La misericordia che cura le ferite delle donne

Per le donne vittime di violenza, la misericordia può essere la chiave che apre le porte di un cuore ferito

Nella Giornata internazionale contro la violenza sulle donne, che ricorre ogni anno il 25 novembre, sono tante le manifestazioni per sensibilizzare la società sul tema e per ricordare chi non c’è più.

Eventi di ogni tipo e in più luoghi del mondo per dire no alla violenza, per denunciare una triste condizione che si perpetua da anni, se non da secoli; nelle case, negli uffici, nelle strade.

Occasioni importanti perché il grido di tante donne – maltrattate, picchiate, violentate – non sia più soffocato dal silenzio della paura della vergogna.

Le parole chiave di questa Giornata sono giustamente “rispetto”, “denuncia”, “coraggio”, “solidarietà”, ma c’è anche bisogno di misericordia.

Di quella carezza al cuore che cura le ferite.

Si attivano fortunatamente molteplici reti e servizi per dare supporto a chi quotidianamente subisce percosse, divieti, soprusi, parole pesanti.  Associazioni e centri antiviolenza sono a disposizione, anche 24 ore su 24, per contrastare il problema.

Tuttavia, una donna con le ossa rotte e la vita spezzata, con l’autostima a zero e la serenità in bilico, ha bisogno prima di ogni cosa di essere ascoltata. Di sentirsi di nuovo amata, considerata.

Ed è proprio la misericordia quel sentimento semplice che le arriverà dentro all’anima. Le tenderà una mano, le dirà una parola di conforto, le farà sentire di non essere sola né tantomeno sbagliata.

Per questa ragione, in un mondo in cui non solo non c’è pietà, ma addirittura pregiudizio, riflettere sulla misericordia può essere una risposta gentile.

Il contraltare in cui, celebrando insieme dignità ed empatia, potrà accendersi il lume della speranza per un’esistenza rinnovata.

Dove l’altro non è il mostro che ti fa del male, ma il prossimo che – con le opere e le parole – ti farà credere di nuovo nell’umanità delle persone.

Fonte

  • spazio + spadoni

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SEC 2024-2025
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