mistica si trasferì in Palestina dove studiò per una decina di anni il Nuovo Testamento. James Tissot nato a Nantes nel 1836, elaborò centinaia di stampe e illustrazioni relative ai vari episodi della vita di Gesù.

Il “Ritorno”, propone all’uomo di ogni tempo di rispecchiarsi, attraverso le tappe e gli errori della vita, nel figlio prodigo. Il quadro ci mostra l’abbraccio tra padre e figlio in un porto che ricorda la sua Nantes, dove un branco di porci sta per essere caricato su una nave, mentre impassibile, sul lato destro del battello, il fratello assiste alla scena, come chiaro riferimento alla parabola.

Tissot attraverso un gioco di luci e ombre, rende il senso del peso che ha gravato sul cuore dei due personaggi: il figlio con le gambe piegate quasi improvvisamente alla vista del padre, e il genitore che, alla vista del figlio, lascia cadere il cappello per chinarsi ad abbracciarlo.

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Il volto del giovane quasi scompare tra le braccia del genitore, mentre le sue mani si aggrappano al padre che a sua volta accarezza il capo del figlio e sembra ridargli, col perdono, quella dignità perduta. Tutto coinvolge emotivamente chi guarda l’opera e sembra intendere la forte emozione provata dai protagonisti.

La tenerezza di questo gesto così efficacemente illustrato da James, insieme ai mirabili esempi di Gesù, Maria e dei grandi santi, certamente possono darci la forza di compiere anche quest’opera di Misericordia.

 

 

 

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