
Il rispetto del Papa per le donne: dalle parole ai fatti
L’8 marzo, in tutto il mondo, si celebra la Giornata Internazionale della Donna. Papa Francesco e il rispetto per le donne
Nella Giornata Internazionale dedicata alla Donna, fra centinaia di iniziative diverse, una cosa che colpisce è il leitmotiv di papa Francesco: la parola “rispetto”. Si ripete in ogni messaggio, anno dopo anno, ma non è vuota retorica. Tanto più che le ultime nomine in Vaticano, da lui fortemente volute, dimostrano quanto questo Papa abbia a cuore le donne e le tenga in gran considerazione.
Oggi, infatti, non serve dire, ma fare. Dimostrare nei gesti e nelle azioni che sul serio si crede non solo sulla parità tra gli esseri umani, ma anche sul valore aggiunto e sulle peculiarità di ciascuno.
Nel caso specifico della donna, il Papa ha colto in essa «la sua capacità unica di compassione, la sua intuitività e la sua connaturale propensione a prendersi cura» del prossimo, ragion per cui «sa mettere amore dove questo non c’è e umanità dove l’essere umano fatica a ritrovare sé stesso».
Lo scorso anno, nella sua intenzione di preghiera per il mese di aprile, l’appello era chiarissimo: “Rispettiamo le donne. Rispettiamole nella loro dignità, nei loro diritti fondamentali. Se non lo facciamo, la nostra società non andrà avanti”.
In quell’occasione, ricordava tutte quelle donne in molte parti del mondo «trattate come il primo materiale di scarto», discriminate, soggette a divieti, obblighi e a pratiche brutali, private del diritto all’istruzione e della libertà.
E sempre nel 2024, alla vigilia dell’8 marzo, intervenendo al Congresso Internazionale Interuniversitario dal titolo “Donne nella Chiesa: artefici dell’umano”, ha sottolineato l’urgenza di «individuare vie adeguate perché la grandezza e il ruolo delle donne siano maggiormente valorizzati».
Non solo vanno annullate le disparità, quindi, ma occorre dare loro valore, affidare responsabilità, assegnare incarichi: nella società e nella Chiesa. Entrando più nel dettaglio, è un discorso che riferisce anche alle religiose, a cui a fine gennaio ha chiarito che «la missione delle suore è di servire gli ultimi, e non di essere le serve di qualcuno». E alle quali ha presentato dati di fatto ed esempi concreti, come suor Simona Brambilla e suor Raffaella Petrini.
Sulla stessa scia si muove spazio + spadoni, che ha individuato nelle religiose e nelle tante congregazioni
le cellule da cui far partire percorsi generativi di misericordia, oltre che di autonomia.
Due anni dopo l’inizio del suo pontificato, a conclusione dell’Angelus dell’8 marzo 2015, Papa Francesco ha definito questa Giornata come «l’occasione per ribadire l’impegno delle donne e l’importanza della presenza delle donne nella nostra vita».
Per lui, «senza le donne, il mondo sarebbe sterile [perché] portano la vita e ci trasmettono la capacità di vedere oltre, capire il mondo con occhi diversi, un cuore più creativo, paziente e tenero».
Non regala fiori, il Papa, ma le sue parole nei confronti del genere femminile fanno ancora più effetto di rose e mimose. Sono carezze e gratificazioni. Come quelle che ha pronunciato nel 2020:
«La donna è colei che fa bello il mondo, che lo custodisce e mantiene in vita.
Vi porta la grazia che fa nuove le cose, l’abbraccio che include, il coraggio di donarsi. La pace è donna.
Nasce e rinasce dalla tenerezza delle madri. Perciò il sogno della pace si realizza guardando alla donna.
Non è un caso che nel racconto della Genesi la donna sia tratta dalla costola dell’uomo mentre questi dorme.
La donna, cioè, ha origine vicino al cuore e nel sonno, durante i sogni.
Perciò porta nel mondo il sogno dell’amore.
Se abbiamo a cuore l’avvenire, se sogniamo un futuro di pace, occorre dare spazio alla donna».
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