Le Opere di Misericordia Spirituali – Consolare gli Afflitti
Le Opere di Misericordia consigliate dalla Chiesa non hanno priorità l’una sull’altra, ma tutte sono di uguale importanza
Quest’opera di Misericordia spirituale ha lo scopo di risollevare l’uomo dall’afflizione, che è uno stato particolare di dolore in cui può trovarsi l’animo umano. Cabianca (1827/1902), uno dei più noti macchiaioli toscani, dipinge nel 1858, un quadro, “L’ abbandonata” in cui esprime meglio delle parole, il disagio, l’incapacità, a volte, di potersi adoperare per consolare gli afflitti. Tutto si svolge in un ambiente tipico delle modeste case di provincia, misere, ma dignitose, dove una donna affranta si abbandona alla sua afflizione, mentre in un angolo della stanza, si interrogano con gli sguardi, l’anziana mamma e un dotto visitatore perché, come spesso accade, non sanno come intervenire per affrontare certe situazioni. Il gioco di luci e ombre, i colori che si alternano su calde tonalità, rendono più comprensibile la triste situazione dei personaggi.
Certo il Vangelo più volte parla dell’afflizione di Gesù per Lazzaro, per Gerusalemme, per la durezza del cuore umano, e tra queste, Gesù che si ferma a consolare le donne che lo seguono verso il Calvario. Il Vasari (1511/1574), notevole scrittore, architetto e pittore rinascimentale, fa una grande raffigurazione di questo episodio, in Santa Croce a Firenze. I personaggi sono disposti senza lasciare spazio tra loro, senza prospettiva, in un accavallarsi di gesti violenti, volti truci, scintillio di corazze, che rendono la drammaticità di quel momento.
Pone da un lato le pie donne che, mosse dalla carità misericordiosa, lo seguono e sostengono sua Madre addolorata. Tra queste, gli si avvicina la Veronica per asciugargli il volto: Gesù si ferma a consolare ed è consolato dal piccolo gesto d’amore. Gesù, attratto e sorpreso da tanta bontà, guarda la donna che le asciuga il volto, e ha parole di conforto anche per le altre che lo circondano impotenti e afflitte, parole e sguardi, piccoli atti di misericordia, che sembrano zittire il chiasso della ferocia umana.
Silvestro Lega (1826-1895), uno dei macchiaioli toscani più importanti, restò povero per tutta la vita pur avendoci lasciato un patrimonio artistico di grande valore come il quadro “la visita”. Le famiglie che lo ospitarono alle porte di Firenze, gli permisero non solo di lavorare, ma anche di osservare per eternare quei momenti di vita quotidiana che il paesaggio toscano e la sua gente offriva. La “visita è uno sguardo sul modo di vivere un momento doloroso della quotidianità con una semplicità che diventa solenne. Qui la padrona di casa, con l’abito nero che mostra il suo probabile lutto, va incontro a due giovani sorelle che la salutano affettuosamente, mentre la mamma delle fanciulle, si appresta a raggiungere il gruppo. L’atmosfera è invernale, l’aria fredda e pungente del panorama, gli alberi spogli del piccolo giardino, ci fanno percepire il dolore che ha colpito la padrona di casa. La misurata semplicità degli atteggiamenti dei personaggi, fanno intendere quanto è gradito il conforto che si può ricevere dalle persone amiche, che vanno a incontrare chi è nell’afflizione.
È grande anche l’afflizione dell’artista quando i componenti della famiglia che lo aveva ospitato, muoiono uno dopo l’altro per tisi, ma decisiva si rivela la consolante amicizia di famiglie e amici che gli danno aiuto e ospitalità. L’autore grazie a loro riprende la sua feconda creatività, ma contrae una malattia agli occhi e, dopo averci lasciato bellissimi capolavori, muore per un tumore allo stomaco nel 1892, accudito e consolato fino all’ultimo dai suoi amici. Oggi abbiamo l’opportunità di assistere a situazioni di sventura, angoscia e patimenti di chi soffre e questo non può lasciarci indifferenti, né ci sono richiesti grandi gesti di aiuto, ma la misericordia di Dio può sempre vincere su tutto, anche se con qualche parola di conforto, un piccolo aiuto materiale o qualche visita amichevole a chi è solo con il suo dolore.