IV Giornata Mondiale dei Nonni e degli Anziani

La quarta giornata per la Chiesa di tutti i nonni e anziani del mondo sarà celebrata domenica 28 luglio, due giorni dopo la ricorrenza dei santi Anna e Gioacchino, genitori di Maria e quindi nonni di Gesù per i Vangeli apocrifi e secondo la tradizione religiosa cattolica

La giornata, ha come tema, scelto da Papa Francesco, l’invocazione del Salmo: “Nella vecchiaia non abbandonarmi”.

Tema particolarmente appropriato in quanto si colloca nella comune dimensione di “Fragilità feconda” della condizione anziana splendidamente rappresentata dalle Catechesi di Papa Francesco su anziani, nonni e legami tra generazioni.

Non solo, ma risulta in continuità con le tre annualità precedenti.

Nel Messaggio della prima dal tema: “Io sono con te tutti i giorni (Mt. 28,20)”, Papa Francesco, citando il Profeta: “I vostri figli e le vostre figlie profeteranno, i vostri giovani avranno visioni e i vostri anziani faranno sogni” (Gioele 3 1), evidenzia la necessità, per il futuro del mondo, dell’alleanza tra anziani e giovani e, in generale tra le generazioni.

Afferma che agli anziani spetta trasmettere i sogni realizzati e quelli non attuati, consegnandoli ai giovani, nonché testimoniare speranze ed errori da non ripetere. Quindi, pur nelle differenze di ruolo e compiti (profezia, visione, sogno), occorre realizzare una feconda interazione tra generazioni, nella trasmissione, continuità, evoluzione della cultura, della vita e, per i credenti, della fede.

Nella seconda: “Nella vecchiaia daranno ancora frutti” (Salmo 92,15) è espressa la condizione di fragilità, limite e debolezza che riconduce al timore dell’abbandono di cui al tema dell’attuale annualità, non escludendo, però, in positivo, anzi, la presenza di risorse e possibilità per sé e soprattutto per gli altri.

Nella terza: “Di generazione in generazione la sua misericordia (Lc 1,50)” si richiama, riprendendo la prima annualità, un aspetto fondamentale della terza età e cioè quello del legame con le altre due generazioni più giovani.

In occasione di questa quarta celebrazione il Dicastero per i Laici, la Famiglia e la Vita, ha diffuso materiale e dato indicazioni molto importanti che però temo rischino, senza un concreto e costante impegno di tutta la comunità e in particolare degli anziani e dei nonni, evitando deleghe esclusive ai soli presbiteri, di ridursi ad una burocratica “circolare” di adempimenti a fronte del messaggio evangelico “Profetico” del Santo Padre sulla Vecchiaia e sulla profonda relazione tra “le due età estreme della vita”, anziani e bambini/giovani, contro la “cultura dello scarto”.

Infatti non solo in questa occasione, ma tutti i giorni dell’anno noi nonne/i, anziane/i dobbiamo non semplicemente temere e/o incolpare altri del rischio di “essere abbandonati”, quanto piuttosto impegnarci, certo nei limiti delle nostre possibilità e fragilità, a perseguire per noi e per il nostro prossimo quello che è il più efficace rimedio all’abbandono: la cura delle buone relazioni umane e con Gesù.

Sulla base dell’esperienza di anziano e nonno “laicamente” penso siano allo scopo importanti alcune condizioni. Innanzitutto, la reciprocità che esclude rapporti asimmetrici sia di possesso/prevaricazione, sia di donazione/dipendenza.

La reciprocità comporta, per essere autentica ed efficace, lo scambio il più possibile equilibrato di risorse, competenze e contenuti tra loro anche diversi e utili al soddisfacimento dei bisogni dei membri della relazione.

Un rapporto quindi risulta tanto più valido quanto più è ricco e cioè i suoi membri possono scambiare capacità, risorse e competenze diverse.

Ricchezza e flessibilità permettono alle relazioni di trasformarsi negli inevitabili cambiamenti ed evoluzione dei contesti di vita. Spetta a ciascuno coglierne la sostanza valorizzando gli aspetti positivi e neutralizzando al massimo quelli negativi.

Poichè ogni rapporto può, per vari fattori endogeni ed esogeni, essere soggetto all’estinzione, psicologicamente vissuta come abbandono, gli effetti negativi si controllano attraverso la presenza di una rete plurale di relazioni, che assumono funzioni sostitutive.

Per questo ogni relazione deve essere certo vissuta con responsabilità, ma mai venire considerata esclusiva e in ogni caso insostituibile, almeno in parte.

Queste considerazioni mi richiamano la saggezza pratica della mia nonna materna, sintetizzata in: “Aiutati che il ciel ti aiuta”.

Ma la realtà è spesso più forte dei desideri e richiama la dimensione trascendente e di Fede. Ricordo allora la pillola di “religiosità popolare” della mia altra nonna: “Come Dio vuole”.

In sostanza le esperienze umane complementari dell’abbandono e dell’”essere in relazione” trovano consolazione, fondamento e compimento se “ancorate” alla “Teofania della Relazione” che è nella Vita, Morte e Resurrezione di Gesù, Uomo/Dio.

Sulla Croce il grido: “Dio mio, Dio mio perché mi hai abbandonato “ (Mt 27,46; Mc 15,34) esprime la umanissima disperazione nel dolore

Ma prima, nella solitudine del Getsemani, all’umanissimo: “Padre se vuoi allontana da me questo calice!” fa da contraltare il riconoscimento che il proprio io è parte di un disegno che lo trascende: “Tuttavia non sia fatta la mia, ma la tua volontà (Lc 22,42)”. Gesù Figlio, sa che il Padre non abbandona mai. Dio, già nel Vecchio Testamento, non è solo, ma “in relazione” con l’Uomo e il suo creato.

“Non abbiate paura, voi cercate Gesù di Nazaret, il crocifisso, è risuscitato, non è più qui” (Mc 16,6).

La Resurrezione testimonia che l’abbandono non è mai definitivo e viene superato da una nuova Relazione che si trasforma anche radicalmente, ma mai si nega.

Infatti Gesù risorto ritorna e nella Pentecoste, di fronte allo smarrimento degli apostoli, non abbandona, ma trasforma il rapporto con i discepoli da una “dipendenza” dal Maestro ad una “presenza accanto”: “…io sarò con voi tutti i giorni fino alla fine del mondo” (Mt 28, 20). Affida loro la missione di diffondere al mondo la sua Parola: “Come il Padre ha mandato me, anche io mando voi…Ricevete lo Spirito Santo” (Gv 20, 19). “Andate in tutto il mondo e predicate il Vangelo ad ogni creatura” (Mc 16,15).

Nella Giornata dei nonni e degli anziani, splendida e appropriata risulta allora la Preghiera ((vedi nota: Preghiera) del Santo Padre, che ci richiama alla responsabilità personale nel mondo e per il mondo a partire da chi ci è più vicino (nipoti e loro genitori), fondata e resa possibile da Gesù, abbandonato e risorto.

“ Signore, …tu che non ci lasci mai soli, e ci accompagni in ogni stagione della vita, non abbandonarci, prenditi cura di noi… Il tuo spirito di amore ci conformi alla tua tenerezza e insegni anche a noi a dire: – Non ti abbandonerò – a chi incontriamo sul nostro cammino”.

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